Festa amara tra gli amici di Yovan

Festa amara tra gli amici di Yovan Ieri Pasqua degli zingari e messa con il pope, ma volti tristi nel campo di Collegno Festa amara tra gli amici di Yovan Il giovane, ferito dopo un furto, è sempre grave alle Molinette - Seguendo il calendario ortodosso i nomadi hanno vissuto la ricorrenza religiosa più importante dell'anno - La celebrazione è cominciata sabato sera Pasqua con gli zingari, nel campo nomadi di Collegno. E' stata festeggiata ieri, seguendo il calendario del rito ortodosso, con il pope arrivato poco prima delle undici e il pranzo che si è protratto sino a sera. Tavoli un po' ovunque tra le campine — le roulotte — e le baracche che vengono chiamate gagè. Una Pasqua comunque triste. Questo è il campo di Yovan, lo zingaro ventiquattrenne che sta lottando con la morte alle Molinette, ferito da un colpo di pistola partito durante la colluttazione con un agente che nella notte di venerdì lo aveva sorpreso a rubare una roulotte. La festa in realtà è però iniziata già sabato sera. Le donne hanno incominciato a preparare le caratteristiche uova colorate per i più piccoli, il maiale che dovrà poi essere cotto allo spiedo insieme ai peperoni mentre i bambini giocavano a sciri-sciri» o a -bacìumè». «Quest'anno — dice Jonko Jovanovich — è tutto inevitabilmente diverso. Non possiamo dimenticare che cosa è accaduto al nostro amico soltanto due giorni fa. Gli unici che si stanno veramente divertendo come se nulla fosse successo sono i nostri figli». Rocki di tre anni, Adriana di 7 ed Eva di 5, i bambini di Yovan, sono seduti al tavolo in mezzo al campo. Vicino a loro la nonna Dudula Dragutinovich li guarda giocare e scherzare con i loro amici: sanno già che cosa è successo al padre, non se ne rendono però conto. Intanto i discorsi in dialetto slavo e le urla da un capo all'altro del campo si mescolano con la musica che proviene dagli stereo delle «cam¬ pine» mentre continuano ad arrivare gli amici degli altri paesi vicino a Torino. Più tardi forse si ballerà per proseguire sino a tarda notte. Le donne cucinano ancora, hanno vestiti multicolori e splendide collane d'oro al collo: -E' il sogno della ricchezza che non abbiamo a farci amare queste cose», dicono con un sorriso mentre servono a tavola. Gli uomini invece indossano giacca e cravatta, parlano tra di loro, offrono cibo e vino a tutti. Qualcuno a turno si alza, dà un'occhiata a cosa stanno facendo i bambini per poi maledire il fiume che scorre pericolosamente proprio a due passi dal campo. Sono già passate le quattro del pomeriggio quando i primi si allontanano dal campo per fare due passi. E' il momento in cui tutto sembra calmarsi ma non passa neppure mezz'ora e ogni cosa torna come prima. Le tavole si affollano di nuovo, le donne ritornano a preparare il maiale che verrà servito tra poco mentre il vino e la birra non mancano di certo. Al fondo dell'accampamento i bambini giocano ancora a sciri-sciri nel grosso tendone preparato per la festa del matrimonio che si doveva fare tra pochi giorni e che a causa di quanto è successo venerdì notte potrebbe anche essere rinviato. Il gioco è semplice: formano un cerchio e il più piccolo di loro gli gira attorno. Senza farsi accorgere deve mettere un pezzo di carta dietro ad uno del gruppo. Chi non se ne accorge dovrà fare cubiana, cioè la penitenza. Hanno tutti in mano le uova colorate che devono servire anche come portafortuna, scherzano e ridono. Poco lontano invece altri si divertono facendo baciumè: uno di fianco all'altro fingono di cercare a terra un legno mentre in realtà si avvicinano ad altri bambini che dovranno essere «catturati» nel loro cerchio. E' una sfida tra due gruppi. 'La Pasqua — dice ancora Jonko Jovanovich — è la festa più attesa dell'anno. Un giorno in cui si devono dimenticare tutti i problemi e le tristezze quotidiane. L'allegria e la musica non possono mancare. Molti di noi hanno ancora l'incubo di quello che succede in Jugoslavia o in altri Paesi dove è realmente impossibile vivere e trovare anche un misero lavoro. Oggi é l'occasione per rivedere vecchi amici, per stare insieme a loro, per ballare. Solfante quaìido tutti se ne saranno andati la festa sarà veramente conclusa e si comincerà di nuovo a parlare delle nostre difficoltà». Paolo Negro Festa nel campo degli zingari per la Pasqua ortodossa. A destra, madre e figlia di Yovan Dragutinovic, ferito dai poliziotti

Persone citate: Dragutinovic, Dragutinovich, Jonko Jovanovich, Paolo Negro

Luoghi citati: Collegno, Jugoslavia, Torino