Bimba pagata per spacciare

Bimba pagata per spacciare Una tredicenne di Pavia: «Mi davano 2 milioni al mese» Bimba pagata per spacciare A Milano - Un'amica torinese, fuggita da casa, le ha proposto «un lavoro facile», e Monica l'ha seguita - Tornerà in famiglia: non è punibile - Arrestato anche uno slavo che procurava la droga DALLA REDAZIONE MILANESE MILANO — Cinquecentomila lire a settimana: questa la cifra promessa ( e probabilmente già pagata) a Monica R.. tredici anni, ragazzina scappata da casa, perché portasse la droga ai piccoli spacciatori. Un'altra ragazza poco più grande di lei, Lidia A., diciassette anni, torinese, è stata arrestata per detenzione di droga. Un giovane slavo, Hysen Ramadan. 20 anni, organizzatore del traffico, è in carcere per "determinazione al reato di spaccio di stupefacenti». Teatro della vicenda un appartamento in un palazzo dello lacp di via Botticelli. a Milano. Un appartamento occupato abusivamente da tempo: e gli inquilini avevano più volte protestato per i rumori, il continuo via vai. la sporcizia. Ieri mattina il commissariato di zona decide lo sgombero: l'alloggio è ridotto in condizioni pietose e dentro ci sono cinque persone, un giovane e quattro ragazze. Vengono tutti identificati: di Monica Fratta, vent'anni. e Clara Colamonico. ventuno, entrambe milanesi, gli agenti si limitano a registrare le generalità: Hysen Ramadan invece risulta in contravvenzione al foglio di via e viene fermato: le altre due ragazze vengono portate all'ufficio minorenni della Questura. Qui nasce subito il sospetto che ci sia qualcosa di strano in quell'occupazione abusiva. Intestato a Lidia A. c'è infatti un consistente fasci¬ colo: affidata al servizio sociale del Comune di Torino, era già scappata diverse volte e sempre veniva a Milano. Solo quest'anno era la terza volta che veniva fermata. La ragazza ha precedenti per droga: in Questura non hanno voluto essere più precisi, ma escludono che Lidia sia tossicodipendente. Era quindi già stata implicata in questioni di spaccio e per questo viene decisa una perquisizione accurata dell'appartamento. Gli agenti tornano in via Botticelli. La perquisizione non dura a lungo. La «roba» salta fuori: sul balcone in un vaso da fiori sono nascoste dieci bustine di eroina, già confezionate, pronte per essere vendute. E ci sono novecento grammi di una sostanza bianca ancora da esaminare, probabilmente necessaria al -taglio- della droga. In Questura cominciano gli interrogatori: lo slavo finge di cadere dalle nuvole. Lidia non vuole dire niente. Monica invece racconta la sua storia di ragazzina sbandata. Figlia di giostrai, abita in provincia di Pavia e da casa era scappata diverse volte, ma non sembra che i suoi se ne preoccupassero più di tanto. L'ultima volta se n'era andata il 13 maggio scorso. La meta è Milano, dove l'amica Lidia, conosciuta qualche tempo prima, le aveva promesso la possibilità di ■un lavoro facile e ben retribuito'. Facile lo è davvero: si tratta solo di andare in giro a portare bustine a qualche angolo di strada. In quelle bustine c'è la droga ma per Monica, che compirà quattordici anni solo nel prossimo settembre, non c'è nessun rischio. Il codice penale esclude che una ragazzina cosi giovane possa essere punita. E cinquecentomila lire a settimana sono una bella cifra. Lidia presenta Monica al giovane slavo: convincere la ragazzina non è difficile e lei, da subito, comincia il nuovo «lavoro». Forse Monica stava per essere convinta a fare qualcos'altro che procurasse ■tanti soldi»: c'è il sospetto che lo slavo fosse coinvolto anche nello sfruttamento della prostituzione. Gli agenti stanno indagando per andare fino in fondo a questa storia. Indagano anche per scoprire chi fornisse la droga a Hysen Ramadan: quella organizzata da lui era infatti la parte finale dello spaccio, piccole dosi a piccoli spacciatori. Il giovane slavo era solo un intermediario che aveva qualcun altro alle spalle. Adesso Monica R., finita a tredici anni in un giro di cui non capiva fino in fondo la gravità e i pericoli, è stata riaffidata alla famiglia che, forse, la controllerà un po' più attentamente. Lidia A. ha finito stavolta la sua ennesima fuga in un carcere minorile. Le altre due ragazze, invece, restano libere: sono state denunciate per detenzione di stupefacenti ma il loro ruolo è ancora da scoprire. Si credeva che quel gruppetto di giovani sbandati fossero solo occupanti abusivi di una casa; quando gli agenti sono tornati nell'appartamento le due ragazze se n'erano già andate via.

Persone citate: Clara Colamonico, Hysen Ramadan, Lidia A., Monica Fratta, Monica R.

Luoghi citati: Comune Di Torino, Milano, Pavia