Dall'antiquario Silvio Pellico di Angelo Dragone

Dall'antiquario Silvio Pellico Orologi, gioielli, dipinti, mobili d'epoca: aperta la rassegna di Saluzzo Dall'antiquario Silvio Pellico La sezione del collezionismo dedicata al patriota, che sceglieva i cimeli per la marchesa di Barolo Scrivanie e comò stile Impero a trenta milioni - E poi camini di marmo, pendoli, argenteria DAL NOSTRO INVIATO SALUZZO — Affollata, come sempre, ha preso il via a Saluzzo nella Sala d'Arte la XIII Mostra nazionale dell'Antiquariato. Quest'anno con un nuovo presidente, l'architetto Eler.a Arrò Ceriani (succeduta a Tesio), e un nuovo catalogo dove è riprodotta, finalmente per intero, l'amplissima Fiera di Saluzzo nel XVII secolo, dipinta da Carlo Pittara nel 1880 e conservata nel Museo Civico di Torino, considerata ormai l'emblema della rassegna. Quarantuno gli espositori, tra i quali in buon numero genovesi e milanesi, con gli abituali mercanti di Siena e Arezzo. Migliaia i pezzi. Prezzi, secondo un antiquario, -incoraggianti», se scrivanie e comò possono anche stare sotto i trenta milioni. Molti i dipinti antichi e dell'Ottocento: dai classici paesaggi di Delleani e di Follini, alle vedute medio-orientali di Pasini e al rustico Lupo. Accade tuttavia di incontrarvi anche nomi piuttosto rari come quelli di due pittori piemontesi: il saviglianese Pietro Ayres, presente con un interno animato da una famiglia raccolta per la preghiera del mattino, e Giovanni Michele Graneri, autore d'una caratteristica scena d'ambiente: Donna dal macellaio. Attraenti, al solito, l'oggettistica (ideale per regalo) e i gioielli antichi; gli orologi da collezione: dai pendoli e pendolini, come il Robert svizzero e un Bracket clock, inglese, metà Ottocento (con suoneria delle ore e doppia suoneria dei quarti su nove gong), al pezzo di vera e propria oreficeria costituito dall'orologio Città di Vienna 1868, incorporato in un Nautilus in argento dorato e smalti policromi. Gioielli, a volte, anche le armi antiche. Un fascino tutto suo ha, naturalmente, l'argenteria: per la luce che emana dal metallo prezioso cui s'aggiunge lo splendore delle forme, come nell'elegante Zuppiera cesellata, Parigi 1820, e nella Zuccheriera, Torino 1793-96. Pezzo storico: il boccale tedesco, un peltro inciso, con figure di santi in nicchie ad arco gotico, firmato nel 1570 da Jacob Kock. La ceramica è rappresentata tra l'altro da una bella serie di settecenteschi vasi da farmacia bianchi e blu, prodotti a Torino e a Bassarici. Così i vetri incisi Liberty, firmati da F. Galle e i tappeti di primo Ottocento. I prezzi non sono proprio proibitivi, visto che non mancano comò e scrivanie, o secrétaires (Impero, Carlo X, ecc.) per i quali si chiedono anche meno di trenta milioni. Altro discorso per un imponente comò-canterano, Settecento piemontese, in massello di noce scolpito. Singolare la prestanza d'un Camino genovese, in marmo bianco Luigi XIV. Ma non meno ricchi appaiono altri pezzi in pietra d'alta epoca: per lo più elementi archi¬ tettonici, tra capitelli figurati e cornici. L'esposizione storica dedicata al collezionismo, al centro della mostra, rievoca quest'anno, nel bicentenario della nascita, la figura di Silvio Pellico, patriota e scrittore. Comprende cimeli d'ogni genere, dalla camera da letto conservata a Torino in Palazzo Barolo a scritti e annotazioni poco note. Del drammaturgo è stato Ugo Buzzolan ad apprezzarne, in catalogo, e quasi contro-corrente, 'la stringatezza e la rapidità», ma anche la -robustezza d'impianto» al pari del linguaggio in cui si colgono gli echi di Foscolo, amico d'infanzia, e di Alfieri. Calzante, tra l'altro, come ricorda il saggio storico di Aldo M. Mola, il suo elogio dei collezionisti: "Pochissimi sono que' ricchi che non ispendano il loro oro, e, spenden¬ dolo, diventano tutti...con più o meno merìto...cooperatori del ben pubblico. Danno moto al commercio, allo ingentilimento del gusto, alla gara delle arti...E in qual modo se non investendo nelle arti?». Pellico si fece quindi consigliere, e non solo segretario di Casa Barolo, assistendo la marchesa. Giulietta Colbert moglie di Carlo Tancredi Falletti marchese di Barolo. Nei due viaggi a Roma consigliò alla marchesa gli acquisti di opere d'arte per l'avito palazzo di Torino e il castello, divenuti allora •luoghi d'incontro con altri cultori del bello, dal cui cenacolo uscivano un Roberto d'Azeglio, fondatore della Galleria Sabauda, e lo stuolo dei promotori del collezionismo...» che avrebbe contribuito ad affinare la sensibilità della gente piemontese. Angelo Dragone