«Sono i vescovi i maestri di fede» di Marco Tosatti

«Sono i vescovi i maestri di fede» Giovanni Paolo II replica alla lettera aperta dei 63 teologi «Sono i vescovi i maestri di fede» All'assemblea della Cei - Ma, in privato, diversi prelati non nascondono qualche simpatia per i «contestatori» CITTA' DEL VATICANO — n Papa parla alla Conferenza Episcopale riunita in Assemblea, e risponde indirettamente alla lettera aperta dei 63, affermando che -i vescovi sono gli autentici .maestri della fede, in unione tra loro e con il vescovo di Roma', e che i teologi devono collaborare fedelmente e rispettosamente con il Magistero. -Come potrebbe legitti'imamente rivendicarsi spazio per forme aperte o surrettizie di un magistero alternativo?- chiede Giovanni Paolo II, dichiarando la necessità che la verità evangelica sia condivisa da tutti i fedeli, in particolare da coloro che, come i teologi, hanno una specifica funzione nell'approfondimento della verità rivelata e nell'impegno per inserirne i contenuti nel presente contesto culturale: ad essi in modo speciale è richiesta fina stretta, fedele e rispettosa collaborazione con i pastori-. E' una risposta alla lettera, dai toni pacati, che (studiosi di teologia e di cristianesimo avevano pubbli¬ cato sulle pagine de «72 regno-, esprimendo solidarietà con la «dichiarazione di Colonia», e con le altre che vi avevano fatto seguito in Belgio, Olanda, Francia e Spagna. -La verità dell'etica cristiana—hai proseguito il Pontefice — è infatti troppo spesso insidiata e contestata, non soltanto sul piano dei comportamenti pratici, ma anche a livello dottrinale, con grave pregiudizio della vita cristiana e col rischio di compromettere ciò che di più nobile ed essenziale vi è nell'uomo-. □ richiamo del Papa e la condanna espressa dal card. Ugo Poletti, Presidente della Cei sono la risposta ufficiale alla richiesta di maggiore pluralismo, che spinge in un dibattito nuovo la Chiesa italiana. In appoggio alle tesi dei 63 si sono schierate le Edizioni Paoline, con un editoriale di «Jesus», posizione confermata ieri dal direttore di «Famiglia Cristiana», don Leonardo Zega. Subito ha risposto un corsivo di «Avvenire», il quotidiano dell'episco- pato. -In questo modo i due più diffusi periodici italiani, venduti ogni dornenica in quasi tutte le chiese, assumono una posizione che giustifica e fiancheggia quell'iniziativa... Ancor più delicata dunque si fa una questione per la quale già domenica i vescovi paventavano «possibili divisioni della compagine ecclesiale» e mettevano in guardia i credenti da «fallaci suggestioni». Ma i vescovi sono cosi concordi, sulla linea dura? Le citazioni di Avvenire si riferiscono al comunicato emesso sabato pomeriggio dalla Segreteria della Cei, non appena le telescriventi avevano finito di trasmettere il testo dei 63. Ufficialmente l'Assemblea ha espresso solidarietà al card. Poletti. In privato, non pochi presuli hanno espresso riser¬ ve, di forma e di sostanza, su una presa di posizione che li metteva di fronte al fatto compiuto. Alcuni avrebbero voluto poter dire la propria opinione senza trovarsi la strada sbarrata da un comunicato ufficiale; altri perché pensano che la richiesta di dibattito e di dialogo espressa dai «63» abbia come fondo un disagio reale, e meriti di essere affrontata con un approc¬ cio diverso dalla condanna pura e semplice. Anche perché gli argomenti portati dai firmatari sono condivisi da molti altri, teologi e non; che non hanno firmato per paura di provvedimenti disciplinari molto pesanti. Infatti, a differenza di altri Paesi europei, dove i teologi lavorano in Università statalijn Italia la grande maggioranza dipende dai vescovi o direttamente dalla Santa Sede: il che li espone a immediate rappresaglie, di cui la reazione dei vertici episcopali forse è solo il preavviso. -Sono reazioni scontate e prevedibili, da un certo punto di vista — ci ha detto il prof. Franco Boi giani. Ordinario di Storia del Cristianesimo all'Università di Torino, uno dei «63» —; dall'altro inquietanti, in quanto non ci si vuol rendere conto delle tensioni e dello scontento di larghe frange, aperte e adulte del cattolicesimo italiano e si fanno balenare invece minacce di procedere a drastiche repressioni. Si parla di dialogo, purché questo av¬ venga in segreto e non in pubblico-. Secondo il prof. Bolgiani nei prossimi mesi ci saranno rappresaglie sui professori di seminario o di facoltà teologiche: -Per questo è necessario che noi laici parliamo». Anche se alcuni laici non hanno firmato, o hanno ritirato la firma •perché il tono del documento è sembrato troppo intraecclesiale, non abbastanza laico. Ma i problemi che la dichiarazione solleva riguardano non solo i teologi, ma tutti-. D. problema di fondo, secondo Bolgiani è che -oggi vengono non proposti, ma imposti alla Chiesa modelli culturali omogenei a una certa area cattolico-slava che non si è confrontata con le profonde, ma salutari, sfide critiche della cultura occidentale, 'fendono a far leva su modi e metodi populistico<attolici che rischiano di far regredire la consapevolezza critica che i credenti occidentali hanno acquisito nella duplice fedeltà a Cristo e alla società». Marco Tosatti

Persone citate: Bolgiani, Franco Boi, Giovanni Paolo Ii, Leonardo Zega, Poletti, Ugo Poletti

Luoghi citati: Belgio, Citta' Del Vaticano, Francia, Italia, Olanda, Spagna