Una rivolta? No Pambieri è la Rivoluzione di Donata Gianeri

Una rivolta? No, Pambieri: è la Rivoluzione Una rivolta? No, Pambieri: è la Rivoluzione Dice il protagonista: TORINO — Luigi XVI visto da destra: come dire, secondo un'ottica diversa da quella ammnnita dai libri di scuola, il re imbelle, il re fantoccio, passato alla storia solo perché ebbe la sfortuna di venire ghigliottinato come simbolo della monarchia. La visuale nuova è quella del regista Franco Gervasio, che dopo aver trascorso mesi nei musei parigini a sfogliare inediti, testimonianze scritte, documenti, atti d'accusa, li ha fatti raccogliere sotto veste drammatica da Patrizia Buzzi Baroni per lo spettacolo che andrà in scena stasera, Mardi 14, Rien: e cioè il processo a Luigi Capeto ricostruito fedelmente e minuziosamente secondo le cronache dell'epoca. Come aula della Convenzione, il teatro ■ Carignano: seduti in poltrona, tra il pubblico, deputati e sanculotti che daranno ai signori della «prima» il brivido di stare gomito a gomito con dei rivoluzionari. Si tratta, ovvio, di un dovuto omaggio al bicentenario della Rivoluzione, ma anche di uno spettacolo sui generis. Neppure il titolo è casuale: «Ho scoperto l'altro volt deriva infatti dal Rien che Luigi XVI scrisse di suo pugno nel diario personale, il giorno della presa della Bastiglia. Era l'inizio della rivoluzione, ma lui con regale nonchalance lo ignorò. E sin qui, la statura di Luigi XVI rimane quella che tutti conoscevamo. «Invece non è così — sostiene Franco Gervasio — si tratta di una figura tutta da rivedere, tutta da rivalutare. Anch'io, mi creda, frugando tra le vecchie carte ho scoperto un Luigi nuovo, diverso da quello che conoscevo. Certo, non fu uno stratega, né un politico, semplicemente l'ultimo rappresentante di una serie di re molto distratti che ebbe inizio con Luigi XTV. E c'è da capirli: vivevano chiusi nella loro residenza di Versailles ed era come se Parigi e i suoi problemi fossero distanti anni luce. Sarà La Rochefoucauld a informare, il giorno seguente, Luigi XVI della presa della Bastiglia. E quando il re commenterà, distratto, si tratta forse di una rivolta?. La Rochefoucauld sottolineerà deciso: no sire, è la rivoluzione. Il che mostra o di Luigi Capeto. La sera prima d'essere giustizi la totale inadeguatezza di un sovrano già preda di un processo inarrestabile, che lo porterà sul banco degli imputati. Dove verrà condannato. E decapitato. Luigi XVI è impersonato da Giuseppe Pambieri, attore che ha una gamma ricchissima di espressività ed è in grado di dare un gran spessore alle figure che interpreta». Pambieri Luigi Capeto, la bella faccia un po' ironica, è appena uscito dal Pinter in cui era un malato di mente: e fatica un po' a vedersi nelle vesti di re. Ma non troppo: «In fondo, a me piace passare continuamente a personaggi che sono, fra loro, agli antipodi, lo trovo stimolante. Inoltre mi ha interessato scoprire l'altro volto di Luigi XVI che conoscevo molto più debole, molto più vigliacco. Ho letto alcuni libri dell'epoca che mi hanno rivelato, invece, come avesse una sua dignità. In carcere, tutti piangevano, eccetto lui: e la sera prima di essere giustiziato è stato l'unico a cenare tranquillamente, mangiando le cose più svariate, mentre gli altri non toccavano cibo. Segno che Pambieri, nell'omaggio al biceaveva recepito il concetto di morte e lo aveva accettato». — O semplicemente, conoscendolo, che aveva appetito. «Io non credo, sa? Perché aveva una sua forza morale notevole, che abbiamo sempre voluto ignorare: l'unico suo neo èra di essere pieno di ato è stato l'unico a cen centenario della Rivoluzione dubbi. Non era affatto un debole, piuttosto uno che non riusciva a prendere prontamente le sue decisioni anche perché non capiva il mondo che si andava formando e che lo disorientava». —Non a caso c'è stata la rivoluzione. «Certamente: e una rivolu¬ are tranquillamente» zione tremenda sottoposta all'inizio ad una spinta delirante poi sfociata nel Terrore, quindi, in uno sterminio di massa. Luigi Capeto viene giudicato non in tribunale, ma in Parlamento dove tutto è falsato, anche per l'influenza del popolo parigino che assiste alle arringhe tumultuando. E il processo si svolge tra alti clamori anche nella commedia: soltanto alla fine cala il silenzio. E' l'alba dell'esecuzione: Luigi Capeto è solo, col suo servitore e gli racconta un sogno ormai ricorrente. Ogni notte gli appaiono tre donne: la prima gli mostra un mondo bellissimo in cui tutto è perfetto e regna la giustizia assoluta; la seconda, asciugandogli il sangue di cui è rigata la faccia, gli spiega che lui non potrà mai vivere in un mondo di questo tipo; la terza gli annuncia cantando che avendo anche lui, re, pianto come tutti e come tutti cercato ùn aiuto che nessuno gli ha dato e conoscendo finalmente le miserie del mondo, è pronto a scendere tra i morti. Libero, per sempre». Donata Gianeri

Luoghi citati: Parigi, Torino, Versailles