Montanelli non si arrende

Montanelli non si arrende Le polemiche dopo la condanna pronunciata dal tribunale di Monza Montanelli non si arrende Ha già presentato ricorso contro la sentenza - L'avvocato D'Ai elio: «E' stata la vittoria del compromesso» - Il pm Mariconda motiva le sue dimissioni: «Sono stanco e amareggiato, gli attacchi contro di me hanno superato ogni misura» - Su di lui né il Csm né il procuratore generale di Milano hanno aperto formalmente alcuna inchiesta MILANO — Indro Montanelli, che in questi giorni si cura e riposa in Toscana, non ne vuol sentir parlare: nessuna mediazione con Ciriaco De Mita. Ha dato del «■padrino» al presidente del Consiglio e sarebbe anche pronto a pagare, per quel che vale oggi, il milione di multa. Ma la sentenza non gli garba. Vuole l'appello. E' convinto di non aver commesso il reato di diffamazione. Vittorio D'Aiello, il suo difensore, ieri mattina ha presentato il ricorso. 'Quella del tribunale di Monza — ripete — è stata una sentenza di compromesso». Il dopo sentenza è un caos di commenti e polemiche. C'è la solidarietà a Montanelli, scontata, da parte dell'Ordine dei giornalisti. Ci sono le dichiarazioni di Giovanni Mariconda, il procuratore della Repubblica di Monza, che aveva chiesto l'assoluzione del direttore de «il Giornale», che forse aveva un tantino ecceduto nella sua difesa, che è stato quantomeno messo in discussione dal procuratore generale di Milano Adolfo Beria d'Argentine e da sei membri del Consiglio superiore della magistratura. E che l'altro ieri, dopo la sentenza di condanna, si è dimesso dalla categoria. Se Montanelli è essenziale nel commento e nelle intenzioni, Mariconda non rifiuta spiegazioni al suo «me ne vado». Dice: 'Sono stanco e amareggiato. Per quarant'anni ho fatto il giudice con onestà e professionalità. Ma gli attacchi contro di me hanno passato ogni ragionevole misura di tolleranza. Per questo, a 68 anni, giunto al massimo di quel che potevo raggiungere nella mia carriera, ho deciso di andarmene e di tornare alla serenità familiare». Protesta a voce alta, il procuratore di Monza. E se la prende, con una punta di ironia, con Raffaele Bertoni, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, che era stato tra i primi a criticarne la requisitoria: «Sono d'accordo quando sostiene che i giudici debbono attenersi all'oggetto del loro operato e non sindacare quello altrui. Ma queste cose dovrebbero impararle anche quei consiglieri del Csm che, senza conoscere i fatti, hanno pubblicizzato l'apertura di una pratica sulla mia requisitoria»: consiglieri di Magistratura democratica e del Movimento per la giustizia. Per Mariconda, al momento, ha avuto parole buone il solo Montanelli. Magistrati e politici preferiscono tacere. •Aspettiamo di conoscere la motivazione della sentenza», è il ritornello. Non ha voluto commentare Giuliano Vassalli, il ministro psl della Giustizia, ieri a Milano per il congresso del suo partito. Commenti che si limitano alla presa d'atto, alla lettura della sentenza con lievissima condanna. Per la diffamazione la pena prevede fino a sei anni di carcere e una multa oltre le 100 mila lire. Un milione è quasi un'assoluzione. Le dimissioni di Mariconda hanno stupito il Csm. Certo, a Roma, sapevano delle sue intenzioni. Non ne conoscevano le motivazioni, che oggi sembrano stravaganti. Dice Nino Abate, di Magistratura indipendente, membro della Commissione che si occupa di vicende disciplinari: 'Dopo la requisitoria alcuni colleghi hanno consegnato al vice presidente Cesare Mirabelli alcuni articoli di giornale. Questi ritagli sono finiti a noi. Visto che il processo era ancora in corso li abbiamo messi in disparte». n Csm, dunque, non ha aperto nessuna inchiesta. E nessuna inchiesta sarebbe stata aperta dal procuratore generale di Milano. Solo la trasmissione dei ritagli di quotidiani al ministro Vassalli «per eventuali valutazioni». Si potrà discutere se questa raccolta di ritagli è, come dice Mariconda, «una ingerenza». Formalmente, è., vero, nessun procedimento è . stato aperto. Ma è altrettanto vero che, formalmente, Mariconda ha letto su buona parte dei quotidiani di esser ' stato messo sotto inchiesta. n procuratore di Monza ora attende l'accettazione : delle sue dimissioni. «Sono stato oggetto di attacchi preordinati e precostituiti, anche da parte di alcuni . giornali che hanno pescato . nelle fogne di Monza per tro-. vare notizie che mi diffamano...». Che hanno messo in evidenza la sua eollaborazio- ne a «il Giornale» nella rubri- 1 ca «L'invitato». O le molte querele contro Montanelli e la sua testata da lui archiviate. 'Getto la spugna — è l'addio di Mariconda — perché ho ricevuto troppe delusioni. E mi hanno lasciato solo». Montanelli paga un milione e Mariconda getta la toga. De Mita, l'avesse mai immaginato, forse non avrebbe querelato. Giovanni Cerniti