«Voleva andare a Sanremo l'ho aiutato»

«Voleva andare a Sanremo, l'ho aiutato» «Voleva andare a Sanremo, l'ho aiutato» Interrogato dal giudice il camorrista in carcere a Napoli - «Finanziai un mio amico cantante, niente di più» - Inchiesta verso l'archiviazione: manca una querela NAPOLI — 'Il marchese Gerini? Sì, lo conobbi a Roma. Ero con il cantante Ubaldo Fassio, che voleva partecipare a Sanremo. L'artista chiese all'impresario di aiutarlo per l'ammissione al Festival, e la risposta fu rassicurante. Gerini ricevette anche un regalo dall'artista: un orologio di gran marca. In realtà era una patacca, un falso. Lo so perché fui io a comprarlo». Mario Veneroso, 38 anni, il trafficante di droga sospettato di avere sponsorizzato alcuni concorrenti al festival canoro nella categoria degli «emergenti», è stato ascoltato ieri dal giudice istruttore di Napoli Salvatore Sbrizzi. I collegamenti tra Veneroso e la fabbrica delle canzoni furono scoperti in un'inchiesta su un traffico internazionali di stupefacenti. L'interrogatorio è avvenuto nel carcere di Poggioreale, dove il boss è detenuto dal 16 marzo per un traffico internazionale di hashish. Mario Veneroso non ha avuto alcuna difficoltà a confermare al giudice ciò che ha detto sabato scorso Ubaldo Fassio, che partecipò alla selezione dei cantanti «emergenti», senza però entrare nella rosa degli otto finalisti. 'E' vero — ha ammesso il boss della camorra —: ho finanziato l'avventura sanremese di Fassio, al quale avevo già prestato dei soldi nell'84. Anche allora voleva cantare al festival, ma gli andò male». Un abito da cerimonia, il conto dell'albergo a Sanremo, un orologio di marca rivelatosi una patacca: sarebbe stato questo l'onere finanziario che Veneroso sostiene di aver affrontato per aiutare il cantante napoletano. In cambio, Ubaldo Fassio gli avrebbe garantito percentuali sulle sue future «serate». Se non altro, il trafficante di droga ha ammesso di aver conosciuto a Roma il marchese Antonio Gerini, il cui nome ricorrerebbe spesso nelle conversazioni telefoniche intercettate dai carabinieri, che all'inizio di quest'anno tenevano sotto controllo la linea di Veneroso. Poco o nulla il camorrista ha detto, invece, di un altro nome fatto durante le intercettazioni: quello del proprietario della casa discografica nelle cui file militava Ubaldo Fassio, e che avrebbe detto al cantante di «fare un regalo» all'impresario romano. 'Non ho mai avuto contatti con il discografico prima del festival — ha assicurato Veneroso —. Mi fu presentato durante la manifestazione a Sanremo, dove accom¬ pagnai il mio amico». L'inchiesta napoletana sulle presunte irregolarità nelle ammissioni dei cantanti a Sanremo sembra avere imboccato un binario morto. Nonostante le parziali ammissioni dei testimoni interrogati, il giudice Sbrizzi avrebbe intenzione di inviare gli atti al pubblico ministero, chiedendo l'archiviazione del caso «per mancanza di una querela di parte». Nessuno dei protagonisti della vicenda, infatti, sostiene di aver subito un danno. Sbrizzi trasmetterà invece ai suoi colleglli romani, competenti per territorio, la querela firmata dal cantante Pino Mauro, che accusa gli impresari Antonio Gerini, Dino Vitola e Elio Palumbo di aver preteso onerose contropartite in cambio della promessa, mai mantenuta, di una partecipazione al festival. f. mil.

Luoghi citati: Napoli, Roma, Sanremo