Squilli per la libertà

Squilli per la libertà «Amandla», il ritorno discografico di Miles Davis Squilli per la libertà Aiicora un'opera anti-apartheid • Più marcato ricorso alla tecnologia IL tempo passa in betta. E alcuni mesi fa, come obbedendo a ima misteriosa parola d'ordine, molti appassionati di Miles Davis—in vari Paesi del mondo, si badi bene—si sono improvvisamente accorti che il loro idolo non pubblicava più dischi dal 1986. L'allarme aveva qualche giustificazione. Dal momento del suo ritomo sulla scena (1981), dopo una lunga pausa per motivi di salute, Davis aveva abituato il pubblico a un disco all'anno: The man with the horn, We want Miles, Star people, Decoy, You're under arresi. Tutu. Nel 1987 era apparsa la colonna sonora del film Siesta, piuttosto bruttina, la cui paternità, peraltro, va attribuita al compositore Marcus Miller. Guardando più a fondo, si era scoperto che dal 1985 in poi erano arrivati al punti di vendita altri cinque album non di Davis ma con Davis: dischi, cioè, ai quali il trombettista partecipava suonando in uno o due brani Sono Sun city di vari esecut iri «uniti contro l'apartheid». Fahrenheit dei Toto, Provision degli Scritti Politti, Machismo del Carneo, CK di Chaka Khan. Ma in effetti, Miles Davis e il suo celebre gruppo non avevano licenziato più nulla. Adesso, finalmente, l'evento si è compiuto: è giunto sul mercato Amandla e i tifosi del divino trombettista, indipendentemente dal valore del disco, si sono messi l'anima in pace. Di passaggio è giusto rilevare che, almeno nei titoli di copertina, continua l'interesse di Davis per il Sud Africa: Tutu era dedicato all'omonimo vescovo sudafricano, campione della lotta anti-apartheid, e Amandla, nella lingua di quel Paese, significa libertà. ' L'album ha caratteristiche analoghe ai precedenti: ci sono almeno due pezzi molto belli, quello che dà il titolo alla raccolta e Catémbe che apre la prima facciata, n resto è ordinaria amministrazione. Ma proprio per questo conviene riprendere il discorso dal principio. Del sette album del nuovo corso tlavisiano, il meno apprezzato è stato forse il primo, The man with the horn. Può darsi che il pubblico si attendesse qualcosa di diverso, magari un ritomo all'antico, anziché un conti¬ nuo oscillare fra atmosfere rock, sequenze funky e pezzi quasi da discoteca. Eppure anche 11—a parte il suono sublime della magica tromba — non era mancato un brano lodato da tutti, il piacevolissimo Ursula col suo Inatteso ritmo in quattro quarti We want Miles contiene altri due pezzi che hanno fatto epoca, le due versioni di JeanPierre e il toccante My man 's geme novo dal melodramma «Porgy and Bess» di Oershwin; Star people ha fi brano omonimo che è un autentico gioiello; Decoy si eleva a livelli altissimi con That's righi, nel quale si avverte l'intervento della mano sapiente di Gii Evans; You're under arre -t, dapprima criticato per la sua prossimità aìhifusion, è l'album più generoso di titoli riusciti quali Human nature, Ms. Morrisine e il mirabile Time after Urne; Tutu si distingue per la bellezza spagnoleggiante di Portici, che è quasi una rievocazione, seppure in chiave modernissima, della collaborazione di Davis con Gli Evans negli Anni Sessanta, e per il pezzo che ha lo stesso titolo dell'album. In linea generale, si nota da un anno all'altro un più marcato ricorso alla tecnologia, e ciò malgrado un appiattimento del ritmo che tende sempre più a fa: da fondale per le sortite solistiche. Le esecuzioni dal vivo sono analoghe, ma in linea di massima (i collezionisti di dischi sono costretti ad ammetterlo) sono migliori perché c'è maggiore spazio per 1 Improvvisazione, per 1 duetti fra Davis e gli altri, specialmente quelli col sassofonista Kenny Garrett che proprio in Amandla riceve una definitiva consacrazione; e poi c'è il fascino dello spettacolo;'del grande trombettista che cammina lento sul palcoscenico, curvo sulla sua tromba rossiccia, cavando suoni incantevoli tra due lunghe pause di silenzio. Di tutti Amandla probabilmente è l'album più uniforme, talvolta ritmicamente monotono, e solleverà (tanto per cambiare) parecc ùe discussioni Ma il pezzo omonimo —che Davis aveva già eseguito nella recente tournée europea — e Catémbe bastano a giustificarlo e a dire che, a sessantatré anni (li compirà domani auguri), il mito Davis continua. Franco Fayenz

Luoghi citati: Portici, Sud Africa