Pennella: Craxi mi ricorda Mussolini di Pierangelo Sapegno

Pennella: Craxi mi ricorda Mussolini Pennella: Craxi mi ricorda Mussolini DAL NOSTRO INVIATO RIMINI — Paria di Craxi e dei socialisti, e tira cannonate. 'Rischiano di fare gli stessi errori del fascismo». Non c'è da stupirsi. Questo è l'altro congresso, o l'anticongresso. Pannella ha voluto così. A Milano con il psi c'è la piramide di Panseca, ci sono gli stand, i soldi, i grandi nomi. Qui ci stanno i radicali, al cinema Astoria, immerso nella periferia triste di Rimini, fra grattacieli e caserme grigie, in via Eutrepe. Nessuna sfilata, nessuna sceneggiatura, ma tutto molto casereccio, quasi improvvisato. Manca persino Cicciolina, che per ora preferisce le platee della città meneghina. A Milano, poi, c'è la televisione, «con le sue ingiustizie» . Gli uomini del partito gli hanno portato i dati, e lui li sventola alla platea: 'Noi abbiamo avuto diritto in tutto il 1988, per 365 giorni, ad appena cinque minuti e sedici secondi durante il Tg2 delle 19,45; mentre Bettino Craxi, in una sola sera ha usufruito di quasi sei minuti». Basta, urla Pannella. "Io credo che tutti, de pei pri psdi e pli, dobbiamo chiedere udienza al capo dello Stato per esigere che finisca questo scandalo: A Milano ci sono i socialisti. Qui, per tre giorni, ci sono gli antisocialisti. Così, questa volta i radicali sono persino generosi con gli altri avversari politici. Complimenti per tutti. Comincia Bruno Zeri, presidente del partito: «Ho un record indiscutibile di anticomunismo viscerale, ma credo che il recente incontro fra Stanzoni e Cicchetto, il nostro segretario e quello del pei, sia un varco che deve stimolare l'iniziativa politica radicale». E continua Sergio Stanzani, rivolto ai Verdi: «Ci auguriamo che le due liste, divise elettoral- mente, possano avere successo insieme». Poi ci sono gli elogi ai partiti presenti al congresso (pri e pli) e a quelli attesi (il psdi). Tutti bravi. Alla fine arriva Pannella. E parte l'anticongresso. n nemico, si sa, sta a Milano. "Ma non sarò antisocialista per imbecillità o per rancore», avverte lui. Parla un'ora e mezzo, affastellando attacchi e memorie. In fondo, qualcosa deve spiegare. "Leggo un'agenzia Ansa — dice rivolgendosi agli ospiti stranieri, riuniti alla presidenza del congresso —. C'è scritto che Vincenzo Balsamo, del psi, mi definisce un provocatore, un paranoico, un antisociatista perché ho osato parlare delle spese del congresso socialista. Ieri, io avevo sottolineato come sempre più ì congressi faraonici sembrano cominciare a fare concorrenza alla Fiera di Milano. C'è odore di malcostu¬ me in tutto questo. E' il dirottamento di risorse pubbliche in sedi non proprie». Dall'altra parte, invece, si gonfia Pannella, ci stanno i radicali: "La povertà nella quale noi dobbiamo riunirci'. Loro, i socialisti, hanno tutto. I soldi, le luci della ribalta, il Tg2 e Giuliano Ferrara sulle reti di Berlusconi. "Dobbiamo stare attenti», ripete, e si chiede: "Questa è democrazia reale?». La risposta lui la conosce benissimo. Così bene che si mette a citare i paragoni con il fascismo e con Mussolini. "Nessuno, nemmeno Mussolini sapevadifareilfascismo. Voleva il trasformismo, non quel mostro storico che ha generato. Nel '24 e nel '25 il duce pensava davvero di fare altro, non ce l'aveva in tasca questa perversione. E io non credo che Craxi adesso voglia creare del male storico. Ma devo pur dire che non si può impunemente rischiare di tollerare ancora come se non sapessimo che la democrazia sostanziale e la democrazia formale sono due cose opposte». E più avanti, ci ritorna: «/ socialisti stanno commettendo errori dai quali non potrebbero più tornare indietro. Sono eccessivo? Mi diano altri dati, allora». Solo alla fine, Pannella si ricorda che non si può essere solo ariti. E regala alla platea il ricordo di Enzo Tortora ("Non morto, ma assassinato»),^ memorie di un partito difficile e disordinato: «Mi è forse mancato, per eccesso guascone, la sufficiente fierezza nel rivendicare la realtà esistenziale dell'essenza della nostra storia. Abbiamo rappresentato di fronte alla follia dell'emergenza una forza storica. E perché mi dovrei vergognare di dire che ho vissuto senza mettere un soldo da parte per la mia famiglia, in un partito non opulento?». Adesso, però, un'altra commedia è finita. 'Ciriaco De Mita l'ha appena mandato a dire a Craxi. Ebbene, io dico che ora è finita la commedia radicale». n pr è all'ultima scena sul palcoscenico italiano. Ma anche stavolta il copione non è molto cambiato. I soliti eccentrici che s'aggirano fra la platea, i soliti insulti vaganti. E alla fine il solito show. Mario Appignani, detto «Cavallo pazzo», chiede la parola, »perché a Milano Craxi me l'ha vietata». Va bene, gli dice Pannella. Ma Emma Bonino dice che non si può: "Non sei iscritto, tocca ad altri». Apriti cielo. Cavallo pazzo s'attacca al microfono, strappa il filo, lo caricano in sei o sette. "Parlerai domani», gli urla la Bonino. E l'altro, di rimando, con un filo di voce: "Non posso. Domani sono a Regina Coeli». Pierangelo Sapegno Rimini. Il leader radicale Marco Pannella (Foto A. Bodo)

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