«Sicilia, non ci fu rischio nucleare» di Gianni Bisio

«Sicilia, non ci fu rischio nucleare» Gli esperti sull'incidente del 75 «Sicilia, non ci fu rischio nucleare» «Improbabile la catastrofe atomica dopo la collisione fra navi Usa» «I missili erano disinnescati» Si è veramente sfiorata una catastrofe nucleare, la sera del 22 novembre 1975, 70 miglia a Est di Augusta, nel Mar Ionio? Greenpeace, citando un analista delYlnstitute of policy studies, William Arkin, sostiene che la collisione fra la portaerei Kennedy (CV67) e l'incrociatore Belknap (C026) si sarebbe potuta trasformare in una potenziale Cemobil. Questo perché, nell'incendio seguito all'urto, le fiamme — secondo Greenpeace — arrivarono fino a pochi metri dalle testate nucleari dei missili Terrier che si trovavano a bordo dell'incrociatore, tanto da far temere un'esplosione o almeno un'emissione di radiazioni che avrebbe potuto investire l'intera Sicilia. Esaminando attentamente mezzi e circostanze dell'incidente emerge che, invece, non si sarebbe potuta verificare alcuna catastrofe nucleare. E anche la perdita di radioattività sarebbe stata di piccola entità. Spiega Pierangelo Calti, della Rivista italiana di difesa: -I missili interessati all'incendio, sempre che fossero a testata nucleare, erano infatti privi di innesco, come sempre accade ameno che non si sia in situazione di guerra: quindi non vi era alcun pericolo di esplosione». In pratica è come se si fosse dato fuoco ad una carica di plastico o di dinamite con un fiammifero, ma senza detonatore: fumo sì, magari fastidioso, ma senza alcuno scoppio. Nella peggiore delle ipotesi, con l'affondamento della nave, i missili sarebbero potuti finire in mare: «Ma t contenitori del materiale fissile, uranio o plutonio — spiega ancora Caiti —, sono protetti, prima dell'innesco, in modo che l'eventualità di fuoruscita accidentale è puramente teorica. In passato, a Palomares, in Spagna, come a Tuie, in Groenlandia, precipitarono dei bombardieri americani con delle atomiche a bordo: ma le cariche vennero recuperate intatte». Ma ammettiamo che fosse finito in mare il contenuto radioattivo di un mis¬ sile, n prof. Gian Luca Sannazzari, direttore della Divisione di radioterapia universitaria delle Molinette, fece parte del Comitato per Cemobil istituito dalla Regione Piemonte per fronteggiare i fenomeni di contaminazione ambientale. La sua opinione è tranquillizzante: «La diluizione in mare porta ad una concentrazione talmente bassa da non presentare rilevanti pericoli, anche se l'uranio, ai contrario dei prodotti di Cemobil, ha vita molto lunga: una sua perdita in acqua non è certo cosa desiderabile, ma non si può dire sia una catastrofe». E' certo che quell'incidente provocò danni rilevanti al Belknap: rimorchiato ad Augusta appena spento l'incendio, dopo le sommarie riparazioni venne riportato in cantiere negli Stati Uniti e rientrò in servìzio solo nel maggio dell'80. L'incrociatore — 6570 tonnellate, 166,7 metri di lunghezza, 479 uomini di equipaggio — oltre ad avere un cannone da 127 mm e due mitragliere Phalanx da 20 mm. era armato allora di 40 missili Terrier (antiaerei, oggi sostituiti dagli Standard) e di 20 Asroc per la lotta antisommergibile. Mentre è sicuro che gli Asroc (a ricerca acustica) avessero una carica nucleare di profondità di circa un chilotone, non è chiaro se i Terrier fossero con testata atomica o convenzionale. Questo missile — 8 metri di lunghezza, 34,3 cm di diametro, oltre 35 km di portata con una velocità due volte e mezzo quella del suono — infatti ebbe tre versioni: la Rim-2 con testata convenzionale e spoletta di prossimità, la Rim-2F (operativa dal '63, destinata particolarmente all'armamento navale) e la Rim-2D, la sola ad avere una piccola testata nucleare. Quest'ultima venne adottata per ovviare alla imprecisione del missile antiaereo: un'esplosione più estesa avrebbe interessato una vasta area e non sarebbe stato necessario essere sul bersaglio per abbatterlo. Gianni Bisio

Persone citate: Gian Luca Sannazzari, Kennedy, Palomares, Pierangelo Calti, William Arkin

Luoghi citati: Augusta, Groenlandia, Piemonte, Sicilia, Spagna, Stati Uniti