Grano radioattivo, inchiesta sulla Femori

Grano radioattivo, inchiesta sulla Ferruzzi Grano radioattivo, inchiesta sulla Ferruzzi Comunicazione giudiziaria a un dirigente del Gruppo -145 mila quintali sequestrati erano nel porto di Bari da un anno • Ma l'ultima analisi smentisce quelle precedenti: «Il carico non è contaminato» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BARI — La pretura di Bari ha emesso una comunicazione giudiziaria nei confronti di un dirigente del Gruppo Ferruzzi, per la vicenda dei 45 mila quintali di grano radioattivo sequestrati nei silos del porto. Il nome non è stato fornito, anche se secondo indiscrezioni si tratterebbe di un consigliere di amministrazione. La domanda che si pone il magistrato è se il Gruppo Ferruzzi abbia importato dalla Grecia grano radioattivo per piazzarlo in Unione Sovietica — dopo averlo venduto e riacquistato dall'Aima — riscuotendo così il premio che la Cee destina alle esportazioni extracomunitarie. «Ma la premessa per avere diritto al premio — precisa il pretore Nicola Colaianni — è che il grano sia sano». L'avviso di garanzia ipotizza appunto «l'indebito conseguimento di contributi del Fondo agricolo comunitario» e il «commercio di sostanze alimentari nocive o pericolose per la salute pubblica-. Peraltro la questione della radioattività si è ingarbugliata. Due analisi — una eseguita dall'Usi di Ravenna, su sollecitazione della stessa Ferruzzi, l'altra dall'Istituto zooprofilattico di Foggia su ordine della magistratura barese — hanno rilevato sul campione di grano una radioattività di 616 bq, superiore — sia pure di 16 unità — ai limiti consentiti dalle norme Cee. Una terza analisi — eseguita sempre su ordine della magistratura barese dal laboratorio Enea di Rotondella (Matera) — ha accertato invece un grado di radioattività di 550 bq, inferiore di 50 bq ai limiti di sicurezza. Sulla base di questa differenza i legali del Gruppo Ferruzzi (gli avvocati Aurelio Gironda di Bari e Mario Porzio di Napoli) hanno sollecitato un'ulteriore analisi che dovrebbe iniziare oggi da parte di un'equipe di esperti nominati dalla pretura. Il loro compito sarà appunto quello di chiarire, dal punto di vista scientifico, le condizioni del grano, il suo livello di radioattività, possibilmente la sua provenienza. 145 mila quintali furono acquistati dal Gruppo Ferruzzi al prezzo di un miliardo e 800 milioni dalla ditta Sitex di Atene. Al porto di Salonicco furono imbarcati sulla nave cipriota «Sun Luck» su incarico della società «Silos Granari» di Catania (che fa parte del gruppo di Ravenna) e sbarcati nei silos del porto di Bari il 25 maggio del 1988. Da allora sono rimasti bloccati perché pochi mesi dopo, a settembre, a Bari fu scoperto un altro caso di grano radioattivo. Una nave cipriota, l'«Alexandra», aveva trasportato per conto della società Ninivaggi di Altamura 2500 tonnellate di cereale imbarcato nello stesso porto di Salonicco. Le analisi stabilirono un livello di radioattività di 1570 bq, di gran lunga superiore ai limiti di sicurezza Cee. Il grano fu bloccato mentre veniva sbarcato. Due dei responsabili della Ninivaggi pochi mesi fa sono stati condannati dalla pretura per avere importato alimenti pericolosi. Ora la procura di Bari sta tentando di sbrogliare un'intricata matassa di società più o meno fantasma con sedi a Londra, in Svizzera e Grecia che farebbero incetta di cereali contaminati per immetterli nel mercato internazionale. L'inchiesta è nelle mani del sostituto procuratore Carlo Maria Capristo, che ha più volte tentato collegamenti con le magistrature dei Paesi indicati ma senza ricevere risposte. Capristo ha accertato che dal 1986 sono giunte in Italia, attraverso i porti di Bari. Catania e Manfredonia (Foggiai almeno sei navi cariche di gr. no radioattivo. Ora lo stesso giudice, insieme con il pretore Colaianni, conduce l'inchiesta sul «caso Ferruzzi». Vito Cimmarusti

Persone citate: Aurelio Gironda, Capristo, Carlo Maria Capristo, Colaianni, Ferruzzi, Luck, Mario Porzio, Nicola Colaianni, Ninivaggi