Un frate adotta tre bambini «Mi ricordano la mia Africa»

Un frate adotta tre bambini «Mi ricordano la mia Africa» Sono fratelli, vivono nel Potentino con il missionario che li battezzò Un frate adotta tre bambini «Mi ricordano la mia Africa» «In Italia avranno la possibilità di istruirsi, poi torneranno dai genitori in Guinea» POTENZA — "In Africa, in questo villaggio, i vostri figli non hanno un futuro. Affidateli a me: li porterò in Italia, darò loro un'istruzione». I genitori hanno accettato volentieri. Così padre Antonio, 64 anni, per 30 missionario in Guinea, ha «adottato- tre bambini africani. Ora vive con loro ad Acerenza, un paese della Basilicata. Dal «mal d'Africa» padre Antonio Grillo non è mai guarito. Alle spalle non ha soltanto una lunga attività missionaria in Guinea-Bissau, ma anche cinque mesi nelle prigioni portoghesi. Gli europei non gli hanno perdonato di aver lottato al fianco dei negri per l'indipendenza del Paese. Nelle dodici scuole della sua missione ha visto crescere centinaia e centinaia di bambini. Ora padre Antonio ha portato un pezzo d'Africa nel paese in cui è nato, appunto Acerenza, in provincia di Potenza. Qui è tornato da tre anni per motivi di salute. Da qualche giorno sono arrivati da lui tre fratelli: Noemia, di tredici anni, Lidia, di undici, e Cesar, di sei. Sono figli di un catechista che lavorava con padre Antonio in Africa, in una missione al confine fra Guinea e Senegal, dal nome esotico: Bambadinca, che significa «Tana dei coccodrilli». Poco più di un villaggio, a centosessanta chilometri dalla capitale, Bissau, e a trenta dalla città più vicina, Bafatà. I tre bambini sono con padre Grillo in affidamento per motivi di studio. Il sacerdote li ha battezzati in Africa; insieme ai genitori, Antonio e Cristina Barbosa, li ha cresciuti e ora ha deciso di portarli in Italia per dar loro un'istruzione e una formazione, per poi farli ritornare in Guinea. «Non voglio privilegiare tre bambini solo perché sono figli di miei amici — spiega padre Grillo —. Attraverso i casi umani di questi ragazzi intendo continuare a fare del bene alla gente della mia Africa». I tre fratellini vivono ad Acerenza ormai da due settimane. Vanno a scuola, giocano con i bambini del paese, ad alcuni hanno insegnato giochi e canti africani, da altri hanno imparato le prime parole d'italiano. Da quando sono arrivati, padre Grillo si è trasferito nel «villaggio Tabor», un centro di accoglienza alla periferia di Acerenza; fra qualche settimana tornerà nella sua casa in paese, riparata in questi giorni dai danni subiti nel terremoto del 1980. Noemia, Lidia e Cesar sono entusiasti dell'Italia e di Acerenza, dei doni che hanno ricevuto e dell'accoglienza della gente del paese. «Per loro — dice padre Antonio — la nostalgia dell ' Africa è solo un fantasma lontano. Sanno che torne¬ ranno in Guinea e che i genitori, tra qualche tempo, verranno a trovarli In italia. Ad Acerenza hanno trovato solidarietà e grande tolleranza, il colore della pelle non crea problemi a loro e non dà preoccupazioni a me». Ma il sacerdote ancora non è felice. «Le angosce riguardano me, semmai». Dall'Africa non riesce a separarsi. -Ne ho conosciuto le foreste e le prigioni, le malattie e la miseria, i potenti e i profughi politici. Oggi spero ancora di poter tornare in Guinea, perché ho saputo che il presidente vuole consegnarmi un'onoreficenza, perché stanno sistemando la mia missione ma, soprattutto, perché dall'Africa ho portalo dentro di me, insieme con qualche malattia, soprattutto tanta nostalgia». Una nostalgia che, ora, soltanto i tre bambini di colore potranno alleviare. r. cri.

Persone citate: Antonio Grillo, Cristina Barbosa