Vivere la vita? Meglio contemplarla

Vivere la vita? Meglio contemplarla Alla Quindicina dei registi i tedeschi «Il filosofo» di Thome e «Maria delle stelle» di Mauch Vivere la vita? Meglio contemplarla Due film interessanti, colmi di grazia e di leggerezza • Fuori concorso l'affascinante documentario del francese Gerard Vienne «Il popolo delle scimmie»: indagine su alcune specie minacciate dalla distruzione del loro habitat CANNES — Possìbile che 1 tedeschi abbiano imparato la grazia, la leggerezza? E come sarà che nei film si moltiplica una specie contemporanea di voyeurs, che contemplano la vita attraverso strumenti tecnologici senza provare il desiderio di viverla? Te lo chiedi vedendo due film tedeschi interessanti presentati alla Quindicina dei registi: DerPhilosoph (Il filosofo) del cinquantenne Rudolf Thome, con Johannes Herrschmann, Adriana Altaras, Friederike Tiefenbacher, Claudia Matschulla; e Maria von den Sternen (Maria delle stelle) del cinquantaduenne Thomas Mauch, con Robert Duessler, Katja Junge. In Der Philosoph un giovane filosofo brutto e vergine, autore dello studio L'amore della saggezza, dedito a un'esistenza solitaria e ascetica tutta intellettuale, incontra tre ragazze belle che s'interessano straordinariamente a lui. Lo lodano, lo corteggiano, lo invitano a stare in casa loro, lo ascoltano, cucinano per lui cibi squisiti, gli regalano computer, lo servono, lo divertono, gli fanno fare l'amore: 'Rimarremo con te e ti ameremo», promettono, e rivelano d'essere «una pattuglia del tempo, senza età», un trio immortale di dee. Felice, spaventato, il filosofo fugge nella sua solitudine ma non resiste, torna dalle ragazze. Se per loro che sono dee tem¬ po e spazio non esistono, sarà così anche per lui che non casualmente si chiama Hermes: «La morte è degli uomini, la vita dà ragione alle donne». Può sembrare una faccenda lambiccata e presuntuosa: invece il piccolo racconto filosofico ha una felicità, una grazia, una vitalità lieve, una giustezza di stile molto notevoli e elegante¬ mente divertenti. In Maria von den Sternen un ragazzo studioso, di professione insegnante elementare, passa l'estate in un piccolo osservatorio astronomico abbandonato tra gli alberi, in mezzo all'abitato. Con binocolo e telescopio guarda la luna il cielo e le stelle, ma spia anche la vita e soprattutto quella imprevedibile di Maria, ragazza bella, fatale, misteriosa. Come in un film di Kieslowsld, se ne innamora contemplandola. La incontra, la sposa. E' felice, torna a lavorare a scuola, ma la felicità non basta: un giorno, per caso, riprende a guardare, irresistibilmente contagiato dal virus che, dice il regista, «provoca una dislocazione della comunicazione, Quindi dell'immaginario, verso quel nuovo voyeurismo che è un aspetto doloroso e insieme positivo del futuro». Nel cuore del passato, del presente e del futuro sta Le peuple singe (Il popolo delle scimmie) del francese Gerard Vienne, prodotto da Jacques Perrin, presentato fuori concorso nella selezione ufficiale: un documentario affascinante realizzato durante cinque anni su alcune delle centoventi specie di scimmie viventi nelle foreste d'Asia, d'Africa e d'America, minacciate dalla distruzione del loro habitat da parte degli uomini. 1.1.

Luoghi citati: Africa, America, Asia