Il rock medita sulla propria cultura

Il rock medita sulla propria cultura Roma: parlano Joe Jackson e Jackson Browne, voci appassionate e agli antipodi Il rock medita sulla propria cultura Il primo, inglese, 35 anni: «Non ha senso la musica come impegno politico» - Il secondo, americano, antinuclearista ante-litteram con «No Nukes»: «E' un grande aiuto, per quelli che si occupano del Centro America o dei senza casa, sentire una canzone che dica certe cose» - Entrambi hanno un disco nuovo, saranno in tour italiano in autunno DAL NOSTRO INVIATO ROMA — Due eroi agli antipodi nella musica giovane ma accomunati dall'intelligenza e dalla discrezione, Joe Jackson e Jackson Browne, in visita di promozione discografica a Roma, parlano del mestiere di suonare e cantare. E la passione lucida che traspare dalle loro parole consola delle delusioni e dei ritardi culturali che ancora avvolgono certa musica rock: usata come strumento di organizzazione del consenso quando ce n'è bisogno, abbandonata senza alcuna considerazione se non serve, sovente in mano a chi non la capisce, essa continua il suo cammino in condizioni nelle quali ogni altro settore dello spettacolo non sopravviverebbe neanche un minuto. Joe Jackson, 35 anni, inglese di ottimo passato, porterà in tournée in Italia, in autunno, il suo ultimo bellissimo album »Blaze OfGlory», una sorta di succulento riassunto di vent'anni di musica, filtrati attraverso la passione e l'intelligenza del suo stile sincretico che non soffre la malattia delle mode e Io avvicina ai classici: «£' un album sulla mia generazione: siamo stati i primi a crescere con una cultura nostra, alternativa a quella degli adulti, ma ad essere adulti noi stessi non ab¬ biamo ancora imparato. Per questo provo compassione e rabbia: compassione perché di questo clan sono membro, rabbia perché abbiamo molto sbagliato». Joe Jackson è sempre stato considerato un artista isolato, non appartenente ad alcuna scuola: "Qualche anno fa mi sentivo molto solo, ora mi rendo conto che esser soli è l'unico modo per fare musica, e molti come me. La storia è cambiata, la musica non è più un affare da teenager». E' lui l'autore di una lucida analisi sul rock, inteso come «concetto molto ampio, che può racchiudere tutto»: 'tutta la cultura del rock'n'roll era basata sulla giovinezza Ora, dopo trent'anni, è diventata come il cinema, che a lungo reietto fu compreso nella sua complessità quando arrivò Eisenstein». Chi è l'Elsensteln del rock? «Bob Dylan, credo: Ma non le sembra di essere ottimista? Con il viso bruttino da primo della classe, sforzandosi di sembrare saggio, Jackson non raccoglie: «£' una questione di tempo: man mano che il tempo passa, cambiano le situazioni». Della musica, Joe Jackson ha un'idea così totalizzante che non gli consente di abbandonarsi, come molti (quasi tutti gli altri) musicisti anche alla propagazione di buoni propositi sociali: 'Non che non supporti le cause, ma lo faccio come cittadino privato. Se qualcuno fa musica per nutrire il terzo mondo o tener in piedi la foresta dell'Amazzonia, è difficile prenderlo sul serio su entrambi i fronti. Il fatto che io abbia speso 15120 anni cercando di stabilizzare la mia credibilità come musicista non mi dà automaticamente credibilità per le foreste». Jackson Browne, americano di bel viso e tratti gentili, antinuclearista ante-litteram con 'No Nukes», è invece uno che sulle buone cause ha costruito la propria carriera, ed è quasi difficile poter parlare con lui di musica senza i contenuti che la segnano: l'album che esce il 10 giugno, 'World in motion», e che porterà in tour in Italia in autunno, invita il mondo a sbrigarsi con i cambiamenti, contro il buco dell'ozono, la distruzione delle foreste, i senza casa, gli attentati alla democrazia. L'urgenza degli argomenti finisce per penalizzare la musica solare dell'autore, visibilmente a disagio negli Anni Ottanta dell'apparenza. Solo ora, con questo disco, è in ripresa creativa: egli stesso, però, ammette senza problemi che le canzoni più belle delllp sono quelle scritte da altri. E' comunque appassionante la passione con cui Browne parla dei propri sentimenti di cittadino americano radicai: «E' una sofferenza vedere che la gente viene incoraggiata a non interessarsi dei problemi, mi pare sempre che nessuno sappia niente». Ma lei, che fa musica impegnata da tanto tempo, ha sentito di aver cambiato qualcosa? «Debbo ammettere che non ci si sente mai di aver fatto abbastanza, ma credo che sia un tremendo aiuto, per quelli che si occupano del Centro America o dei senza casa, sentire una canzone che dica certe cose. Però ci sono stati molti cambiamenti positivi, da Amnesty a Usa for Africa, e non più tutti sono convinti che gli americani siano i guardiani della libertà e gli Usa la patria della democrazia e della giustizia. E' importante la canzone che Sting ha fatto contro Pinochet: lui non l'ascolterà di sicuro, ma magari la sua amante sì. Il rap presenta problemi reali, Little Steven e Tracy Chapman hanno fatto crescere la fame di sapere di più. Io non sono d'accordo con quanti criticano Tracy Chapman perché l'ascoltano soltanto gli yuppies e' i bianchi: anche gli yuppies dovranno pur sentire certe cose». Come già gli UB40, anche Jackson Browne punta il dito contro la tv americana per come ha mandato in onda, l'anno scorso, il concerto per Mandela: -Cancellata l'introduzione politica di Peter Gabriel a Biko, cancellate tutte le introduzioni politiche. Whitney Houston ha fatto pubblicità alla Coca Cola, la sua presa di posizione è stata: mi piacciono le feste, mi hanno detto che c'è una festa, ed eccomi qui». Marinella Ve ne goni