Un ragazzo e una strega tra le gag

Cinema, dov'è la tua libertà? Decine di registi a convegno Cinema, dov'è la tua libertà? Una polemica tra Anghelopoulos e Bertolucci CANNES — Quattro ore, quattro ore e mezzo al massimo, sono poche, con decine di registi e cineasti venuti da ogni parte del mondo. 11 convegno «Cinema e libertà» promosso dal festival, nell'ambito del bicentenario della Rivoluzione francese e della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, per discutere Io stato della libertà creativa e della libertà personale nel cinema internazionale, fa presto a diventare altro. Magari prende a discutere qualcosa di più concreto e europeo o di meno celebrativo, le difficoltà della professione, e c'è spazio anche per uno scontro: «Ci dica Bertolucci, che è venuto qui, perché fa i suoi film in inglese», chiede vibrante Theo Anghelopoulos. Bernardo Bertolucci, tutto vestito di nero, replica che purtroppo non poteva girare L'ultimo Imperatore in cinese, che è stato obbligato a farlo in una lingua accettabile dal mercato internazionale. Anghelopoulos rimbecca che, ne L'ultimo volo, lui ha costretto Mastroianni a parlare in greco: «Non sarà l'ideale per il box office, ma non rinunciare alla propria lingua è essenziale, la lingua è la nostra anima». Bertolucci ha ripetuto d'essere con tutto se stesso per il cinema europeo: «In Europa cerchiamo di seguire un modello che non è nostro, quello americano: è accaduto a causa dell'egemonia della televisione. Il cinema non è più la scrittura attraverso cui la società si espri me; è con la TV oggi che la società si autoritrae. Ma bisogna cercare comunque di reagire». Insieme con le denunce di censura economico-mer cantile, e di illibertà nei Paesi in via di sviluppo («Mi sono ritrovato adesso come sotto Marcos: potere militare, ingiustizia, corruzione, censura», ha detto Lino Brocka, filippino), il convegno ha discusso sul prepotere della televisione, su •l'imperialismo culturale americano come mancanza di libertà», sull'ineguaglianza dello scambio culturale Europa-USA: «Però il problema non è cosi semplice», ha obiettato Jerry Schatzberg, americano. «Se poi i film che la gente va a vedere sono quelli americani, se è con quelli che si fanno i soldi...». Fernando Solanas vede la situazione con speciale sensibilità latinoamericana: «Ogni popolo ha diritto di creare la propria immagine e di conoscere l'immagine di altri popoli: ignorarsi a esclusivo favore dei nordamericani è pericoloso, diventa facile la manipolazione in senso razzista». Con ironia malinconica, Ettore Scola ha proposto di chiedere al Parlamento europeo una legge che faccia dei film materia di studio nelle scuole: «Cosi (come per i libri in "Farenheit 451" di Truffaut) sarà possibile conservare memoria di cosa fosse quel film oggi irriconoscibile, massacrato dagli spot pubblicitari». Il convegno ha avuto soprattutto valore di testimonianza, e alla fine è andato al cinema: a vedere un film di compilazione sulla Rivoluzione francese, chiamato Liberto.

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