Vincere fa paura, perdere è impensabile

Vincere fa paura, perdere è impensabile Vincere fa paura, perdere è impensabile Il terzo titolo europeo sembra fin troppo scontato, al punto da creare problemi psicologici, ma l'ipotesi di essere battuti è estranea alla filosofìa del Gruppo Fininvest DAL NOSTRO INVIATO BARCELLONA — La vittoria annunciata sulla Steaua fa paura al Milan che rincorre la terza affermazione in Coppa Campioni in quella Barcellona dove prese corpo la scalata italiana al Mondiale '82 e dove si svolgeranno le Olimpiadi "92. In un'atmosfera surriscaldata e intensa ci avviciniamo all'atto conclusivo di questa coppa che fa da crocevia alla storia moderna del club. La sconfìtta è impensabile per la filosofia del Gruppo Fininvest benché Berlusconi metta le mani avanti affermando che i programmi del Milan procederanno indipendentemente dal risultato odierno: un'opinione equilibrata, piaciuta moltissimo ai più fifoni del clan rossonero, ma anche spudorata, poco o nulla rispondente al vero. H Milan, per volontà quasi divina, è destinato a battere i pupilli di Ceausescu. In caso contrario alcune posizioni del club saranno ridisegnate, a cominciare da quella di Sacchi che potrebbe lasciare il posto a Capello. E c'è da far luce sul futuro di Van Basten, che rischia di finire subito al Barcellona per convenienza economica, lasciando il posto al brasiliano Muller, di cui Berlusconi si è innamorato a prima vista. n rispetto del pronostico consentirebbe a Sacchi di guardare la categoria dall'alto in basso grazie ad uno score da guinness: scudetto all'esordio in A, trionfo in Coppa Campioni l'anno successivo. Eppure il tecnico romagnolo, che ha dato al Milan un gioco da favola, è sotto processo da tempo. L'atto di accusa, partito dal clan olandese e poi fatto proprio dalla presidenza, è poderoso e circostanziato: Sacchi avrebbe creato una situazione da stress continuo all'interno della squadra e ingabbiato il talento di Gullit & C. sul piano tattico e psicologico! E' il motivo che l'ha portato, in un paio d'occasioni, vicino al divorzio: quattro mesi fa solo l'intervento di Baresi e di Galliani, l'amministratore delegato, ha evitato una frattura insanabile. Così va il calcio che comunque remunera stupendamente rischi del genere: per Sacchi lo stipendio annuo è superiore al miliardo, al netto dei tributi. Il conto si farà più corposo se questa sera celebreremo il trionfo del Milan: è di 7 miliardi il premio destinato a giocatori e tecnici. In caso contrario solo qualche briciola. Ci pare anche giusto. A questa finale il Milan è giunto con autorevolezza nonostante alcune clamorose nefandezze degli arbitri che hanno cancellato tre gol validissimi, per di più in trasferta, di quelli che valgono doppio. I risultati di Coppa non rendono giustizia alla marcia rossonera, più travolgente di quanto possa apparire a prima vista, in sintonia con i trionfi dell'estate a Wembley, Eindhoven e Madrid. Un segno di forza di cui in campionato ci siamo accorti solo a sprazzi, per colpa soprattutto dei tanti infortuni. La diagnosi è in atto visto che, in seguito ai postumi di incidenti vari. Sacchi farà accomodare al suo fianco in panchina Evani, Filippo Galli e Virdis. Una situazione difficile ma che reca con sé una nota positiva, legata all'impiego a centrocampo di Rvjkaard. E l'olandese, nonostante il parere di Sacchi, offre il meglio del suo repertorio quando gioca in cabina di regia e velocizza la manovra con accelerazioni straordinarie in profondità. Più di Donadoni e Van Basten potrebbe essere lui l'uomo-chiave della partitissima. Per il Milan è la quarta finale: persa la prima col Real Madrid, si è affermato ai danni del Benfica nel '63 e dell'Ajax nel '69 grazie alle prodezze del suo attaccante principe: Altafìni a Londra, Prati a Madrid. Che stavolta tocchi al fuggitivo Van Basten firmare il nuovo successo milanista? A priori, sul piano tattico, la partita non presenta aspetti contraddittori: in linea generale ci aspettiamo che il Milan, portato ad attaccare per motivi quasi fisiologici, eviti di lasciare l'arma del contropiede ai romeni, micidiali in attacco ma perforabili in difesa. In teoria il compito pare facile, chissà cosa succederà invece in pratica. La Steaua è formazione di eccellente valenza tecnica: l'appartenenza di tutti i giocati alla Nazionale maggiore o a quella di categoria e il recente curriculum internazionale del club lo dimostrano. E' la Juve di Romania, la Juve dei tempi belli, intendiamoci. Ecco perché il verdetto di Coppa Campioni non è solo nelle mani del Milan. Filippo Grassia

Luoghi citati: Barcellona, Londra, Madrid, Romania