Giudici uniti, avvocali divisi di Ruggero Conteduca

Giudici uniti, avvocati divisi Polemica sullo sciopero contro il governo che non assicura l'avvio del nuovo codice Giudici uniti, avvocati divisi I magistrati: dopo tante promesse, la macchina della giustizia è sempre inceppata - Una parte di legali: la protesta è solo un alibi per far slittare una riforma che a molti non piace - Il Quirinale, per il momento, non ha preso posizione ROMA — Sullo sciopero annunciato dai magistrati per l'8 e U 9 giugno, è già polemica. Dall'astensione dal lavoro dei giudici, che per la prima volta hanno deciso di bloccare le udienze per due giorni, si è dissociata la camera penale di Roma nonostante alla protesta dei magistrati abbiano aderito tutte le altre rappresentanze degli avvocati. Critiche provengono anche, in campo politico, dai liberali mentre il capo dello Stato, che è anche presidente di diritto del Consiglio superiore della magistratura, pare abbia deciso per il momento di non intervenire nella questione e lasciare i giudici al loro destino. Cossiga, che durante lo scorso autunno si prodigò attivamente per evitare uno sciopero, scongiurandolo, già deciso dalle organizzazioni sindacali dei gudici che sollecitavano riforme anhe in vista dell'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale previsto per ottobre, questa volta ha scelto la linea della riservatezza e della neutralità. Il presidente della Repubblica sapeva allora che le richieste dei giudici erano giustificate ma nonostante questo si dette da fare per garantire il funzionamento dell'amministrazione della giustizia. Probabilmente, Cossiga è della stessa idea. E se cosi fosse il suo silenzio dì oggi non potrebbe certo interpretarsi in appoggio alla clamorosa protesta dei magistati. Perplessi, se non addirittura contrari, si dicono anche gli avvocati romani. "Le strutture e gli organici sono indispensabili per l'applicazione del nuovo codice di procedura penale — dichiara Titta Mazzuca, ex presidente dell'organismo ed attuale componente del direttivo — ma non giustificano il ricorso allo sciopero e al tentativo di creare un alibi per far slittarè nel tempo il nuovo rito che, si sa, a qualcuno piace poco». E' ormai noto infatti che fra gli addetti ai lavori da tempo si sono creati due partiti: i favorevoli e i contrari al nuovo processo penale. «/I futuro — osserva il padre del nuovo codice, Giandomenico Pisapia — riserva ai magistrati una perdita di potere e ai difensori un maggior impegno». Viene allora da pensare che non sia un caso che per la prima volta magistrati e difensori si siano trovati d'accordo su una decisione così grave come quella del blocco delle udienze per 48 ore. I giudici, però, contestano questa interpretazione. E sostengono che lo sciopero non viene attuato «contro» il ministro della giustizia Vassalli né contro le sue intenzioni di far sì che il nuovo codice possa decollare al momento previsto, ma è rivolto più direttamente contro il governo incapace di mettere in concreto le promesse fatte nei mesi scorsi. Adeguamento dell'edilizia e della polizia giudiziaria, nuove assunzioni di magistrati e personale ausiliario, difesa del non abbienti, revisione delle preture e delle circoscrizioni giudiziarie: questi i principali problemi messi a fuoco in dicembre in un incontro a palazzo Chigi fra il presidente del consiglio De Mita e il ministro Vassalli da una parte, e alcuni rappresentanti dell'Associazione anzionale magistrati dall'altra. Quante di queste promes¬ se sono state sinora realizzate? «Ben poche», lamentano i giudici. E cercano pertanto di prendere subito le distanze dall'esecutivo affinché non /si possa poi addebitare loro l'eventuale fallimento del nuovo processo. «£' vero — commenta però con una punta di scetticismo 11 professor Pisapia — le strutture edilizie e l'organico sono importanti, ma forse ancora più determinante per il successo del nuovo rito è il cambiamento dell'atteggiamento mentale fra gli operatori della giustizia». «Non vorrei — aggiunge — che tutto ciò preludesse ad un nuovo rinvio del nuovo processo penale, come accadde nel 1978. Anche perché non servirebbe a nulla. Alla vigilia della nuo- va data ci troveremmo nelle stesse condizioni. Occorre dunque solo un po'più di coraggio e di rinuncia alle proprie prerogative». Fino a che punto è dunque giustificata l'annunciata protesta che non ha precedenti nella cronaca giudiziaria? E cosa potrà fare il governo nel breve spazio da qui a ottobre (considerato 11 periodo di ferie) per rispettare la scadenza già fissata per l'entrata in vigore del nuovo codice? I funzionari del ministero di giustizia assicurano che per il 24 ottobre gli organici — per l'aumento del quali sono stati già indetti i relativi concorsi — saranno all'altezza delle nuove esigenze. Cosi come per la stessa data saranno operanti alcune riforme in corso di approvazione da parte del parlamento. I magistrati, però, rimangono scettici e denunciano una serie di inadempienze. I politici, distratti dalla stagione dei congressi, sembrano assenti. Parlano solo i liberali che riconoscono come le ragioni dello sciopero ci siano tutte. Aggiungono però che anche «i magistrati non sono esenti da responsabilità, e vorremmo ascoltare qualche parola di pentimento». 'Il merito — osservano ancora — è un concetto tornato di moda quasi ovunque, eccetto che nei tribunali, dove le carriere sono state sottratte a qualunque valutazione di merito». Ruggero Conteduca

Persone citate: Cossiga, De Mita, Giandomenico Pisapia, Pisapia, Titta Mazzuca, Vassalli

Luoghi citati: Roma