Costrinse persino Clint a fumare l'odiato sigaro

Costrinse persino Clint a fumare l'odiato sigaro Aneddoti: da Lee Marvin a Lee Van Cleef Costrinse persino Clint a fumare l'odiato sigaro I registi in genere non sono personaggi simpatici, soprattutto con i giornalisti, e Sergio Leone non faceva eccezione. La stampa italiana poi, critici cinematografici in testa, lo aveva maltrattato a partire dal primo western, Per un pugno di dollari, e aveva continuato a parlarne male cambiando tono solo dopo C'era una volta in America. Lui ricambiava i giornalisti con la stessa moneta: nessuna dichiarazione, smentite, altre smentite, la minaccia della querela. Bisognava avvicinarlo con cautela e tanto tempo a disposizione. Lo abbiamo incontrato diverse volte e ogni volta il trucco consisteva nel mostrargli di conoscere i suoi film meglio di lui e di venerarli più ancora di quanto lui li adorasse. Allora si scaldava, e incominciava a commentare le scene come fanno i fans più accaniti: «E quando Clint Eastwood dice: "Ve la caverete con quattro calci in faccia ciascuno" e mostra la pistola! E quando dice a Eli Wallach: "Togliti la pistola e mettiti le mutande". La più bella battuta? Quando Eli Wallach dice: "Se si deve sparare, si spara, non si racconta la propria vita".,.». Agitava le mani. Era un omone con la pelle troppo bianca e le mani troppo piccole. Portava un brutto anello d'oro al mignolo, tanto lezioso da stonare con le immagini che il suo nome evocava: bounty killer con la pelle bruciata dal sole, uomini tanto duri da fermare un treno in corsa e tacitare il controllore con un'occhiataccia, ...... Aveva lanciato Clint Eastwood e aveva litigato con lui. Causa primaria: il sigaro. Eastwood non fumava. Durante le riprese di Il buono, il brutto, il cattivo andò dal regista e gli propose: "Voglio cancellare il sigaro dalla sceneggiatura». E Leone rispose: -Cancel¬ e magari anche comico — il suo ruolo di dinamitardo irlandese. Giù la testa fece litigare Leone anche con i produttori, per la prima volta. Anche qui il regista dovette cedere e togliere le lunghe sequenze in cui Coburn combatte in Irlanda e diventa alcolizzato, o quelle in cui i soldati messicani fanno strage di bambini nascosti nelle grotte. Teneva in casa le sequenze tagliate e le mostrava agli amici. Ammetteva, dopo un po' di insistenza, di aver girato varie scene di quel piccolo e misconosciuto gioiello della nostra cinematografia che è Il mio nome è nessuno, parabola sulla fine del western con Henry Fonda eroe del Far West che per due sacchetti d'oro accetta di rinunciare alla vendetta. Ammise tardi, e poi fini per vantarsene, di aver girato in gran parte la scena delle bighe che aveva reso famoso e spettacolare Ben Hur. Fece di tutto per far dimenticare il suo esordio ufficiale, il bruttissimo II colosso di Rodi. Riduceva i suoi film a piccoli divertimenti: «J miei banditi li ho trovati nei ricordi dei ragazzacci delle borgate», ""Per un pugno di dollari" l'ho copiato tutto da un film di Kurosawa. Chi l'aveva visto in Italia? Nessuno: e allora tanto valeva rifarlo in chiave western». Per un pugno di dollari lanciò cowboy vestiti di stracci, con la barba lunga e l'aspetto selvaggio. I suoi costumi rivoluzionari fecero moda e a pochi mesi dall'uscita tutti portavano i calzóni ■& -zampa d'elefante e gli stivali con i tacchetti. "I castumj.?' — spiegava Leone —. Li abbiamo trovati in un deposito. Erano quelli delle comparse di un altro western. Non avevamo un soldo, e quei costumi ci sono costati niente». Neanche lui credeva in quel film: in prima edizione lo firmò Bob Robertson. Stefano Pettinati liamo l'attore. Il sigaro è il vero personaggio, l'attore è un incidente». Voleva rilanciare Lee Marvin e fargli fare la parte di Douglas Mortimer, il colonnello triste di Per qualche dollaro in più. Poi, andandolo a incontrare in America, durante il viaggio in aereo qualcuno gli sottopose la foto di Lee Van Cleef. Leone lo volle subito, ma si rifiutò di conoscerlo prima del ciak. «Ero sicuro — spiegava—che mi avrebbe deluso». Lee Van Cleef era in una clinica per alcolizzati. Venne preso quasi di peso e portato sul set. Sposò un'infermiera della clinica e una sera, dopo il successo di II buono, il brutto, il cattivo, invitò Leone ad un ristorante cinese di New York. La moglie dell'attore piangeva: -Se penso che fino a sei mesi fa non potevamo pagare la bolletta della luce...-. Lee Van Cleef ora ha divorziato, intanto il cinema lo ha scaricato. Henry Fonda non voleva fare il cattivo in C'era una volta il West e insisteva per scambiare il suo ruolo con quello del buono, Charles Bronson. Leone non disse né sì né no, ma incominciò a girare tutte le scene in cui Fonda non compariva. Ogni giorno, l'attore arrivava sul set e restava con le mani in mano a guardare lavorare gli altri, Jason Robards, la Cardinale, Paolo Stoppa. Infine si stancò e si decise a vestire i panni di Frank, il pistolero nero che sputa sui morti e uccide i bambini a sangue freddo. Leone raccontava di aver litigato nello stesso film anche con la Cardinale, che invece la spuntò e riuscì a.tenere un reggiseno mascherato dalla schiuma durante la scena del bagno. Raccontò di aver litigato pure durante tutta la lavorazione di Giù la testa con James Coburn che insisteva (non stupiamoci: gli attori a volte hanno curiose pretese) per rendere più brillante —

Luoghi citati: America, Irlanda, Italia, New York, Rodi