Indovina che santo è di Sandro Doglio

Indovina che santo è Una guida per riconoscere martiri e patroni Indovina che santo è MA chi è quel santo? Se ha un coltellaccio piantato in testa e ciò non ostante mantiene un'aria soavemente estatica, non c'è dubbio: è San Pietro da Verona, martire. Ma se il coltello, invece, lo ha da qualche parte (in mano, per esempio, oppure infilato nella cintura), si tratta di San Bartolomeo o di Sant'Alessandro. Il giglio serve poco per l'identificazione: sono almeno otto i santi che possono averlo (Tommaso d'Aquino, Casimiro, Antonio da Padova, Domenico, Gioacchino, Luigi Gonzaga, Giuseppe e Gabriele Arcangelo), e un paio le sante: Caterina da Siena e Chiara, n drago, si sa, è l'attributo di San Giorgio, ma anche di Michele arcangelo, di Bernardo, Zeno, Antonio Abate, Filippo, Silvestro ed Espedito, senza dimenticare Santa Giustina e Santa Marta. •Mi ha sempre dato fastidio entrare in un museo, avvicinarmi a un polittico splendente d'oro e di colori e leggere sul cartellino: "Simone Martini: Madonna e santi". Ma chi sono questi santi?: Partendo da questa premessa, ecco finalmente un curioso, divertente, ma serio manualetto per riconoscere i santi e le sante che vediamo nei quadri, nelle statue o negli affreschi. Lo pubblica la Sei e ne sono autori Gigi Cappa Bava e Stefano Jacomuzzi, ingegnere e geniale disegnatore il primo, studioso e ordinario di storia della letteratura moderna e contemporanea all'università di Torino l'altro. Con meticolosa ricerca. Cappa Bava e Jacomuzzi hanno fatto un censimento tra 1 cento santi e sante più importanti e noti del martirologio cristiano, stabilendo di ognuno quali sono gli «at¬ tributi» principali o secondari che i pittori, almeno fino al primo Rinascimento, disegnavano per individuare i vari personaggi. Era un'epoca — ma forse i tempi sono tanto cambiati — in cui era importante non confondere San Gennaro con Sant'Antonio; se il vescovo o il mecenate chiedeva che fosse raffigurato Ambrogio, non si poteva dipingergli un tale vestito da vescovo che i fedeli potevano poi scambiare per Agostino (la differenza tra i due, entrambi vescovi e dottori della Chiesa, sta appunto nei diversi attributi che figurano sulle tele e che bisogna scoprire cercando talvolta con attenzione: Ambrogio ha i flagelli, il libro, può avere la colomba; Agostino ha anche lui libri, ma non flagelli, e in qualche angolo c'è quasi sempre un'aquila). Cento santi, insomma, catalogati per «attributi» principali o secondari, con un indice che li suddivide tra quelli che sono raffigurati con animali (dai draghi agli agnelli, dal bue al corvo: se ha un cane con la torcia è San Domenico; se il cane ha il pane in bocca si tratta di San Rocco). Ci sono santi che hanno per attributo un vegetale (le ghirlande di rose di Filippo Neri, la spina in fronte a Rita) ; per altri l'individuazione è facilitata dalle armi (freccia nel petto di Teresa d'Avila, alabarda in mano a Giuda Taddeo), dagli oggetti (la graticola di Lorenzo, le pietre di Gerolamo, Eusebio, Barnaba o Stefano, lo spazzolino di Marta), oppure dai simboli (il globo di fuoco di Vincenzo de' Paoli, le stigmate di Caterina da Siena). Si può individuare un santo anche dalla presenza nel dipinto di altri personaggi: le compagne di Orsola, gli appestati di Carlo Borromeo, il povero di San Martino (che ha anche quasi sempre cavallo, spada e mantello). Il libro è naturalmente guida, perché di ogni santo o santa è raccontata in sintesi la storia, la ricorrenza della festa, le città, le cose o le persone di cui sono patroni o protettori; ma è anche divertissement puro, per i bellissimi disegni di Cappa Bava su ogni santo: ritrattini fatti con fedeltà all'iconografia ufficiale, ma con una vena profonda di humour, che rende più simpatici questi illustri e spesso dimenticati signori del nostro calendario. Sandro Doglio Gigi Cappa Bava, Stefano Jacomuzzi, «Del come riconoscere i Santi», SEI, 264 pagine, 22.000 lire. S. Caterina d'Alessandria

Luoghi citati: Alessandria, Padova, Santa Giustina, Siena, Torino, Verona