Cucchi e la verità strampalata di Francesco Vincitorio

Cucchi e la verità strampalata IN MOSTRA A PRATO LE FORME «LUNATICHE » DELLARTISTA Cucchi e la verità strampalata PRATO — A poche settimane dall'inaugurazione della mostra di Enzo Cucchi, di nuovo occhi puntati sul Centro «Luigi Pecci», che sta diventando la vedette dei musei italiani d'arte contemporanea. Difatti, nei giorni 29 e 30 aprile, con un apposito affollato convegno internazionale, apertura ufficiale del suo centro di informazione e documentazione, denominato CID/Arti Visive. Si tratta di uno dei dipartimenti che, per statuto, compongono il Centro. In pratica, in ampi, confortevoli locali, una biblioteca specializzata dove finora sono stati raccolti circa 10 mila documenti, cronologicamente, con inizio dal 1985/86. Monografie, riviste, opuscoli, dépliants e comunicati-stampa, catalogati elettronicamente, con videoterminali a disposizione del pubblico. Si sta anche sperimentando un progetto per poter consultare altre banche-dati specializzate nell'arte contemporanea. Un servizio forse unico in Italia ed in funzione in poche strutture museali del mondo. A mio parere, tale dipartimento è il gioiello più prezioso di questo museo, diretto da Amnon Barzel, inaugurato meno di un anno fa, costruito dall'industriale Enrico Pecci in memoria del figlio Luigi e poi donato alla propria città. La gestione è curata da una associazione della quale fanno parte 11 Comune, la locale Cassa di Risparmio e l'Unione Industriale Prate¬ se, nonché imprese private, enti vari, associazioni culturali e singoli cittadini. Suddiviso, come ho detto, in dipartimenti, fra cui quello della «Grafica», quello intitolato «Avvenimenti», preposto alla musica contemporanea, film d'arte, meeting e cose del genere e quello della «Educazione». Va sottolineato che quest'ultimo, per ora, è il più sviluppato. Probabilmente perché questa è stata la prima esigenza della città e concreti e immediati gli obiettivi da raggiungere. Nel secondo semestre dello scorso anno, sono stati organizzati diversi corsi per bambini, divisi per età, con un totale di circa 1500 presenze. Inoltre, un convegno e una mostra didattica, sui laboratori «Giocare con l'arte», ideati da Bruno Munari. Attualmente, ogni mattina, sono al lavoro quattro classi elementari e si sta sperimentando l'amplia¬ mento dei corsi alle scuole medie. In più, visite guidate e anche lezioni per adulti sull'arte contemporanea, con risultati lusinghieri. Naturalmente, il settore «Mostre» è quello di maggiore risonanza. Inaugurato nel giugno scorso con la rassegna «Europa oggi», a cui ne è seguita una d'installazioni dal tìtolo «Spazi 88», come ho detto, adesso e fino all'I 1 giugno, è di turno Enzo Cucchi. E' la prima personale in un museo italiano di questo pittore, considerato tra i più interessanti della sua generazione. Pure in questo caso, un atto innovativo. Specie a confronto dell'inerzia di tante nostre gallerie civiche. Molto spesso, tarde sia nei recuperi storici, che nell'aprire le porte all'attualità. E non di rado invischiate in operazioni provinciali o clientelali, che portano improvvisamente alla ribalta artisti senza i numeri necessari. La mostra di Cucchi ha il merito — se non altro — di presentare uno dei protagonisti dell'odierno dibattito sull'arte. Un pittore che, pur non avendo ancora 40 anni, ha già avuto personali in molti, prestigiosi musei stranieri. E nell'ultimo decennio, insieme ad un gruppo di "Compagni di strada», è stato al centro dell'attenzione del mondo artistico. Non è questo il luogo per un'analisi particolareggiata del suo lavoro. Mi limiterò a precisare che fu uno dei primi, sul finire degli Anni 70, a prendere parte alla rivolta contro l'Arte concettuale, allora egemone. Fu chiamata Transavanguardia, termine coniato da Achille Bonito Oliva. In sostanza, fu una reazione agli eccessi degli artisti concettuali, specie degli epigoni. Ha detto lo stesso Cucchi che c'era 'troppa testa nella pittura- e bisognava ritornare a «un lavoro di pancia', ad una pittura in cui 'la forma non si distingue dall'emozione'. Un movimento generalizzato, rilevante, che qualcuno ha definito «neo-romantico». La ricerca di Cucchi ne costituisce una delle espressioni più significative. Lo conferma questa mostra pratese, dove ha esposto opere degli ultimi 3 anni. Grandi quadri pervasi da quella visionarietà che lo contraddistingue. Forme strane, «lunatiche» (così voleva intitolare la mostra), cariche di una forte poeticità e di intenzionalità profetica. Un'arte, cioè, intesa come flusso continuo di immagini poetiche, primordiali, che nascono dal preconscio. Convinzioni ribadite in tante sue dichiarazioni e manifesti. Che vanno però letti cum grano salis. Perché, come dimostra anche il catalogo edito in questa occasione, composto quasi esclusivamente di suoi testi, a volte, quando scrive o parla, egli sproloquia. A me fa venire sempre in mente ciò che dice Carlo Belli, teorico dell'astrattismo italiano degli Anni 30, a proposito del grande Lucio Fontana: -Vivendo in una permanente tensione di spirito — fero extravagant baudelairiano — ruzzolava in discorsi strampalati che non era possibile prendere sul serio, pur avendo una loro interna verità'. Com'è ovvio, Cucchi non è Fontana. Anche il momento storico è molto diverso. Ma certamente è uno degli interpreti più genuini del nostro tempo apocalittico. Perciò, secondo me, è stato giusto proporne, tempestivamente, la conoscenza. Specie se. in futuro, la sua ..visione del mondo» verrà contrapposta, dialetticamente, ad altre, di altri significativi artisti attuali. Servirà a fare del Centro «Luigi Pecci», insieme con i dipartimenti a cui ho accennato, effettivamente una struttura al servizio della comunità. Confermandosi uno dei migliori esempi italiani di efficace collaborazione tra pubblico e privato. Francesco Vincitorio Enzo Cucchi: «Senza titolo» (1988-89) in mostra a Prato

Luoghi citati: Europa, Italia, Prato