Beethoven, la maratona di Oppitz di Giorgio Pestelli

Beethoven, la maratona di Oppitz Le Nove Sinfonie e le Sonate al Festival pianistico di Bergamo e Brescia Beethoven, la maratona di Oppitz BRESCIA — Dedicato a Beethoven (l'insieme di Sonate, Variazioni, Concerti e Sinfonie) il XXVI Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo sta attirando, com'era prevedibile, una marea di pubblico, a stento contenuto nei Teatri Donizetti e Grande delie due "città impegnate nella tradizionale rassegna: come più volte di è detto e scritto, una delle più importanti del nostro panorama musicale per l'attenzione sempre portata ai contenuti culturali, articolati in robusti progetti tematici che esplorano ogni angolo del continente pianistico. Sul tema Beethoven certo non c'è molto da scoprire (salvo prestare più attenzione al campo delle Variazioni», ma proprio per ciò colpisce il richiamo; oggi sono le cose più famose che si ascoltano meno, e per il ciclo delle Nove Sinfonie, affidate alla direzione di Aldo Ceccato con l'Orchestra Filarmonica di Bergen e il Coro Filarmonico di Praga, il tutto esaurito era la norma e a Bergamo hanno chiamato la polizia par mettere tutti in pace prima di cominciare il concerto. Sono le grandi rivincite che i Festival, si prendono sui compact disc; così per le Sonate per pianoforte, che Qherard Oppitz ha suonato tutte e trentadue per due volte, a Brescia e a Bergamo, secondo l'ordine cronologico di composizione. Tale puntiglio avrà dato l'opportunità a chi ha seguito tutti i concerti di ripercorrere ancora una volta uno dei più impressionanti svolgimenti creativi di tutta la storia della musica. A me è riuscito di sentire Oppitz solo in dirittura di arrivo, con le tre Sonate opera 109, 110 e 111, ma devo confessare che un po' mi ci sono messo d'impegno per essere a Brescia all'appuntamento con quelle pagine: le tre ultime Sonate, nate all'ombra della cultura contrappuntistica della Messa solenne, ma anche sotto il segno della famiglia Brentano, con tutto quello che >- questo nome, comportava nel cuo/e -, di Beethoven Si téma^dl'affet-'' to, amicizia, amore intrecciati nel profondo. Oppitz penetra in questo mondo con l'autorità del vero interprete, senza vistosità esteriori ma con una profonda consentaneità per il linguaggio beethoveniano: lo si sente subito dalla scelta dei tempi, sempre subordinata all'idea della chiarezza espressiva; le ornamentazioni possono essere sovrabbondanti, gli umori di Beethoven possono mutare da una battuta all'altra, ma Oppitz non perde mai di vista il supremo fine beethoveniano che è quello di comunicare idee ed emozioni in forma oggettiva e sensibile, anche quando costeggia, come qui, sentimenti ineffabili. La prima parte della serata ha avuto momenti di grande intensità: il tema del finale dell'op. 109 era veramente Gesangvoll, robusta inflessione di canto senza durezza, e la fuga dell'op. 110 un edificio di grande forza dinamica e costruttiva. Ma nella seconda parte, Top. Ili sarebbe da citare tutta, tanto l'esecuzione del giovane bavaro è stata avvincente nel suo arco poetico, immediata nell'humor del primo movimento e sostenuta nell'Arietta da una sonorità sempre calda e innodìca, commossa anche nella splendida granitura dei trilli iperacuti. Per Oppitz, un grande e ben meritato successo. Giorgio Pestelli