Giubilo: non lascio il Campidoglio di Liliana Madeo

Giubilo: non lascio il Campidoglio Giubilo: non lascio il Campidoglio Il sindaco ha annullato la convocazione di ieri del Consiglio in cui avrebbe dovuto dimettersi - Raccolta di firme di psi e opposizione per sciogliere l'assemblea - Quasi certe nuove elezioni a novembre ROMA — Nell'aula consiliare capitolina, da dove la metà degli amministratori vuole mandare via il sindaco Pietro Giubilo dimissionario da due mesi, succede un po' di tutto. Ormai le elezioni anticipate non sono più un fantasma vago. Si parla già di urne aperte al primi di novembre. Intanto si vedono consiglieri comunali travestiti da Gullit, altri che per far perdere tempo ripetutamente sbagliano il conto e infilano nell'urna le palline sbagliate, altri ancora che si tirano dietro cartelle di cuoio, migliaia di miliardi distribuiti in un baleno, grida, accuse, riunioni consiliari revocate all'ultimo minuto o mandate deserte. La de fa scudo intorno a Giubilo, eletto nell'estate scorsa in un turbine di polemiche per i suoi trascorsi giovanili, e alla fine di marzo incriminato per una questione di appalti alle mense scolastiche. L'alleato psi e l'opposizione vogliono portare in aula le dimissioni perché vengano formalizzate per eleggere un nuovo sindaco o per andare a nuove elezioni. Martedì, finalmente, era stato convocato il Consiglio comunale (era successo una sola volta, da marzo): all'ordine del giorno, all'ottavo punto, le dimissioni del sindaco. Era finita la gestione Giubilo? No. Con i banchi democristiani vuoti, la seduta veniva rinviata per l'assenza del numero legale. n prosindaco Severi, psi, parlava di 'provocazione». Per i comunisti si era davanti a «un golpe bianco». Indignati i repubblicani. Sconcertato persino un de, l'on. Elio Mensurati, della sinistra di base: arrivato mezz'ora dopo, accusava di 'mancanza di acume tattico chi ha firmato la regìa di questa manovra». Mercoledì mattina nuova tornata consiliare. Dai banchi pei e psi usciva un foglio di dimissioni, un progetto di autoscioglimento del Consìglio comunale (con depennamento in giunta, come conseguenza, di 4 assessori). Firmavano pei, psi, dp, Verdi, indipendenti di sinistra: 39. Una firma in meno rispetto alle 40 necessarie per far decadere 11 Consiglio. n movimento sociale annunciava la sua adesione. Anche per pri e pli non ci sarebbe altro sbocco alla crisi, ma—proponeva il capogruppo Gatto — bisogna studiare una soluzione tecnica perché le elezioni—90 giorni dopo — non cadano in pieno agosto e si eviti un commissariamento troppo lungo. Una dilazione che rivela ambiguità, o la pretesa repubblicana di diventare l'ago della bilancia? Una ciambella di salvataggio alla de, per darle tempo e consentirle magari di associarsi anche lei all'autoscioglimento su un documento meno duro di quello dei 39? La seduta di mercoledì, fra ridicole e spesso indecorose lungaggini, si è conclusa alle 17 per vedere il Milan. La riunione tecnica dei capigruppo, ieri mattina, non ha portato nessuna intesa. Nel pomeriggio, nuovo colpo di scena: Giubilo ha cancellato le convocazioni del Consiglio previste per ieri e per oggi. In serata, sempre per iniziativa del sindaco, i capigruppo capitolini — ad eccezione di pei, psi, dp — si sono recati da Gava: la de vuole sapere come procedere per lo scioglimento, e Giubilo rilancia la sua intenzione di rimanere in carica almeno fino all'autunno, alle elezioni anticipate. Liliana Madeo

Persone citate: Elio Mensurati, Gava, Giubilo, Gullit, Pietro Giubilo, Verdi

Luoghi citati: Roma