«Cancro al rene, ora si spera» di Fulvio Milone

«Vuoi cantare a Sanremo? Paga, ci penso la camorra» A Napoli un boss avrebbe venduto a «emergenti» un posto al Festival «Vuoi cantare a Sanremo? Paga, ci penso la camorra» Il faccendiere (in carcere per droga) prometteva «giuste raccomandazioni» NAPOLI — Vuoi cantare a Sanremo? Niente paura, rivolgiti ad un manager d'eccezione: la premiata ditta «Camorra spa». E sul palco dell'Ariston, in un tripudio di note e di fiori, ci sarai anche tu. In quanti hanno raccolto l'invito? E con quali risultati? Ogni risposta è prematura: vorrebbe poterla dare anche il giudice istruttore napoletano Francesco Sbrizzi, che appena ventiquattr'ore fa ha aperto un'inchiesta. Il sospetto è che la lunga ombra della camorra che prospera alle pendici del Vesuvio sia riuscita ad oscurare anche il sole che bacia la riviera ligure. I carabinieri ci sono arrivati per caso, indagando su un traffico internazionale di droga. Inseguendo i corrieri della mala che scorrazzavano su auto imbottite di hashish sono inciampati in un oscuro personaggio di Casoria, un paesone alle porte di Napoli: Mario Veneroso, 38 anni, proprietario di un'autofficina e noleggiatore di video-poker, amico di potenti camorristi legati al clan di Lorenzo Nuvoletta e bene introdotto negli ambienti del sottobosco politico della provincia. Che c'entra Veneroso con lo scandalo di Sanremo? E' presto detto: il piccolo faccendiere avrebbe trovato il tempo di «trattare» anche la partecipazione al festival nella categoria «emergenti» di cantanti di belle speranze Veneroso, sospettano gli in quirenti, avrebbe fatto da intermediario per il pagamento delle tangenti a personaggi neanche poi tanto al di sopra di ogni sospetto. C'è di più: alcuni suoi emissari sarebbero partiti per Sanremo proprio nel periodo della selezione dei candidati. I carabinieri del reparto operativo di Napoli non si lasciano sfuggire una parola sui misteri del festival di Sanremo. Si sa tuttavia che hanno già inviato un rapporto al magistrato, e che da alcuni giorni lavorano a stretto contatto di gomito con un gruppo di loro colleghi romani. Sono gli stessi che tentano di dare un volto al «grande corruttore» di Sanremo, la cui esistenza è stata rivelata dai cantanti Rita Pavone e Pino Mauro. Sul fronte napoletano dell'inchiesta, gli inquirenti si limitano ad affermare che sarebbero emersi 'precisi riferimenti- ad un intervento di Veneroso per favorire l'ingresso al festival di uno o forse più cantanti napoletani. I buoni uffici del meccanico di Casoria, però, non avrebbero sortito l'effetto desiderato, perché nessuno dei «raccomandati» sarebbe riuscito ad accedere alle selezioni. Veneroso è in prigione dal 16 marzo scorso, accusato di associazione a delinquere e traffico di sostanze stupefacenti. Il suo nome saltò fuori dopo l'arresto di Bernard Muller, un tedesco, sorpreso mentre tentava di passare la frontiera tra la Spagna e la Francia su un'auto imbottita di 67 chilogrammi di hashish. H magistrato firmò ordini di arresto contro di lui e altri 23 trafficanti, tra i quali il meccanico di Casoria, ritenuto il capo dell'organizzazione. Chi ammanettò Mario Veneroso era convinto di avere a che fare con un camorrista che aveva il debole per le canzonette. Sì, perché durante le lunghe indagini che portarono al suo arresto, i carabinieri scoprirono che il trafficante di hashish aveva rapporti con alcuni esponenti del bel canto partenopeo. I loro nomi sono top secret. A questi artisti, che il più delle volte invecchiano senza avere mai conosciuto il successo, Veneroso avrebbe promesso la gloria vantando le giuste entrature per Sanremo. Più d'un cantante avrebbe dunque invocato i buoni uffici del noleggiatore di video-poker, nella speranza di vedere il proprio nome inserito nella rosa dei trentasei «emergenti» che la giuria del festival avrebbe dovuto selezionare. Solo otto di essi sarebbero saliti sul palcoscenico dell'Ariston. In cambio di che cosa? Mentre la magistratura indaga, sulla questione delle contropartire esiste ormai una vera e propria letteratura. Un autorevole esperto in materia, oltre Rita Pavone, è Pino Mauro, eterna promessa della canzone napoletana, che nei giorni scorsi ha vuotato il sacco sparando a zero contro gli impresari Antonio Gerini e Dino Vitola, definite le «eminenze grigie» di Sanremo. Mauro dice di aver pagato fior di quattrini nella speranza, rivelatasi vana, di cantare all'Ariston. Ma le tangenti, sostiene, verrebbero pagate anche versando quote dei diritti d'autore e percentuali sulle «serate» che il cantante si sarebbe assicurato una volta raggiunta la celebrità. Gli interessati, ovviamente, hanno smentito. Il cantante sostiene inoltre che dovette partecipare gratis a meeting organizzati in paesi di noti esponenti politici, come San Giovanni Ceppaloni, dove ha casa Clemente Mastella, in provincia di Benevento e Nusco, nell'Avellinese, dove è nato De Mita. Qualcosa di vero deve pur esserci, nelle accuse di Pino Mauro, visto che i carabinieri del nucleo operativo di Roma si sono recati ieri proprio a Ceppaloni, per svolgere ■■indagini riservatissime-. Fulvio Milone