Il mare salvato dai penitenziari

Il mare salvato dai penitenziari L'ITALIA IN RITARDO NELLA CREAZIONE DI PARCHI MARINI Il mare salvato dai penitenziari L'Australia protegge barriere coralline più estese della nostra Penisola • Dal Giappone al Mar Rosso, 1500 riserve marine salvano preziosi ecosistemi e attirano milioni di visitatori - Le nostre sono appena due: Ustica e Miramare - Per il resto, la protezione più efficace a Gorgona, Pianosa, Asinara, Ventotene, Capraia è dovuta alla presenza di un carcere - Tra imperativi ecologici e leggi del mercato SAN TEODORO (Olbia) — Arriviamo in ritardo anche nella creazione di parchi marini, benché in tutto il mondo si siano moltiplicati con rapidità imprevedibile, facendo registrare un vero e proprio boom. Sono oltre 1500, sorti sull'esempio di Key West in Florida; attirano milioni di visitatori. Nelle Antille, in Giappone, nelle Filippine, in Kenya, nel Mar Rosso, i parchi marini assicurano la conservazicne della natura e diventano fattori propulsivi dell'industria turistica, col contributo di innovazioni spettacolari come le torri di osservazione subacquea (introdotte per la prima volta alle Bahamas) come i mini-sommergibili che portano i turisti a scoprire le meraviglie della barriera corallina australiana, area protetta più estesa della nostra penisola. In Italia molti parchi marini sulla carta, pochissimi realizzati. «A malapena siamo riusciti a creare due riserve, Ustica e Miramare nel golfo di Trieste. L'isola di Montecristo è protetta ma inavvicinabile», annota il professor Francesco anelli (dipartimento di Scienze dell'ambiente e del territorio, Università di Pisa) aggiungendo: «Forse è un bene che pochissimi siano ammessi a Montecristo. Come è un bene che Gorgona, Pianosa, Asinara siano rimaste nelle mani dell'amministrazione carceraria». // professor Cinelli è stato uno dei relatori al convegno indetto a San Teodoro dalla Regione Sardegna, dall'Università di Sassari e da Italia Nostra sui parchi marini del Mediterraneo. Il confronto con le esperienze altrui ci costringe a riconoscere, tristemente, che in Italia la forma di protezione più efficace è stata fino a ieri quella dei penitenziari. Fanno testo, con le isole già citate, Ventotene e la Capraia, fonte di polemiche sui diversi tipi di parco proposti perproteg- a gere il territorio che in passato era luogo di segregazione. Qualcuno dirà: «I nostri mari non offrono paradisi sommersi paragonabili a quelli delle Antille o delle barriere coralline». Ma i fondali delle nostre isole maggiori e minori custodiscono bellezze naturali straordinarie. Va poi sottolineato che le riserve e i parchi marini non sono riducibili a mere attrazioni turistiche; la loro creazione si impone dove l'ambiente sommerso dev'essere conservato per i suoi valori naturali, dalle praterie di posidonie alle tane dei pesci, e come fattore di equilibrio dell'ecosistema marino già duramente manomesso. Si può fare il paragone con i boschi, i prati, i ghiacciai delie Alpi: il complesso e delicatissimo ecosistema coperto dall'acqua condiziona la nostra esistenza Riserve e parchi marini diventano i suoi punti di resistenza alle attività umane inquinanti, con benefici diretti per la pesca Lo hanno capito bene spagnoli, algerini, tunisini, jugoslavi, greci, più svelti di noi nell'istituzione di aree marine protette confini prevalenti di ripopolamento. Tra le riserve marine vantate dalla Spagna sono quelle delle isole Chafarinas, Alboran. Cabrerà, Tabarca In Tunisia le isole di Zembra e Zembretta sono circondate da un'area ricca di pesce in cui fanno a volte incursione i siciliani. I greci hanno il parco marino nazionale delle Sporadi settentrionali: gli jugoslavi una serie di aree protette dall'Istria alla Dalmazia, più famosa quella di Brioni. La Francia ha realizzato sulla costa mediterranea la riserva nazionale della Camargue, due parchi marini nei pressi di Marsiglia (la Còte Bleue, la Baie de la dotat) più i parchi regionali e marini della Corsica, più il parco nazionale dell'isola di Pori Cros nel gruppo delle Hyères. E'questo un classico esempio di conservazione piuttosto elastica, orientata da principi quasi opposti a quelli dei nostri conservazionisti intransigenti. «Riserve e parchi marini sono anche strumenti per la valorizzazione economica degli spazi costieri», ha detto al convegno il professor Charles F. Boudouresque, dell'Università di Marsiglia. Col parco nazionale di Port Cros, creato nel 1963, i francesi hatino favorito il turismo pur tutelando l'isoletta lunga quattro chilometri e larga due e mezzo (650 ettari) con 1800 ettari di mare attorno in cui è vietata ogni forma di pesca subacquea. E' vietato accendere fuochi e fumare fuori del villaggio che conta una trentina di abitanti. Sulle alture si snodano 30 chilometri di sentieri pedonali. Nel villaggio sono compresi diversi piccoli alberghi, negozi, ristoranti. Due moletti e una serie di boe sono a disposizione delle barche in transito. In più lo Stato francese ha comprato 1000 ettari di terreno sulla vicina isola di Porquerolles per sottrarli alla speculazione edilizia e li ha affidati al -Conscrvaloin: Botanique-, gemello del •Conservatoire du LittoraU che già dispone di oltre 6000 ettari lungo le coste della Provenza. L'afflusso dei turisti alle isole è però eccessivo e causa serie preoccupazioni. Al sistema troppo elastico dei francesi sembra preferibile quello adottato dagli jugoslavi in alcuni parchi marini di eccezionale importanza. A Brioni i turisti sono ammessi sull'isola in numero limitato e soltanto sui traghetti pubblici: devono lasciare le loro barche nei porti della costa istriana. In Italia è mancata la capacità realizzatrice mentre si prolungava all'infinito la diatriba tra i fautori dello sviluppo (spesso inteso come costruzione di porticcioli con seconde case e come mano libera alla pesca distrutti vai e quelli della conserva zione pura che considera secondario il godimento delle bellezze naturali. Altra cau sa di ritardo la confusione sugli obiettivi e sui ministeri o enti locali cui affidare l'iniziativa. «In qualche caso i parchi marini si impongono come aree di riposo biologi co, in altri come strumenti di I salvaguardia di aree di ecce zsartsosmzri zionale interesse naturalistico. I criteri di individuazione e di gestione sono molto diversi», dice il professor Giuseppe Cognetti, altro relatore all'incontro dì San Teodoro. La -legge di difesa del mare', approvata un po' avventurosamente alla fine del 1982, non tiene conto di questa varietà di situazioni e di obiettivi, affidando al ministero della Marina Mercantile (che non ha mai brillato in materia di tutela ambientale) compiti del tutto sproporzionati alle sue capacità e a quelle dei suoi organi periferici, le capitanerie di porto. Quella legge prevedeva ben 20 riserve e parchi marini. Due sole istituite, e vivacchiano. Non si sono salvate neppure le secche della Meloria, raggiunte dal fango e dai detriti originati dai lavori nel porto di Livorno. L'isola di Montecristo è tutelata come un tesoro avvicinabile soltanto da pochi eletti. La riserva marina del golfo di Orosei, a tutela della foca monaca, è tuttora causa di polemiche. Forse l'esperienza jugoslava potrebbe esserci utile per accelerare la marcia verso i parchi marini promessi prima da un ministero che si è sempre occupato d'altro, poi dal ministero dell'Ambiente e infine compresi nella legge-quadro che il Parlamento non si decide a approvare. Al convegno di San Teodoro si è parlato molto del progetto di parco internazionale delle Bocche di Bonifacio, esteso 180 chilometri quadrati da Punta Sardegna e dal gruppo della Maddalena al parco marino che i francesi hanno già creato intorno alle isolette di Lavezzi, proteggendo 5000 ettari di mare con fondali preziosi (già insidiati dalla ressa di barche e di turisti nei mesi estivi). Michel Leenhardt, direttore del parco naturale della Corsica, sembrava un po'stupito dal gran parlare di progetti e dalle lungaggini nel realizzarli: «n parco sardo-corso si potrebbe fare da domani». Le situazioni socioeconomiche sono favorevoli, perché le isole minori sono tutte pressoché disabitate. «Abbiamo censito soltanto dodici costruzioni sull'arcipelago», dice Antonio Porcheddu, del Consiglio delle ricerche in Sardegna (Corisa) escludendo ovviamente la Maddalena e Caprera. Sull'isola di Budelli, famosa per la sua spiaggia rosa, vive una sola persona, il guardiano. D'eslate sulla spiaggia rosa vengono scaricate ogni giorno mille persone. Che si aspetta a fare il parco di Budelli con numero chiuso? «Questione di mesi per lo studio del progetto e per le indagini. Le popolazioni interessate sono favorevoli», dice Antonio Zattera, dell'Enea, l'Ente nazionale per l'energia alternativa che ha allargato i suoi orizzonti all'ecologia marina. Ma i progetti e gli studi restano teorici se i politici tentennano. Ne é prova l'esperienza negativa del parco marino dì Portofino, in discussione da vent'anni. Anche le Cinque Terre dovrebbero avere il loro parco marino, anche l'isola Gallinara dovrebbe diventare parco con una riserva marina attorno. In Liguria i pescatori stessi chiedono aree di riposo per ripopolare il mare impoverito. L'incomprensione e l'ostilità verso i parchi marini stanno cadendo, mentre gli operatori turistici ne scoprono i benefici. Ma i responsabili delle decisioni non hanno ancora capito che gli imperativi ecologici possono convivere con le leggi del mercato. Mario Fazio