«Questa occupazione è una cosa immorale»

«Questa occupazione è una cosa immorale» «Questa occupazione è una cosa immorale» NOSTRO SERVIZIO TEL AVIV — 'Siamo giunti a un ponte che si chiama "la pace in cambio dei territori". Per attraversarlo dovremmo guardarci in volto e stabilire, una volta per tutte, chi siamo e a che scopo abbiamo creato lo Stato d'Israele. E' ormai scoccata l'ora della verità, ma siamo ancora immersi nella menzogna»: così uno dei più celebri scrittori israeliani Amos Oz, descrive ai lettori del quotidiano laborista Davar lo stato attuale della nazione, in occasione del quarantunesimo anniversario della sua indipendenza. Dietro al dibattito sui territori, spiega Oz, gli israeliani celano una profonda frattura fra diverse visioni dello Stato ebraico. In passato hanno sempre cercato di non suscitare un conflitto culturale intemo. 'Ora dobbiamo decidere: se lo scopo del sionismo è di ricreare il regno di Davide e di Salomone, allora è chiaro cosa dobbiamo fare nei territori che abbiamo conquistato; se vogliamo invece plasmare una società illuminata, umana e libera, la conclusione è opposta, ma altrettanto chiara». Oz paragona 11 dibattito fra la destra e la sinistra in Israele a due genitori che debbano decidere se sottoporre il figlio a un delicato intervento medico: per uno costituisce l'unica speranza di salvezza, per l'altro significa invece una condanna a morte. Nell'articolo, lo scrittore laborista, che cinque anni fa suscitò ampie polemiche per aver consigliato a Shimon Peres di formare una coalizione di governo con i rivali storici del blocco di centro-destra Likud, sostiene che HI regime di occupazione sta vacillando non tanto per i sassi, quanto per aver perduto la sua giustificazione morale». L'accordo con l'Egitto insegna che la formula di «pace in cambio di territori» non è ipotetica. 'Fin tanto che eravamo minacciati di essere sottomessi o uccisi, l'occupazione era giustificata. Ora però c'è una svolta storica nelle dichiarazioni dell'Olp. Quando i nostri rivali affermano di voler recedere dalle minacce, occorre almeno una verifica. Se no crolla la base del regime di occupazione». La questione se l'occupazione sia conveniente o meno a Israele è, per Oz, sorpassata; occorre chiedersi piuttosto se sia lecita o proibita. «Non è più lecita — conclude lo scrittore—se non avvieremo subito una trattativa con la Palestina sulla base del riconoscimento reciproco dei due popoli e di un eguale diritto ad avere uno Stato, l'occupazione vacillerà ancora di più- non per le sassaiole, ma perché un numero sempre maggiore di persone non vorrà più prendervi parte». f. a.

Persone citate: Amos Oz, Shimon Peres

Luoghi citati: Egitto, Israele, Palestina, Tel Aviv