Per il Milan un'altra vittoria l'invidia di Giovanni Agnelli

Per il Milan un'altra vittoria l'invidia di Giovanni Agnelli Per il Milan un'altra vittoria l'invidia di Giovanni Agnelli «Debbo ammettere che ho provato molta invidia a veder giocare il Milan in modo quasi perfetto nella finale di Coppa Campioni. E' una squadra fortissima, sembrava che sparasse sulla Croce Rossa. La mia Juventus aveva raggiunto in passato livelli simili di gioco ma oggi, guardando Milan, Inter e Napoli, mi rendo conto che riagguantarli sarà difficile; cosi si è espresso Giovanni Agnelli sul trionfo rossonero di Barcellona. Per il Milan è l'elogio più bello, equivale ad un'altra Coppa Campioni. Berlusconi, crediamo, ha già ringraziato l'Avvocato che ha trovato il tempo d'indugiare sul calcio ai margini dell'assemblea annuale della Confindustria, svoltasi ieri a Roma. L'era del Diavolo comincia nella stagione che segna la dittatura dell'Inter in campionato: è l'anno di Milano, al vertice in Italia e in Europa. La concorrenza, per il momento, sta tutta a Napoli. Il gruppo è lontano, sempre più lontano. Ed è in questo plotone di inseguitori affannati che troviamo la Juventus di cui parla Giovanni Agnelli. A Boniperti è richiesto un mezzo miracolo per riportare la Signora al tavolo delle milanesi e di Maradona. Ci riuscirà solo se non sbaglierà una mossa in un mercato che non appare ricco di talenti. I migliori olandesi sono del Milan, i migliori tedeschi appartengono all'Inter, i migliori sudamericani vestono la casacca del Napoli. Alla Juve resta la pista russa che sarebbe formidabile se portasse a Mikhailichenko e Protassov e se Zavarov (lo Zavarov italiano) riprendesse la via di casa. In caso contrario sarà difficile limitare il gap che separa la Signora dalle prime. Il trionfo delle milanesi è il trionfo d'una metropoli che s'impone come città d'avanguardia nel Vecchio Continente: per idee e mezzi. Quanta differenza con i tempi grami di Fraizzoli e, soprattutto, Farinai Sull'asse Milano-Como sarà domenica festa continua: in riva al bario è d'obbligo l'abito rossonero, dal cilindro di San Siro può scaturire il tredicesimo scudetto dell'Inter (sempre che il Napoli ci stia a interpretare la parte della vittima sacrificale). Ospiti d'onore Berlusconi e Pellegrini. Il primo ha costruito questo Grande Milan, capace d'imporsi prima in Italia e poi in Europa, in appena trentotto mesi, n secondo sta approdando al porto felice del campionato al quinto anno di presidenza, in anticipo cosi sui tempi di Moratti. Niente male come soddisfazione. Intanto i due Pigmalioni stanno lavorando per tenere a distanza le rivali. Sacchi, che si augura di non dover litigare nuovamente con l'infermeria, potrà contare su Borgo-novo. E Trapaltoni ha avuto in regalo Klinsmann, il centravanti della Germania Federale. Vivremo un grande campionato prima di Italia 90, che si prospetta fin troppo equilibrato e nervoso per i gusti di Vicini, il commissario tecnico della nazionale. Della finale di Barcellona, resterà a lungo nella memoria la facilità con cui gli uomini di Sacchi hanno avuto ragione della resistenza romena. Al minuto 27, sul colpo di testa di Van Basten, la gara s'è chiusa. Per Hagi & C. una figuraccia. Ma l'Ajax, vent 'anni fa, nella finale di Madrid, non fece mollo di meglio davanti al Milan di Rivera, Prati, Sormani, Hamrin. Filippo Grassia