Tre italiani ieri in paradiso

Tre italiani ieri in paradiso Modena, Caffi e Alboreto così spiegano la loro brillante prestazione Tre italiani ieri in paradiso Stefano: «Solo a due giri dal termine ho capito che potevo salire sul podio» - Per Alex «una gara d'attesa sperando nella crisi degli altri» - Michele non ha dubbi: «Andremo sempre a punti» DAL NOSTRO INVIATO MONTECARLO — Tre italiani in fila dopo i due della McLaren. Ecco la bella cosa, creata a Montecarlo da Stefano Modena, Alex Caffi e Michele Alboreto, nella narrazione di essi stessi. Modena: 'Chiedo una notte di tempo per masticare, inghiottire, metabolizzare, digerire questo favoloso terzo posto. La Brabham era rimasta ferma per un anno, il problema delle prequalificazioni poteva già bastare per riempire una stagione. Invece ecco che questa vettura mi ha portato sul podio. Io per tutta la gara ho cercato di guidare in serenità, senza pensare alla cosa enorme che stava accadendomi. Posso dire che soltanto a due giri dalla fine ho capito che sì, potevo proprio essere io il terzo uomo da affiancare a Senna ed a Prost in quella cerimonia che per me, sino a quel momento, era un specie di telenovela televisiva con attori lontanissimi dal mio mondo-. Modena ringrazia -le gomme Pirelli, che hanno davvero permesso una guida sicura, sia nelle prove che nella gara-. E' il primo podio, per queste gomme, da un tempo cosi lontano che gli statistici non lo precisano, in sala stampa, con il consueto fervore matematico. Caffi: 'Avevo bisogno di un punto per sfuggire all'incubo delle prequalificazioni, ne ho fatti tre, adesso so meglio cosa è la felicità. Sono partito male, le ruote hanno pattinato, due mi hanno superato, ed un certo punto mi sono visto, come in un filmato, alla fine di un lungo cordone fatto di macchine più veloci della mia. Allora ho deciso di dedicarmi ad una gara tatti¬ ca, una gara diciamo intelligente, aspettando la crisi degli altri che mi precedevano. Era impossibile che non ci fosse una selezione, a me il compito di evitare che mi riguardasse. E' andata bene, nel senso che sono andato bene, io come la mia Dallara.- Alboreto: -/ miracoli non esistono, però trovate voi il modo di spiegare la cosa che è mi accaduta. Giovedì non sono manco salito in auto per le prove, nella Tuyrrell vecchia non entravo, o me¬ glio ci entravo ma ero come paralizzato, torturato addirittura dalle sue misure sadiche. La sera è arrivata la vettura nuova, il venerdì è stato un giorno pienissimo di lavoro, sabato ho fatto il tempo e adesso sono quinto. Avevo due paure: il cambio e i freni che tendevano a surriscaldarsi. Tutto è andato bene, nonostante i pochissimi chilometri che io e lei, l'auto, abbiamo fatto insieme-. Sempre Alboreto: -Si capisce che credevo nella Tyrrell, sennò non avrei firmato il contratto. Ma adesso vado avanti nelle speranze, nei pronostici. Dico cioè che la zona-punti è alla nostra portata fìssa, e che correremo sempre per fare bene come a Monaco, meglio che a Monaco». Gli hanno chiesto della Ferrari: «io non corro contro la Ferrari, non accetto che il mio quinto posto serva a chi vuole montare una inimicizia inesistente-. Il lettore può indagare sul tipo di dichiarazione abbastanza uniforme, omogeneo dei tre, ancorché proveniente da situazioni diverse. Modena e Caffi sono pervenuti al paradiso dall'inferno delle prequalificazioni, Alboreto ha ritrovato un paradiso che già conosceva (e comunque meno paradisìaco di quello ferrarista, almeno agli inizi). Però Alboreto ha usato quasi le stesse parole degli altri due: in effetti, fuori dalle delizie morbosette della McLaren, con il gioco sadomaso di Senna contro Prost, e dalle speranze involute della Ferrari, esiste questo automobilismo, come dire?, ruspante, fatto di godimento immediato del risultato, e basta. Filosoficamente, vale e fa bene. g.p.o. Montecarlo. Stefano Modena (a sinistra), commosso, sul podio accanto a Senna (al centro) e Prost

Luoghi citati: Modena, Monaco, Montecarlo