Un «poeta di Pio» tra 8 sandinisti

Un «poeta di Pio» tra 8 sandinisti Chi è Ernesto Cardenal, monaco trappista ed ex ministro del Nicaragua Un «poeta di Pio» tra 8 sandinisti Dall'impegno contro il dittatore Somoza all'attività nel governo Ortega - La censura della Curia romana - «Non c'è contraddizione tra poesia, cristianesimo e rivoluzione: quanto più uno si avvicina a Dio, tanto più diventa rivoluzionario» Minuto, occhi acuti e sempre ridenti di ragazzo, tuta grigiastra, larghe tasche, basco nero, barba bianca e capelli bianchi, sembra uno scricciolo invece di quel patriarca che invece è. Ernesto Cardenal, monaco trappista, poeta discepolo di Neruda e oggi di pari fama come il maggior poeta dell'America Latina, e novizio trappista nell'abbazia di Thomas Merton, nel Getsemani del Kentucky, è venuto in Italia a fine aprile per convincerci che una vera rivoluzione culturale e politica si può fare traducendo in scelte culturali e sociali i Salmi biblici. Parla infatti, con candore e passione, di 'rivoluzione dei Salmi-. Fino a Ieri è stato ministro della Cultura nella giunta sandinista del Nicaragua (dove suo fratello Fernando, gesuita, è tuttora ministro dell'Educazione). Abolito da Ortega, per ragioni economiche, il ministero della Cultura, Cardenal resta presidente dell'Istituto per la cultura. che ne ha preso il posto. Ma Cardenal vi lavorerà a mezzo tempo. Vuole realizzare il sogno concepito fin da quando aiutò il suo Paese a vincere la lotta contro Somoza (quel Somoza che bruciò la comunità di «campesinos» da Cardenal creata negli Anni 50 a Solentiname, per educare i poveri al Vangelo vissuto e commentato da loro stessi). A Solentiname Cardenal non toma con le mani vuote: il suo ministero ha ridotto l'analfabetismo nel Paese dall'80 al 13 per cento. •Essere sovversivo, proprio come cristiano e sacerdote — mi racconta a Sotto il Monte, nell'abbazia di un altro grande poeta religioso italiano, David Maria Turoldo — ha significato confermarmi nella fede e vivere la liberazione insieme al mio popolo'. E' drastico, appassionato; mentre parla gli occhi gli fiammeggiano ma senza cessare d'essere sorridenti. 'Quanto più uno si avvicina a Dio, tanto più diventa rivoluzionario; e credo che un rivoluzionario debba essere tale per tutta la vita. Non c'è contraddizione tra la poesia, il cristianesimo e la rivoluzione'. Quando papa Wojtyla, in visita a Managua, se lo trovò davanti in ginocchio e gli chiese perentoriamente di 'mettersi in regola(in quanto era stato sospeso a divinis poiché il Codice ca¬ nonico vieta cariche politiche ai religiosi), ne ottenne l'ossequio, ma non l'obbedienza. E nemmeno adesso Cardenal può essere assolto da quella censura, in quanto collabora con 11 governo sandinista. In Italia Cardenal è venuto per presentare il suo ultimo libro: Quetzalcoatl, Serpente Piumato, pubblicato in Italia da Mondadori, e tradotto e presentato da Turoldo. Turoldo stesso spiega il poema dell'amico: Quetzalcoatl è l'uccello mitico dell'antica Mesoamerica, simbolo del dio che non vuole sacrifici umani e segno di unità dei popoli, delle culture e delle civiltà distrutte poi dalle invasioni sanguinarie e militariste europee. Ricuperando la storia e la cultura di quel dio, definito nei libri sacri dei Toltechl 'Stella del mattino' — come è definito Cristo nell'Apocalisse —, Cardenal fa poesia nel 'vulcano- dell'anima e della storia del suo popolo, riscoprendo anche in quelle religioni antichissime 1 segni d'una religione in parte affine al cristianesimo. Quetzalcoatl è infatti un dio che «non vuole sacrifici umani, ma solo di serpi e farfalle'. Un dio che appare e scompare, e che deve alla fine tornare, proprio come il Cristo della Parousìa. E' un poema simile all'«eru2ione di un vulcano; dice Turoldo, «con dentro una rosa di lapilli e fiamme, perle e detriti, cantato con una passione di poeta e una noncuranza letteraria che è unica e che solo un Ernesto Cardenal poteva e può permettersi: Ma prima di questo difficile poema, Cardenal ha riscritto i Salmi del Vecchio Testamento, collocandoli nel cuore duro del nostro «oggi» per testimoniare che la rivoluzione dei poveri non è ancora finita, non finirà mai. In questa riscrizione — Salmi degli oppressi — Dio è coinvolto perché i poveri non si stanchino di lottare e di sperare. Nel versi di Cardenal Dio è sempre interpellato, sfidato, ora con angoscia, ora con tenerezza, ora con esultanza e gioia. Nella Preghiera per Marilyn Monroe (morta suicida col telefono in mano che segna sempre «occupato») il poeta alla fine implora: 'Signore, rispondi tu al telefono'. Ora Cardenal sta scrivendo un «poema cosmico» di grandi proporzioni in cui il passato e 11 futuro, il visibile e l'invisibile, si configurano come 11 grande Regno finale del Dio dell'antico e del nuovo. Ogni «salmo» di Cardenal, come quelli della Bibbia, è un atto di fede nei poveri e nel Dio che si fa povero, cioè in Cristo. Così conclude il poeta, dando voce al 'povero cristo» d'ogni storia d'oppressione e di violenza: 'Risuoneranno i miei inni in mezzo a una gran folla, I i poveri prepareranno un banchetto, I il nostro popolo celebrerà una gran festa, I il popolo nuovo che sta per nascere-. Nazareno Fabbretti Ernesto Cardenal

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