Da vigile a killer senza perché di Susanna Marzolla

Da vigile a killer senza perché Milano, cacciato per truffa ha ucciso tre volte: nessuna traccia Da vigile a killer senza perché Espulso perché incassava le multe sul proprio conto corrente, ha lasciato famiglia e paese Un'ipotesi: avrebbe ammazzato per procurarsi documenti e compiere nuovi raggiri Abilissimo nei travestimenti, forse è fuggito all'estero con una giovane colombiana MILANO — Ezio Cono e sua moglie ricordano molto bene l'ultima volta che hanno visto il loro figlio Pierluigi. «Era una domenica. Dopo pranzo ci disse che andava a fare un giro in macchina. Da allora è scomparso. Niente ce l'aveva fatto presagire: dopo abbiamo scoperto che si era portato via tutte le fotografie'. Quel giorno, il 22 marzo del 1987, Pierluigi Corio, 30 anni, aveva deciso di tagliare i ponti con la famiglia senza lasciare più tracce di sé per dedicarsi a «tempo pieno» a una nuova attività: truffatore e assassino. Un giovane stempiato dal volto piuttosto anoriimo: è questa l'immagine di Cono nota ai genitori, ai pochi amici di Rescaldina, il paese in provincia di Milano dove vive la famiglia, e agli ex colleghi di Cerro Maggiore dove aveva fatto il vigile urbano. Carriera breve: alla fine dell'86 era stato cacciato dal corpo per illeciti amministrativi. Aveva falsificato il blocchetto delle contravvenzioni; le multe anziché al Comune ve¬ nivano pagate sul suo conto corrente. Ai genitori aveva raccontato di essersi "licenziato" per lavorare a Milano, alle Poste: attività mai cominciata, ovviamente, e ai suoi giustificava le entrate con "lavori di ripiego». Che consistevano, in realtà, in un vorticoso giro di truffe e assegni a vuoto. Corio non veniva mai scoperto perché si serviva sempre di documenti falsi, rubati e poi contraffatti, ed aveva inoltre una straordinaria capacità di cambiare aspetto: il giovane stempiato riusciva a trasformarsi in un uomo barbuto dallo sguardo tenebroso, in un altro dal sorriso accattivante sotto i baffi. Chissà con quale volto lo ha conosciuto Salvatore Zappala, la sua ultima vittima: per lui era solo •'Maurizio-, uno che gli aveva proposto un lavoro: guidare il suo furgone, carico dì mobili, fino a Barcellona in cambio di 5 milioni. Doveva esserci qualcosa di poco convincente in «Maurizio- e nella sua proposta, tanto che Zappala si era deciso a informare la polizia dei suoi sospetti. Trentun anni, originario della Sicilia, Zappala era un giovane impegnato sul fronte pacifista ed ecologista: a Milano frequentava il circolo sociale Leoncavallo e proprio qui, sembra, aveva conosciuto Corio. Alla vigilia della sua partenza per il Kenya, dove avrebbe lavorato per il ministero degli Esteri alla costruzione di una fattoria-modello, Zappala riceve la proposta di Corto e al suo migliore amico, un giovane cieco, confida i suoi dubbi. 'Rivolgiti alla polizia", gli consiglia l'amico e al TV distretto di Milano viene organizzata la «trappola» che poteva incastrare Corio. Il piano fallisce: la sera del 21 marzo scorso un'auto della polizia a Milano comincia a seguire il furgone di Corio, ma nelle stradine intorno a Bergamo ne perde le tracce. Gli agenti pensano solo a un traffico poco pulito: si trovano invece di fronte al giovane Zappala ucciso con due colpi di calibro 22 e bruciato. Indagando sull'omicidio la polizia arriva a un garage di Leffe (Bergamo). C'è il furgone di Corio e molte altre cose: due pistole, tra cui quella dell'omicidio, munizioni, assegni, passaporti, carte d'identità. Si indaga sui documenti, si ricostruisce la carriera criminale di Corio. Una carta d'identità appartiene infatti a Giuliano Ledda, 33 anni, di Savigliano (Cuneo). Era scomparso da casa il 9 febbraio scorso dicendo alla madre che un amico, conosciuto durante una vacanza in Jugoslavia (Corio, appunto), gli offriva un lavoro. Era forse lui quel giovane, ucciso guarda caso con una càlibro 22 e bruciato nei pressi di Pavia? n cadavere aveva al collo alcune chiavi, e una apre proprio la casa di Ledda... Nessun dubbio a questo punto sulla responsabilità di Corio per i due omicidi; restano .ancora zone d'ombra sul terzo delitto, quello di Vito Marino, 43 anni. E' lui il transessuale trovato morto nel settembre del 1987 in una cava dell'Oltrepò Pavese: anche lui ucciso a colpi di pisto¬ la e poi bruciato. Le analogie con gli altri delitti sono evidenti; manca però, per tutti e tre gli omicìdi, un movente. Corio ha ucciso per procurarsi i documenti necessari alla sua attività di truffatore? Improbabile, non era necessario uccidere, come dimostra la quantità di documenti trovati nel suo box e intestati a persone vive e vegete. Ci sono motivi legati a devianze sessuali? Anche questo sembra improbabile; potrebbe essere un movente per l'uccisione di Marino ma non per gli altri delitti. -Corio uccide senza un perché», sostengono gli inquirenti. E questo lo rende ancor più pericoloso: nessuno sa chi potrebbe essere la sua prossima vittima. L'importante è trovarlo al più presto: si sa che è fuggito, probabilmente all'estero; si sa che viaggia con una donna (le ultime notizie lo indicano legato ad una giovane colombiana). Non si sa, invece, che aspetto abbia assunto e sotto che nome si mascheri. Susanna Marzolla