Tivù e sport di Gianni Romeo
Qui rischiamo l'indigestione Tivù e sport di Gianni Romeo Qui rischiamo l'indigestione Lo dìo dell'educazione sportiva, o più semplicemente dell'educazione, passa anche attraverso l'obiettività e la serenità di giudizio alle quali i giornalisti dovrebbero sempre ispirarsi. Se la carta stampata cade spesso in tentazione in nome di presunti interessi editoriali, non può invece sbandierare questo alibi la televisione nazionale. Eppure in tentazione enei peccato cade anch'essa molto spesso, ed è peccato mortale. Prendiamo le finali delle coppe europee di calcio. Dopo Giorgio Martino da Napoli, e prepariamoci a riascoltare le sue ardite teorie stasera da Stoccarda, ecco Ennio Vitanza con la Sampdoria da Berna. Tre rigori per i liguri aveva visto "Occhio di falco", nonché il secondo gol dei catalani in netto fuorigioco. C'è da doma?idarsi perché partite così importanti vengano appaltate con logica tutta Rai e non con logica giornalistica, cioè affidate a chi di calcio s'intende davvero, come Pizzul o qualche altro. C'è da domandarsi se certi telecronisti vengono indotti in errore da un mal riposto amor di patria, oppure dall'ignoranza quasi totale dei regolamenti. Forse tutt'e due le cose. A proposito di regolamenti, prendiamo Marcello Giannini da Firenze, domenica in «90° minuto*. Andava spiegando che l'arbitro nell'occasione del concitato gol fiorentino di paternità dubbia aveva scritto sul taccuino il nome di Baggio, quando gli addetti ai lavori dovrebbero sapere che l'arbitro non assegna mai la paternità ai gol. Una sciocchezza, direte. Certo. Ma a forza di sciocchezzuole si costruiscono montagne gonfie di ridicolo. E' certamente una sciocchezza quella di Vitanza durante la telecronaca europea della Samp, quando ha confuso Julio Salinas con un Julio cantante, Iglesias. E quella del nostro Giannini, quando ha pronunciato Ghiggia, argentino d'altri tempi, anziché Caniggia. Sciocchezze anche divertenti, se vogliamo. Ma perché il divertimento deve avvenire sempre alle spalle degli sportivi, considerati evidentemente una sottospecie alla quale si può dare in pasto ogni cibo, avendo lo stomaco da struzzi? Intendiamoci, se sopportano la qualità di certe gare gli sportivi potranno digerire anche certi commenti. Ma a tutto c'è un liinite. Anche al fatto che da qualche settimana «90° minuto" si concluda con le immagini commentate in inglese e in spagnolo. Certamente le azioni spumeggianti hanno ben altra musicalità con il cantilenante idioma castìgliano e le giocate vigorose con l'inglese si gustano meglio. Ma il senso del ridicolo dove lo mettiamo? Se Valenti deve far sapere che la trasmissio7ie viene esportata ci crediamo sulla parola, non si disturbi a darci ancora quella coda bilingue. Semmai la Rai dovrebbe usare meglio il suo tempo. Ad esempio non ripetendosi nel malvezzo di troncare certe telecronache prima della conclusione. Sintomatico quello che era successo il 6 maggio con la seconda finale della pallavolo fra Panini e Maxicono. Sul 6-2 del quarto set, zac! E Iacopo Volpi, il telecronista, che gemeva: «Spero nel buon cuore dei colleghi per riavere la linea...». Anche non trattando con disprezzo certi sport si fa educazione sportiva. O no?
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