La soluzione biologica fermerà il «parassita-killer» delle api?

La soluzione biologica fermerà il «parassita-killer» delle api? La lotta chimica non blocca la varroa che sta distruggendo gli alveari di tutto il mondo La soluzione biologica fermerà il «parassita-killer» delle api? Ottenuti buoni risultati da una tecnica «bio-meccanica» scoperta da un apicoltore cuneese - Ricerche all'Università di Torino ROMA—Continua la marcia omicida della varroa, il parassita killer delle api che dall'isola di Sumatra si è ormai diffuso In tutto il mondo, nonostante l'accanito uso di antiparassitari. Sarà la cura biologica a portare una soluzione, a snidare questo ragnetto rosso che provoca danni inestimabili? All'università di Torino, nell'ambito dell'istituto di Entomologia agraria, il professor Franco Marletto, docente di apicoltura, sta portando avanti da due anni del- ' le ricerche per trovare una soluzione biologica al problema, anche con il supporto di un nuovo metodo messo a punto da un apicoltore sperimentatore del Cuneese, Michele Camperò, e applicato da molti apicoltori (ih Piemonte l'istituto universitario segue, tra gli altri, il consorzio che opera nel parco torinese di La Mandria). E i primi risultati sono interessanti e fanno ben sperare. In Italia il pericoloso ragnetto rosso, arrivato alla fine degli anni Sessanta, ha già distrutto il settanta-ottanta per cento degli alveari. L'apicoltura, secondo stime Fai (la Federazione del settore), conta ottantacinquemila produttori, con un volume d'affari di 25-30 miliardi, ma quando si parla di danni—fa ancora notare la Fai — bisogna parlare di cifre che si avvicinano al venticinquemila miliardi se si calcola anche l'indotto in agricoltura legato alla presenza delle api. Basti pensare al ruolo essenziale di questo prezioso insetto della famiglia degli apidi nell'impollinazione di molte specie vegetali, e quindi sulla qualità e quantità dei prodotti agricoli, in particolare la frutta. Se ne sono resi conto ultimamente anche gli agricoltori siciliani, costretti ad importare api dal Nord Italia per l'impollinazione degli agrumi, dopo che quelle dell'isola'sono state falcidiate al novanta per cento dalla varroa. 'Sono convinto — dice il professor Marletto — che non sia la soluzione chimica a salvare le api. Certo, ci sono attualmente prodotti vagliati dal ministero della Sanità che se usati con certi criteri (dosaggi, tempi, modalità d'uso) possono essere poco dannosi, ma io credo che un rischio, anche se remoto, esiste sempre. E poi ho visto troppi prodotti sbandierati come la salvezza, poi scomparsi dalla circolazione perché non più ritenuti efficaci. Senza contare — aggiunge il docente impegnato, tra l'altro, In studi per valutare la resistenza intrinseca delle api agli assalti dei «nemici» — che la lotta chimica viene concentrata in certi periodi dell'anno, lasciando via libera alla varroa di espandere i suoi effetti mortali in tutto il resto dell'anno. La lotta biologica impegna invece l'apicoltore tutto l'anno e garantisce la solubrità del prodotto: il professor Marletto non vuole suscitare facili allarmismi e chiarisce che, comunque, i residui di sostanze chimiche nel miele sono al disotto dei limiti di tolleranza. Resta comunque anche il problema di trovare una lotta efficace e poco costosa prima che la varroa faccia terra bruciata negli alveari: -Non dimentichiamo che i fitofarmaci e certe apparecchiature per il loro uso, diventate presto obsolete, sono costosi: Michele Camperò non ha una laurea in agraria alle spalle, ma ha in compenso una ultraventennale esperienza di apicoltura, una tradizione di famiglia che lui ha proseguito a Pianfei, un paesino vicino a Cuneo, con lo spirito del ricercatore. Ed è arrivato, dopo aver osservato e,studiato per anni le api allo stato brado, a mettere a punto una «lotta biomeccanica» contro la varroa, una tecnica che ha insegnato a migliaia di apicoltori in varie regioni d'Italia e che ha illustrato anche in una relazione dal titolo «Apicoltura logica» per l'istituto universitario di Entomologia agraria diretto dal professor Vidano. Camperò è drastico nel criticare l'uso di sostanze chimiche contro la varroa: «Sono sostanze mutagene e in molti casi si è notato che il loro uso ha provocato la paralisi totale dell'alveare: Camperò ha preferito battere strade più ecologiche indagando sulla vita sociale molto complessa degli alveari dove c'è una rigida separazione tra i settori maschili e femminili: -Ho scoperto dopo lunghe osservazioni che il parassita, nove volte su dieci, preferisce la covata maschile'. E su questa scoperta ha messo a punto il suo metodo che con particolari accorgimenti permette in ogni momento di avere sempre una covata in grado di attirare, e quindi intrappolare, la varroa. Il professor Marletto ha favorito la diffusione di questo metodo di Camperò, riconoscendogli il merito di aver apportato un miglioramento nella lotta biologica al parassita-killer. Ma in questo strano paese che è l'Italia, uno come Camperò, che non può esibire lauree, deve farsi le sperimentazioni da solo, a proprie spese. -Mi hanno chiesto di andare in ottobre al congresso internazionale delle federazioni degli apicoltori per illustrare il mio metodo, ma potrò mandare solo unarelazione. 1 soldi per il viaggio non li ho-, dice Camperò. Alla sede nazionale della Federazione italiana degli apicoltori, a Roma, non sono sorpresi: •Siamo la cenerentola dell'agricoltura; non esistono interventi a sostegno del settore, e nemmeno ora, col gravissimo problèma del parassita-killer^. Stefanella Campana

Persone citate: Franco Marletto, Marletto, Michele Camperò, Stefanella Campana, Vidano

Luoghi citati: Cuneo, Italia, Nord Italia, Pianfei, Piemonte, Roma, Torino