La Cassazione contro il Csm di Giovanni Bianconi
La Cassazione contro il Csm Sì inasprisce la polemica sugli annullamenti dei processi di mafia La Cassazione contro il Csm I giudici della sezione presieduta da Carnevale: «Non siamo stati difesi dal linciaggio di alcuni giornali» «Inoltre veniamo penalizzati nella carriera» - L'organo di autogoverno replica: «Non vi abbiamo mai discriminati» - Crìtiche al ministro per il caso Serena: Vassalli non doveva intervenire sull'operato dei magistrati ! ROMA — I giudici definiti «ammazzasentenze» si ribellano. Sei consiglieri della prima sezione penale della Cassazione, quella presieduta da Corrado Carnevale, accusano il Consiglio superiore della Magistratura: non solo non li ha difesi dal "linciaggio- messo in atto da alcuni organi di informazione, ma il solo fatto di appartenere a quell'organismo che ha annullato alcuni processi di mafia è diventato 'sufficiente, in sede di valutazione per il conferimento di incarichi giudiziari, per vedersi riservare un trattamento deteriore rispetto ad altri candidati. Ciò che recentemente è accaduto in diverse occasioni-. L'attacco è contenuto in una lettera che i sei giudici hanno scritto due settimane fa al presidente della Repubblica Cossiga, e che ieri è stata resa nota al Consiglio. L'organo di autogoverno dei giudici, convocato in seduta plenaria per discutere un'altra vicenda in cui sono piovute critiche sulla magistratura, quella di Serena Cruz, ha immediatamente risposto con un documento nel quale si respinge ogni addebito. Il Consiglio, è scrìtto in un comunicato approvato all'unanimità dopo un breve dibattito, si è sempre scrupolosamente attenuto, nei trasferimenti a domanda o nei conferimenti di incarichi direttivi, alla valutazione esclusiva dei requisiti di anzianità, attitudine e merito previsti dalla legge-. Nessuna discriminazione contro i giudici della Cassazione dunque. Ma le accuse al Consiglio non si fermavano li. Di fronte agli attacchi contro Carnevale e la suprema Corte, hanno scritto i sei magistrati, nasce il dubbio che -il silenzio di chi potrebbe intervenire per farli cessare, e che avrebbe il dovere istituzionale di farlo, sia interpretabile come implicita adesione, e concreto incoraggiamento verso chi li pone in essere-. Su questo punto, per ora, nessuna risposta. Respinto l'attacco sulle presunte vessazioni, il Csm ha deciso di affrontare nella sede della commissione Riforma gli altri aspetti della lettera-accusa. Si è così cominciato a discutere del «caso Serena», una vicenda che ha provocato scontri e divisioni anche nell'aula del Consiglio. Ma il tema della Cassazione e delle sue sentenze di annullamento dei processi di mafia è tornato più volte a galla, con il comune denominatore degli interventi del ministro della Giustizia Vassalli. Il Guardasigilli, in Parlamento, ha infatti criticato i giudici minorili che hanno tolto Serena Cruz alla famiglia Giubergia, mentre ha difeso Carnevale e i suoi colleghi della Corte suprema. "Quando un ministro si mette a fare ogni volta una critica ad una sentenza, entrando pesantemente nel merito, travalica le sue funzioni-, ha detto Carlo Smuraglia, consigliere «laico» comunista. "La critica — gli ha fatto eco Giuseppe Borre, rappresentante di Magistratura democratica — realizza il suo vero scopo quando ser¬ ve ad assicurare il rispetto delle regole, non quando tende a certi risultati anche indipendentemente dalle regole, sotto la spinta del sentimento comune-. Schierati a difesa del ministro, invece, i «laici» del psi, del pli e della de. Per Fernanda Contri, socialista, la decisione dei giudici torinesi su Serena è -giusta nella sostanza, ma sbagliata nei tempi e nei modi-. "Il diritto di critica nei confronti delle decisioni giudiziarie — ha aggiunto il liberale Palumbo —, è assoluto e non limitabile. Conseguentemente neanche il Csm può criticare chi critica-. Alcuni componenti «togati» delle correnti più moderate <Magistratura indipendente e Unità per la Costituzione) non volevano nemmeno che si affrontasse il «caso Serena», proprio per evitare che anche il Csm, col suo dibattito, sconfinasse in pronunciamenti sulle decisioni dei suoi colleghi. Alla fine però è prevalsa la tendenza a discuterne perché, come ha sottolineato Borre, "la magistratura non deve sentirsi in una fortezza assediata-. Dopo un'intera giornata di dibattito si sono fronteggiati due documenti. Uno di Md, dove si afferma che il diritto di critica non deve -sacrificare la legge o sue legittime interpretazioni a presunte sovrastanti esigenze di senso o sentimento comune-, come sarebbe accaduto nella vicenda di Serena. L'altro, presentato dai «laici» comunisti, affronta più da vicino il problema delle adozioni dei minori. In esso si propone che la commissione Riforma del Csm esprima il suo parere sulle eventuali modifiche alla normativa che regola adozioni e affidamenti, promuovendo inoltre incontri e seminari per riesaminare la legge del 1983, giudicata insufficiente in alcuni punti dallo stesso Vassalli. Con dodici voti a favore e 17 astensioni è stato approvato il documento di Md, mentre quello del pei è stato respinto con 6 sì e 19 no. Giovanni Bianconi
Luoghi citati: Roma
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