Bush frena il dollaro di Ennio Caretto

Bush frena il dollaro Il Presidente ribadisce di essere favorevole al calo dei tassi Bush frena il dollaro La moneta americana si assesta a 1450 lire - Aumento inatteso ( + 2,9%) delle ordinazioni di beni durevoli - Braccio di ferro alla Fed sul costo del denaro - Forti oscillazioni a Wall Street . DAL NOSTRO CORRISPONDENTE j WASHINGTON — Per la ■ seconda giornata consecutiva, questa volta in prima perdona, il presidente Bush ha lieri espresso in una intervista Collettiva ad alcuni quotidiani europei il proprio allarme :per l'apprezzamento del dollaro, dicendo di non voler indicare entro quali fasce dovrebbe muoversi, ma di volere che i Sette tornino a collaborare per la stabilità dei cambi, ossia per un suo lieve ribasso. In un'intervista alla vigilia del viaggio in Europa — arriverà a Roma dopodomani — Bush ha aggiunto di considerare alti i tassi d'interesse negli Stati Uniti, e di non credere che siano giustificati dal pericolo dell'inflazione, pericolo, ha detto, molto modesto. Quasi simultaneamente, 11 suo consigliere economico Michael Boskin, indicato dal New York Times come uno dei fautori del ritorno del dollaro a un regime di libere fluttuazioni, ha ribadito la politica dei Sette di interventi congiunti sui mercati dei cambi e di coordinamento economico. -Smentisco di esservi contrario' ha dichiarato alla tv. Lo stesso ha fatto il ministro del Bilancio Richard Darmari, anch'egli citato erroneamente dal New York Times, che ha auspicato anzi un ribasso dei tassi d'interesse. Secondo il New York Times, Boskin e Darman avrebbero suggerito a Bush di cambiare politica, ritenendo i Sette divisi. Di fronte alla ferma presa di posizione del governo, il vertice della Riserva Federale, sinora favorevole al rialzo dei tassi d'interesse, sembra essersi spaccato in due. Stando al Wall Street Jour¬ nal, per la prima volta dall' avvento di Bush alla Casa Bianca alcuni membri della direzione contemplerebbero un leggero allargamento del credito, nonostante il parere contrario del governatore Alan Greenspan. n loro timore è che la rivalutazione del dollaro faccia di nuovo aumentare il deficit della bilancia dei commerci, provocando un rincaro dei prezzi all'export e una riduzione di quelli all'import. All'inizio della seduta di ieri, la speranza di una rettifica di rotta della Riserva Federale e il massiccio intervento sui mercati dei cambi di qualcuna delle altre banche centrali, quella d'Inghilterra a esempio, hanno fatto effet¬ to e il dollaro si è deprezzato. Ma si è trattato di un fenomeno passggero. Da metà giornata in poi, la moneta Usa è tornata a salire: sulla piazza di New York, verso la chiusura ha superato i 142 yen, i 2,01 marchi, le 1450 lire e gli 1,79 franchi svizzeri. Sono i livelli massimi da due anni e mezzo a questa parte, nettamente al di sopra del limite fissato dai Sette dì 1,90 marchi. Alla nuova scalata del dollaro dopo la breve ritirata iniziale ha contribuito un dato economico inatteso: l'aumento delle ordinazioni dei beni durevoli del 2,9 per cento ad aprile, contro l'I per cento a marzo. Il calo di queste ordinazioni nel primo tri¬ mestre dell'anno era apparso un segnale che l'economia americana stava rallentando, n dato di aprile potrebbe essere un'eccezione, ma altri indici puntano a un ritomo dell'economia al pieno regime. Per Greenspan, la cui politica deflazionistica ha dato al Paese un certo equilibrio, è un campanello d'allarme. A Wall Street, la Borsa ha accolto male l'indice dei beni durevoli: è caduta in apertura e ha continuato a compiere forti oscillazioni fino alla chiusura. Essa rischia di vedere vanificarsi le sue speranze di una riduzione dei tassi negli Usa. Ieri ha contato a lungo su un rialzo degli interessi in Giappone, e dunque su un apprezzamento dello yen, ma è rimasta delusa, cosa che era già accaduta con la Germania. L'anziano consigliere di tutti 1 presidenti democratici da Kennedy in poi Charles Shultze ha commentato che 'il vuoto politico a Tokyo e in minor misura a Bonn rende difficili operazioni di questo genere». Nel giudizio di Shultze, solo una dichiarazione solenne di unità dei Sette, seguita da una loro azione coordinata contro il dollaro, lo riporterà nelle fasce di oscillazione volute da Bush. B vertice della Nato a Bruxelles lunedi e martedì prossimi, o i lavori dell'Ocse a Parigi i giorni successivi potrebbero costituire l'occasione buona. In assenza di impegni precisi delle potenze industriali, l'instabilità dei mercati dei cambi potrebbe accentuarsi. In America, ha notato Shultze, il dollaro forte non giova a nessuno, tranne forse ai turisti che si recano all'estero, in particolare in Europa. Ennio Caretto