Nel museo dell'Italia che canta

Nel museo dell'Italia che canta Dalla Riviera a Milano le mille curiosità raccolte da Tripodi Nel museo dell'Italia che canta Erio Tripodi, l'uomo del museo della canzone italiana di Vallecrosia, è impegnato nella battaglia a favore dei nostri ruspanti motivi. Detta così sembra che Tripodi sia una sorta di persona in lotta perenne contro un fantomatico stereo che mulina canzoni in lingua inglese. E invece non è vero. Tripodi è uomo mite e sensibile ma deciso e amante del bel canto. Oggi al Circolo della Stampa di Milano, alle 16,45, presenta il volume •Il Museo dell'Italia che canta», che altro non è che una amorosa testimonianza fotografica e scritta di quanto Tripodi ha allestito a Vallecrosia, sopra Bordighera, a mezza strada tra Sanremo e la frontiera di Ventimiglia. E' qui che lo strenuo difensore dei brani nostrani ha messo su vere rotaie un treno vero, con tanto di vaporiera e relativi vagoni: il museo della canzone. Nei vagoni è un po' come entrare in una fantastica moviola della memoria: migliaia di incisioni, antichi spartiti, vecchie fotografie di nomi celebri e numerosi geniali marchingegni che hanno tentato d'imprigionare la voce nel tempo. Adesso questo libro, che naturalmente vuole essere un prezioso dono a chi ancora non ha avuto occasione di visitare il museo della canzone italiana. Da una finestra pastello in una pagina s'affaccia una citazione di Proust: «11 popolo, la borghesia, l'aristocrazia, come hanno gli stessi portalettere per recare il lutto o la felicità; hanno gli stessi invisibili messaggeri d'amore: i musicisti». Un'altra pagina titola: "Dalla discoteca del Museo un grande concerto nel tempo» e di seguito una 3 serie di nomi, da Enrico Caruso CO sole mio), a Claudio Baglionl ( Un piccolo, grande amore). Come dire che se anche gli anni sono trascorsi, la canzone italiana ha eretto un'inespugnabile torre costruita con emozioni autentiche e immutate nel corso degli anni. Dice Tripodi: «Sono cambiate le sovrastrutture, si sono inserite le multinazionali della canzone che hanno creato la moda di certi canti stranieri ma togliendo spazio a chi le emozioni le trascrive in musica nostrana. La nostra è una specie di baluardo contro rumori che non ci appartengono. E voglio dire con questo libro che la canzone italiana possiede una sua fantastica sede». Alla presentazione interverranno i bei nomi del canto melodico: Nilla Pizzi, Giorgio Consolini, Luciano Tajoli e tanti altri e anche Nunzio Filogamo con il. suo antico: •Amici vicini e lontani buonasera... ovunque voi siate!»... Già: chissà dove saranno adesso tutti. Ma coloro che hanno saputo della manifestazione di oggi, e che vivevano in quel magnifico grande tempio che era la Galleria del Corso, verranno sicuramente «7n questo salotto» — è scritto nel libro di Tripodi — •passavano le speranze, i sogni, le gioie, le delusioni: tante storie vere che sarebbero piaciute a Vittorio De Sica e a Luigi Comencini...». Fermare il tempo presuppone la fede. Quella di Tripodi è ferma. Lo testimonia il suo museo. E oggi Erio Tripodi intende raccontarlo a chi soffre con lui per il grande male che affligge la canzone italiana. n. b.

Persone citate: Enrico Caruso, Erio Tripodi, Giorgio Consolini, Luciano Tajoli, Luigi Comencini, Nilla Pizzi, Nunzio Filogamo, Proust, Vittorio De Sica

Luoghi citati: Bordighera, Italia, Milano, Vallecrosia, Ventimiglia