«Da grande voglio fare il camorrista» di Fulvio Milone

«Da grande voglio fare il camorrista» Bambino napoletano si finge parente del capoelan e si fa pagare dai compagni di scuola «Da grande voglio fare il camorrista» NAPOLI — I suoi compagni, come tutti i ragazzi del mondo, sognavano un futuro da calciatore, o da grande attore. Lui no. Credeva di aver capito da che parte si deve stare, in una città dove la violenza è troppo spesso un sistema di vita. Da grande, Elia S., 14 anni, voleva fare il camorrista. E si era già immedesimato nella parte, a tal punto da conquistarsi il titolo di «padrino» nella scuola media statale «Stabiae»: pretendeva soldi e merendine dagli scolari in cambio della protezione «dentro e fuori» l'istituto; si faceva perfino baciare la mano quando entrava in classe. Le femminucce erano esonerate dall'atto di sottomissione: una piccola, cortese attenzione verso il gentil sesso. I compagni erano terrorizzati da quel ragazzone che frequentava per la terza volta le seconda media. Elia S. si spacciava infatti per un parente di Michele D'Alessan¬ dro, temibile boss della camorra di Castellammare di Stabia, che un paio di settimane fa si è scontrato a colpi di mitra con una banda rivale. Bilancio della battaglia: quattro morti e tre feriti. Il ragazzo raccontava ai bambini timorosi che faceva parte di una formazione camorrista «under 18», e in nome dell'onnipotente D'Alessandro pretendeva panini, aranciate e mille lire alla settimana. La frottola, Elia l'aveva raccontata così bene che dall'inizio dell'anno scolastico nessun alunno avvicinato aveva avuto il coraggio di ribellarsi alle richieste. Ma qualcosa è cominciato a trapelare su quell'aspirante camorrista, tanto che i genitori di alcuni bambini hanno informato i carabinieri di Castellammare. Le indagini sono durate appena ventiquattr'ore, il tempo di ascoltare alcuni studenti e di interrogare il giovane Elia. Abbandonati i panni del ■•guappo- arrogante e violento, lo scolaro ha tentato di giustificarsi: «Afa che avete capito? Io scherzavo: che colpa ne ho se quelli mi prendevano sul serto?". I carabinieri non l'hanno bevuta. Avrebbero voluto comunque lasciar correre, considerata la giovanissima età del -taglieggiatore». ma Elia S. ha quattordici anni compiuti. E la legge dice che a quell'età si può essere imputati di un reato. Cosi il vecchio maresciallo ha dovuto inviare un rapporto alla Procura della Repubblica dei minori, e denunciare il ragazzo per «estorsione continuata». Il «padrino» ha comunque evitato l'onta dell'arresto. E' tornato a casa, un palazzone popolare nella zona più degradata della città, dove vive una situazione familiare disastrosa. Il padre, operaio ai cantieri navali di Castellammare di Stabia, è morto un anno fa in un incidente automobilistico, lasciando moglie e sette figli: il maggiore ha diciannove anni, l'ultimo appena quattro. Di soldi, Elia ne ha visti sempre pochi, anche prima della tragica fine del padre. Per tirare avanti, la madre lavora come collaboratrice domestica. Egli stesso, dopo la scuola, sbarca il lunario sorvegliando le auto in un parcheggio abusivo. Bocciato tre volte, quel ragazzone dall'espressione arcigna sotto un gran ciuffo castano si era iscritto alla seconda media, sezione C. Classe mista, popolata da alunni molto più piccoli di lui, in un istituto, lo «Stabiae», frequentato dai rampolli della buona borghesia cittadina. La sua seconda vita camorrista Elia se l'è preparata con cura, sin dal primo giorno di scuola. Ha individuato i compagni giusti, quelli più timidi e deboli, ai quali ha confessato' -Sono parente di D'Alessandro. Si, avete capilo bene: proprio quel D'Alessandro. Quindi portatemi rispetto-. La notizia è rimbalzata di aula in aula. Nessuna meraviglia, dunque, che gli scolari abbiano obbedito senza fiatare al "padrino ■• sin dall'inizio. Le richieste, scritte su un biglietto consegnato in fretta, erano inequivocabili: -Voglio mille lire alla settimana. Dovete pagare se volete essere protetti dentro e fuori la scuola». I malcapitati pagavano, e per tenersi buono il pericoloso "Camorrista» consegnavano bibite, merende e figurine. Guai ai pochi che si ribellavano: Elia, aspirante camorrista, aveva le mani pesanti e i suoi pugni non per ■ donavano. Fulvio Milone

Persone citate: D'alessandro, Elia S.

Luoghi citati: Castellammare, Castellammare Di Stabia, Napoli