Suoni e colori dell'Africa mediterranea

Suoni e colori dell'Africa mediterranea Al Big e al Colosseo, da martedì 9 a giovedì 11 maggio, tre giorni per conoscere la musica araba Suoni e colori dell'Africa mediterranea TRE giorni per conoscere la musica araba. Una realtà culturale vicina a noi per geografia e per antichi rapporti, eppure spesso ignorata. Una realtà culturale che soltanto adesso sta affermandosi anche in Occidente, sulla spinta delle comunità di immigrati dai Paesi maghrebini che in Francia prima, poi anche in Inghilterra, hanno importato gusti e interessi nuovi, e nuove sonorità. Anche in Italia cresce l'interesse per la musica che viene dall'altra sponda del Mediterraneo. Da martedì 9 a giovedì 11 Torino ospiterà la «Prima rassegna di musica dell'Africa mediterranea», organizzata dall'associazione Le Nuove Muse in occasione del Salone del Libro. Iniziativa interessante. La cosiddetta «musica etnica- pare oggi destinata a portare una ventata di originalità su una scena ormai inflazionata da rock sempre più ripetitivi e annacquati. Gli artisti dell'Africa nera — Fela Kuti e Touré Kunda, Manu Dibango, Johnny Clegg, Mahalatini — hanno aperto la strada, hanno cambiato l'atteggiamento del pubblico occidentale coinvolto in insospettati universi sonori. Poi è venuto il successo internazionale dell'israeliana Ofra Haza che ha elettrificato una vecchia canzone popolare, Im Nin Alu, facendone un hit. E lo show business internazionale ha scoperto che anche il mondo arabo offre prospettive sonore diverse e fascinose. La rassegna torinese propone, per la prima volta a Torino, alcuni saggi di rai, il moderno pop algerino considerato una delle più importanti novità degli Anni Ottanta nel panorama della musica leggera internazionale. Inoltre si potranno ascoltare interpreti di kabil moderno e di musica tradizionale marocchina, e anche un interessante gruppo siciliano, i messinesi Kunsertu. Saranno proprio i Kunsertu ad aprire la rassegna il 9 maggio al «Big Club» di corso Brescia 28. Formatisi una decina di anni fa, i Kunsertu propongono un etno-rock che mescola suoni comuni all'Occidente e ai Paesi arabi, un incontro affascinante reso possibile dall'unica matrice mediterranea. Subito dopo i Kunsertu, nella stessa serata, saliranno sul palco del «Big» due cantanti rai. Si chiamano Cheb Sahraui e Chaba Fadéla, sono marito e mo¬ glie, e lei viene definita «la Billie Holiday di Orano». Nel *79, con l'hit Ana Ma H'Lali Ennoum, Chaba Fadéla inaugurò la stagione del successo intemazionale del pop-rai, come venne battezzato per distinguerlo dalle tendenze musicali che già in precedenza avevano fatto di Orano la capitale della musica algerina. Il rai era, e per certi versi è ancora, una sorta di punk (nei contenuti, sia chiaro, non nelle strutture musicali) con aperti riferimenti a sesso, alcol e automobili: cose assai imbarazzanti in uno stato islamico-socialista come l'Algeria. Infatti il rai fu a lungo osteggiato dalle autorità finché il successo all'estero convinse il governo algerino ad appoggiare i cheb, i cantanti. Il termine «cheb», che letteralmente significa «giovane», è di per se stesso trasgressivo: si oppone all'appellativo «cheikh» che indica età e rispettabilità. Adesso qualcosa dell'iniziale anarchismo del rai si è perduto, e a Chaba Fadéla s'interessa una grande casa discografica, la Islam), la stessa che lanciò Bob Marley. Il 10 maggio, sempre al «Big», ci sarà una festa per l'inaugurazione del Salone del Libro. Due gli artisti impegnati in con¬ certo, n primo è il cantante rai Cheb Tati, 28 anni, un nome emergente che guarda con attenzione alla lezione improwisativa degli antichi maestri. Seguiranno gli Abranis, gruppo di kabil moderno, altra espressione del moderno pop algerino, fondati nel "65 dal cantante e trombettista Karum Abdenur e dal tastierista Shami Elbar. Infine l'il maggio al teatro Colosseo (via Madama Cristina 71) sarà di scena la musica marocchina tradizionale con i Jil Jilala, che saranno presentati da Tar Ben Jallon, uno dei più illustri scrittori del loro Paese, vincitore l'anno scorso del premio Goncourt. I Jil Jilala suonano un genere più legato agli schemi classici, ma i loro testi sono tutt'altro che allineati: Karim Abdenour e Shamy El Baz, i due leader del complesso, parlano di problemi sociali, soprattutto dell'emigrazione che è la spina nel fianco del popolo marocchino. La «Rassegna di musica dell'Africa mediterranea» è diretta da Giorgio Martelli con il supporto organizzativo di Dimensione Spazio. Dopo Torino si trasferirà a Napoli, dal 15 al 17 maggio. Gabriele Ferraris 9 maggio, ore 22, Big Club (corso Brescia 28): Kunsertu (etno-rock mediterraneo), Chaba Fadéla & Cheb Sali raui (pop-ral). 10 maggio, ore 22, Big Club: Cheb Tati (pop-ral), Les Abranis (kabil moderno). Concerto organizzato con la partecipazione del Big Club. 11 maggio, ore 21, teatro Colosseo (via Madama Cristina 71): Jil Jìlala (musica marocchina tradizionale). Biglietti: 18 mila lire le sere del 9 e 10, 15 mila l'I 1. Prevendite: Portes (via Montebello 21, orario 17,30-19,30 e 21,30-2), Big Club, Rock & Folk. La rassegna ha il contributo del Salone del Libro e della Camera di Commercio Italoaraba. Les Abranis Kunsertu