Piga dà gli otto giorni all'Amef di Valeria Sacchi

Piga dà gli otto giorni all'Amef Il titolo resta sospeso, la Consob riconvoca gli amministratori per giovedì Piga dà gli otto giorni all'Amef Spera che nel frattempo gli azionisti trovino una linea comune - Ma la pace tra Fininvest e De Benedetti è ancora lontana - Berlusconi è deciso a rafforzarsi in vista della scadenza del patto di sindacato tra un anno e mezzo MILANO — La decisione sulla Amef slitta di otto giorni: la Consob ha infatti riconvocato gli amministratori della finanziaria per giovedì 25 maggio, con la speranza che nel frattempo gli azionisti della società decidano sul da farsi, e si accordino su una linea comune. Intanto, il titolo rimane sospeso dal listino mentre la Commissione cercherà di condurre a termine un'indagine sugli ultimi movimenti di Borsa. Per giorni e giorni, infatti, il prezzo dell'azione non ha potuto essere rilevato. Un giorno, 60.000 titoli Amef non hanno potuto passare di mano a Piazza Affari, e la contrattazione si è conclusa fuori Borsa ad un prezzo vicino a 16.000 lire. Le anomalie del mercato, insomma, sono numerose, e si tratta di vedere se esistono premeditate azioni di disturbo, e da parte di chi. Ieri, all'uscita dall'incontro con la Consob, i rappresentanti di Amef e dei maggiori membri del sindacato Amef hanno ostentato tranquillità e coesione. "Siamo stati chiamati per collaborare a ripristinare la regolare condizione del mercato, fugando le preoccupazioni che hanno indotto alla sospensione del titolo. Fra una settimana ci incontreremo di nuovo per esaminare la situazione» ha detto Vittorio Ripa di Meana, presente nella duplice veste di presidente di Amef e di rappresentante della Cir e della famiglia Formenton. Ha aggiunto Vittorio Dotti, lega- le del gruppo Fininvest e rappresentante di Berlusconi: "Non è detto che ci siano per noi le possibilità di operare nel senso della quotazione regolare, in quanto la regolarità delle contrattazioni dipende da fattori estemi al sindacato di controllo». Ancora più oltre è andato Fedele Confalonieri, vicepresidente di Amef, ai vertici di Fininvest, che ha affermato: «Tutte le parti sono in sintonia con le intenzioni e l'analisi condotta dalla Consob su questa vicenda, che a nostro giudizio è stata molto surriscaldata dagli organi di stampa, i quali hanno dipinto uria situazione in tinte drammatiche, creando allarmi ingiustificati». I legali dei due schieramenti (Ripa di Meana per De Be- nedetti-Formenton, Confalonieri e Dotti per Berlusconi) hanno tentato ieri di lasciare intendere che non esistono dissidi. Ma la realtà è un po' diversa. Al di là delle dichiarazioni, è ormai chiaro che, mentre a De Benedetti una sospensione del titolo sta bene, a Berlusconi questo non va. La Consob lo ha capito bene e, fissando il prossimo incontro giovedì, ha implicitamente mandato ai due gruppi un chiaro segnale: "Signori, cercate dì mettervi d'accordo». Perché, anche se è vero che il flottante Amef è basso, bisognerebbe intendersi su cosa è questo flottante. Il sindacato Amef blocca circa il 75% dei titoli Amef, un altro 11% (fuori sindacato) è in mano di De Benedetti, i fondi di Berlusconi hanno lo 0,70%, Mediobanca ha il 2,16%, tre banche (Commercio e Industria, Bui e Montepaschi) hanno a riporto un altro 0,957o. Come bisogna considerare queste quote, flottante o no? Il flottante libero, comunque è vicino al 4%. Di fatto, i bisticci sulla Amef altro non sono che i prodromi di una scadenza importante, quella del patto di sindacato Amef, con tutto quello che essa comporterà. E' vero che il patto scade alla fine del 1990, e manca dunque ancora un anno e mezzo, ma quando sono di mezzo questioni complicate diciotto mesi sono brevissimi. Alla fine del patto, l'alleanza De Benedetti-Formenton potrà infatti contare su una maggioranza assoluta all'interno della Mondadori. Logico che Silvio Berlusconi cerchi, per tempo, di trovare un accordo che gli consenta dì mantenere una posizione di qualche rilievo, e gli eviti l'emarginazione. La faccenda va affrontata ora anche per altri motivi: il passaggio recente del gruppo Espresso a Mondadori pone il problema di dove collocare questa partecipazione (anche in vista di una futura fusione). Di qui la necessità di disegnare fin da ora un nuovo assetto societario per l'intero gruppo editoriale. Non a caso si è parlato di un riassetto del gruppo con una holding capofila, di fusione Amef-Cir. Tutte cose che richiedono lunghe discussioni. Valeria Sacchi