Il Comune di Ischia «chiude» per debiti

Il Comune di Ischia «chiude» per debiti Il Comune di Ischia «chiude» per debiti Deve pagare 27 miliardi per due pinete • Le aveva espropriate con 52 milioni, i giudici hanno accolto il ricorso degli ex proprietari - Pignorati beni municipali, forse saranno bloccati gli stipendi dei dipendenti NAPOLI — "Siamo sull'orlo della bancarotta: non potremo pagare gli stipendi ai dipendenti, saremo costretti a bloccare tutte le opere pubbliche. Ve lo immaginale un Muncipio che funziona senza più un soldo in cassa?». Gianni Balestrieri, sindaco di Ischia, è sgomento: mai avrebbe immaginato di dover subire l'onta del pignoramento dei beni comunali. E che sequestro: 17 miliardi, a parziale copertura di un risarcimento di 27 miliardi concesso dalla corte di appello di Napoli ad una famiglia di proprietari terrieri. "Rischiamo il fallimento per aver salvato dalla speculazione edilizia 57 mila metri quadrati di verde», spiega il sindaco, che chiederà un intervento del governo. La lunga guerra a colpi di carta bollata tra gli amministratori e la famiglia Villari ri¬ i i n a . i i E a i . r i l di ¬ guarda due splendide pinete, ancora intatte anche se assediate dal cemento. Quelle oasi di verde, tra le poche sopravvissute nell'isola, furono espropriate dal Comune per farne un grande parco pubblico. Nell'83 l'ufficio tecnico erariale fissò un indennizzo di 52 milioni: troppo poco, risposero i proprietari che si rivolsero ai giudici. E alla fine l'hanno avuta vinta: una sentenza della corte d'appello ha stabilito che le pinete valgono 27 miliardi, 320 mila lire al metro quadro. Com'è possibile un divario così grande tra le due valutazioni? E' presto detto: quei terreni valgono tanto perché il tribunale, in base alle conclusioni di un perito nominato d'ufficio, li ha considerati alla stregua di aree edificabili. Il loro valore, dunque, deve essere soggetto ai prezzi di mercato. -La sentenza ha dnstCsbmri nominarono un perito d'ufficio, l'ingegnere Luigi Devoti. L'esperto non ebbe dubbi: i suoli espropriati erano da considerarsi edificabili, trovandosi in una vasta zona ad alta concentrazione edilizia. La perizia fece scalpore: le polemiche culminarono con una denuncia da parte del Comune di Ischia, che avanzò pesanti sospetti sull'operato dell'esperto. Ma l'inchiesta si risolse con un non luogo a procedere nei confronti dell'ingegnere Devoti. Gli amministratori isolani, però, non si danno per vinti. Hanno già chiesto la sospensione della sentenza della corte d'appello, e si sono opposti al decreto di pignoramento che ha bloccato beni comunali per 17 miliardi. Sul ricorso dovrà pronunciarsi la pretura di Napoli. Fulvio Milone dello scandaloso — protestano gli aniministratori dell'isola —. Gli espropri e le valutazioni fatte dai tecnici del Comune furono regolari: i suoli non erano edificabili in base ad una legge del '71, numero 865, e al piano regolatore generale di Ischia entrato in vigore nel 73». Fecero male i conti, gli amministratori comunali dell'isola. Nel 1978, lo stesso anno in cui venne deciso l'esproprio, la Corte Costituzionale modificò proprio quegli articoli della legge numero 865 riguardanti gli indennizzi: il valore dei suoli edificabili sarebbe stato adeguato ai prezzi di mercato, a differenza delle zone agricole o «verdi». A quale categoria appartenevano le due pinete? Alla prima, come sostenevano i proprietari, o alla seconda, come aveva deciso il Comune? Per dare una risposta i giudici

Persone citate: Fulvio Milone, Gianni Balestrieri, Luigi Devoti, Villari

Luoghi citati: Comune Di Ischia, Ischia, Napoli