Gli angeli del potere hanno il volto violento di Ugo Buzzolan

Gli angeli del potere hanno il volto violento Elegante film dì Albertazzi su Raidue Gli angeli del potere hanno il volto violento La situazione cecoslovacca, le durezze della Stona e un dibattito Una volta tanto un dibattito è servito a qualcosa (anche se a tarda ora, e incalzato dal Tg della notte) : quello che ha fatto seguito a Oli angeli del potere, il film di Giorgio Albertazzi su Raidue. Hanno partecipato lo stesso Albertazzi, l'attrice protagonista Jitka Frantova, lo scrittore cecoslovacco Pavel Kohout, autore del dramma da cui il film è stato tratto; e poi D'Alema per i comunisti, Intuii per i socialisti, moderatore il direttore del Tg 2. La discussione c'è stata, ma civile; c'è stato in prevalenza un ragguaglio sulla situazione in Cecoslovacchia dove il vento della perestrojka non ha ancora smosso dalle poltrone i vecchi dirigenti, e in particolare sulla sorte di una nota attrice boema, Vlasta Chramostova, che, rea di aver aderito a Charta 77, è stata allontanata dal Teatro Nazionale. Da parte dei rappresentanti della sinistra, con sostanziale identità di vedute, netta la presa di posizione contro le assurde limitazioni di libertà e il grottesco di misure poliziesche e ormai in contrasto con il corso degli avvenimenti. Dal canto suo Albertazzi ha chiarito un concetto importante: sì, con Gli angeli del potere intende far giungere, una testimonianza di solidarietà agli artisti cecoslovacchi emarginati in patria, ma vuole al tempo stesso esprimere un discorso più ampio, e condannare tutti quei regimi e quei momenti politici (nel film si fa riferimento anche al periodo maccartista negli Stati Uniti) che attraverso l'arroganza e la violenza del potere, perseguitano, discriminano, imbavagliano. E11 film? In effetti non lo si può definire un'opera di propaganda: è fondamentalmente il chiaroscurale ritratto di un'attrice di nome che, impossibilitata a esercitare la sua attività, vive in una sorta di delirio aggravato dal ricordo della morte di sua figlia bambina, n regime la invita a tornare sulle scene, ma a condizioni umilianti: e lei, sola e abbandonata da tutti, orgogliosamente rifiuta. Costruito con sofisticata eleganza, ben fotografato e punteggiato dalle musiche astute e suadenti di Ennio Morrìcone (il leit-motiv è un convulso trillo di violino nelle note più alte), il film si propone di uscire dalla cronaca e superare ogni vincolo realistico e rifugiarsi Invece, ambiziosamente, nella dimensione onirico-poetica d'atmosfera magica e surreale (ed essendo di Praga che si parla, la citazione di Kafka è d'obbligo). Non sempre però lo slancio dell'ispirazione e la ricerca stilistica riescono a padroneggiare e a trasformare in racconto di immagini saldo e rigoroso l'esasperato empito lirico e la ricorrente e un po' greve simbologia degli angeli, raffigurazioni, per la verità oscure, del Potere. Resta comunque la singolarità di un film che per quanto discutibile è sicuramente «pezzo d'autore» e che si è dimostrato noncurante, proprio in tv, degli imperanti criteri commerciali. Raidue si è decisa a trasmetterlo, ma non ha avuto il coraggio di piazzarlo in prima serata, e, pur prevedendo che con il dibattito sarebbe finito nella notte, l'ha fatto prudentemente precedere da un telefilm dell'ispettore Derrick. Battersi per la libertà va bene, ma gli indici di ascolto... Ugo Buzzolan

Persone citate: Albertazzi, D'alema, Ennio Morrìcone, Giorgio Albertazzi, Jitka Frantova, Kafka, Pavel Kohout

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Praga, Stati Uniti