Bonn sfida gli hezbollah di Alfredo Venturi

Bonn sfida gli hezbollah Francoforte, ergastolo al libanese che dirottò un Boeing Usa Bonn sfida gli hezbollah Mohamed Hamadi aveva ucciso un ostaggio, un marinaio americano - Si teme ora per la sorte di due tedeschi rapiti a Beirut • L'OIp: l'organizzazione umanitaria per cui lavorano copre i sequestratori DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Heiner Mueckenberger, presidente del tribunale di Francoforte, è stato di parola. Aveva detto che nessun ricatto avrebbe impedito il corso della giustizia e così è stato: Mohamed Hamadi, il giovane libanese sotto processo da dieci mesi e mezzo, è stato condannato all'ergastolo. Per impedirne l'estradizione negli Stati Uniti, i gruppi sciiti filoiraniani di Beirut avevano rapito tre tedeschi, poi liberati. E in questi giorni, per ottenere una sentenza mite, si sono impadroniti di alcuni altri cittadini federali: e due sono tuttora nelle loro mani. La sentenza non è stata affatto mite: essa riprende invece, punto per punto, le argomentazioni della pubblica accusa. Hamadi è stato cioè riconosciuto colpevole non soltanto degli addebiti che lui stesso ammette: di avere cioè partecipato nel giugno dell'85 al dirottamento del Boeing americano in volo da Atene a Roma, e di avere cercato di introdurre esplosivi in Germania. Ma anche di quello che ha disperatamente negato: di essere cioè responsabile dell'assassinio di Robert Stethem. E' costui il giovane americano che fu scelto fra i centocinquanta ostaggi, probabilmente perché i suoi documenti lo rivelavano soldato di marina, ucciso a colpi di pistola, scaraventato dal Boeing sulla pista dell'aeroporto di Beirut. Lui, il barbuto militante sciita, apparentemente ha preso la cosa con filosofia, parlando di volontà di Dio. I genitori del povero Stethem, parte civile al processo, hanno salutato la sentenza con soddisfazione. Ma subito dopo hanno manifestato un dubbio: purché i tedeschi non finiscano con il liberarlo anzitempo. D caso Hamadi provocò, subito dopo l'arresto del terrorista all'aeroporto di Francoforte, una certa tensione fra Bonn e Washington. La magistratura degli Stati Uniti aveva chiesto l'estradizione. Poco dopo le milizie sciite libanesi rapirono due tedeschi, Rudolf Cordes e Alfred Schmidt. Si voleva premere sulla Germania perché non consegnasse Hamadi agli Stati Uniti Così, quando la magistratura tedesca fece sapere che avrebbe provveduto lei stessa a giudicare il terrorista, qualcuno pensò che i tedeschi avevano ceduto, e che alla fine una sentenza accomodan¬ te avrebbe chiuso la vicenda. Poco più tardi venne arrestato Abbas Hamadi, fratello di Mohamed: poi condannato a tredici anni di carcere per avere partecipato al rapimento di Cordes. Quest'ultimo, e così Schmidt e un terzo tedesco rapito per alcuni giorni, riavranno finalmente la libertà. E il processo andrà avanti: con una sfilata di testimoni quasi tutti concordi nel puntare il dito contro l'imputato. C'era un solo appiglio al quale poteva appendersi la prospettiva di una sentenza benevola: l'età di Hamadi. Lui sosteneva di essere stato minorenne all'epoca del fatto. Se accettata dalla Corte, que¬ sta ipotesi avrebbe ridotto drasticamente la pena, indipendentemente dai fatti accertati. Ma la Corte non solo non l'ha accettata: ha anche aggiunto ai molti addebiti il falso. Adesso la questione Hamadi cessa di essere un caso giuridico e diventa un fatto di ordine pubblico. Massima allerta, è ovvio, per la polizia e i servizi di sicurezza. E intanto la Procura federale ha aperto un'inchiesta per gli ultimi sequestri in Libano, che rimangono avvolti da una cortina di ambiguo mistero. I tedeschi rapiti, sia nel primo episodio di alcuni giorni fa, sia nel secondo dell'altro ieri, sono cooperatori di una organizzazione assistenziale, la Asme-Humanitas, che da tempo opera nel Libano meridionale. Per ben quindici volte, ha fatto sapere un portavoce del ministero degli Esteri, abbiamo consigliato quelli della Asme-Humanitas di lasciare il Libano. Non sì sa nemmeno chi siano i guerriglieri che hanno realizzato i due sequestri. Ieri l'Olp ha accusato la Asme-Humanitas di omertà, perchè non rivela il nome del gruppo a cui appartengono i rapitori. Dopo la liberazione seguita al primo episodio, i tedeschi rapiti dissero che si intendeva ottenere clemenza a Francoforte. Ma il tribunale è andato dritto per la sua strada. Alfredo Venturi