Pechino

giovani provati dal digiuno, duemila ricoverati in tre giorni, secondo le voci della piazza, molti dei quali tornati a Tienanmen dopo le prime cure. Più tardi, la televisione ha mostrato brevemente Li chino su un lettuccio, la mano sulla spalla di un ragazzo stremato e smagrito, la fascia bianca stretta alle tempie, una flebo al braccio. Ha mostrato Zhao parlare all'orecchio di un altro, sorridergli, abbracciarlo quasi. Ha mostrato Chao Shi, responsabile della disciplina nel partito, parlare a un terzo con gentilezza e tenerezza quasi •Lì Peng e Zhao hanno apprezzato l'entusiasmo dei giovani per la democrazia», ha commentato la tv: «Hanno assicurato che il governo e il partito prenderanno presto in considerazione le richieste degli studenti». Ma quando, al mattino, gli altoparlanti hanno dato la notizia a Tienanmen, la gente fischiava, e poco dopo sono state rese note altre richieste: il Politburo deve rìunìsl subito, in seduta speciale, per 'finire la dittatura di un uomo solo-, per cacciare Deng, insomma; il partito deve avviare un'inchiesta ufficiale per individuare e punire i responsabili dell'editoriale pubblicato dal Quotidiano del Popolo il 22 aprile, nel quale gli studenti erano definiti 'teppisti-; il dialogo potrà riprendere soltanto davanti alle telecamere, in diretta, perché -tutto il Paese deve sapere». E' un punto morto, la ribellione è forse sfiorata dalla delicata e misteriosa tentazione della vittoria ad ogni costo, il potere si trattiene a stento, forse, dalla tentazione dell'azione risolutiva e definitiva. Ma in che modo, come? Ieri a tarda sera, dalla piazza rimbalzavano i timori di un inter¬ vento delle truppe, l'insistenza di li Peng agli studenti sulla necessità di salvare, prima di tutto, la vita ai giovani che continuano lo sciopero, fa ritenere che la copertura del potere potrebbe essere proprio questa, un intervento per portar via da Tienanmen chi continua il digiuno. Ma l'uragano che ha spazzato ieri Pechino, la pioggia torrenziale che ha sconvolto la città, hanno all'Improvviso cambiato la geografia della piazza, disperdendo in cento rivoli i tremila scioperanti. «Salvarli», a questo punto, significa cercarli, passare al vaglio i 40 ettari di Tienanmen, sfaldare tutti i capannelli che l'ingombrano. Significa sgombrare la piazza,' con tutti i rischi che comporta un'operazione come questa, anche se condotta da militari disarmati. Sono timori e voci, ancora, ma tengono Tienanmen sospesa, e danno alla crisi un volto nuovo e incerto. Di sicuro, l'immagine che per il secondo giorno, ieri, la città offriva al mondo era quella straordinaria e inquietante della confusione organizzata. Come la vigilia e forse ancora di più, Pechino ieri era in mano agli «altri», dappertutto si vedevano le tute e gli elmetti da lavoro degli operai scesi dalle fabbriche della periferia e della provincia, i camici bianchi dei medici e dei tecnici, le divise degli scolari delle medie e delle elementari, ognuno con le bandiere e i cartelli che li individuavano nell'immenso pellegrinaggio verso Tienanmen, ognuno parte e porzione della coscienza collettiva della capi¬ tale in marcia verso il suo centro politico, storico e sentimentale. Dappertutto, nei grandi viali del centro e in periferia, le strade erano invase, gruppi di camion delle fabbriche di Stato e delle Comuni agricole correvano colmi di operai, di contadini e di passanti raccolti con le insegne della protesta, e poi cortei di biciclette, di taxi e di risciò applauditi e salutati dalla gente rimasta alla fine¬ stra a sventolare bandiere e' slogan, dagli operai rimasti ' sulle impalcature delle case in costruzione, dagli autisti dei " bus trasformati all'improvviso in «autobus della ribellione». A il Pechino, ieri, le cento animedelia protesta e le cento voci • della rivolta popolare parlava-, no tutte insieme, e la loro Un-,. gua era quella che si ascolta,] nei momenti difficili e bellissimi della storia in crisi. Emanuele Novazio "