Suite per Elisabetta

Suite per Elisabetta Ellington la scrisse nel 1959 Suite per Elisabetta APalermo, alla fine dello scorso aprile, si è verificato uno di quegli eventi — ancora rari ma significativi — che anticipano un modo nuovo di gestire il jazz da parte degli enti culturali avveduti: non più, o non soltanto, i soliti concerti affidati ai soliti nomi, ma buone idee e produzioni originali. L'Associazione siciliana per la musica jazz ha invitato Bob Wilber a dirigere l'orchestra stabile dell'istituzione per eseguire la Queens' suite di Duke Ellington nel quadro di una serata interamente ellingtoniana L'opera era stata programmata in pubblico una volta sola, il 29 maggio 1988 a Oldham, in Inghilterra, e merita qualche riflessione al di là degli echi di cronaca che sono stati tutti favorevoli. Fra le composizioni sinfoniche di Ellington — del quale sta per cadere il quindicesimo anniversario della morte, avvenuta il 24 maggio 1974 — la Queen 's occupa una posizione singolare : fu scritta nel '59 e dedicata all'attuale regina d'Inghilterra. Per solennizzare l'iniziativa, registrò l'opera a condizione che ne venisse fatto un solo disco da dare in omaggio alla sovrana. Soltanto dopo la scomparsa dell'autore la suite fu messa in commercio, assieme ad altre, in un Lp singolo (The Ellington suites. 1976, Pablo) e in cofanetto di tre dischi (The genius of duke Ellington. 1984, Pablo). La critica e il pubblico appresero finalmente che la partitura si articola in sei movimenti della durata complessiva di venti minuti e che lascia ampi spazi solistici al pianoforte di Duke Ellington, al sax alto sofisticato di Johnny Hodges, al clarinetto di Jimmy Hamilton, alla percussione di Jimmy Johnson, e si vale di un tipico tessuto armonico pastellato, raffinato, con temi semplici e meravigliosi. E' bene ribadire, per l'occasione, che le suites di Ellington rappresentano, in ordine storico, il primo rivoluzionario tentativo di superare lo schema usuale dell'opera-jazz, coincidente alle origini con quello della canzone, n compositore cominciò a provarci fin dal 1931 con la Creole Rhapsody, della quale esistono due versioni discografiche, runa sotto etichetta Brunswick della durata di sei minuti, l'altra di otto per la Rea Victor. A ciò Ellington fu spinto dall'inconfessata ambizione di misurarsi con gli autDri dotti europei, rimasticando in principio elementi (non sempre ben scelti) di Debussy e di Delius. Nondimeno, il suo ingegno creativo lo portò a licenziare nel 1943 la famosa Black, brown and beige (Cd Blue bird). La Queen's, date le vicende che ne hanno caratterizzato la gestazione la pubblicazione, è tra le meno conosciute. Eppure è tra le più belle e coerenti: ne fa fede l'entusiasmo con cui l'ha accolta il pubblico di Palermo, seppure in un'interpretazione che, inevitabilmente, ha fatto un po' rimpiangere l'originale. Franco Fayenz Duke Ellington al pianoforte

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