Angeloz non eredito una delusione di Mimmo Candito

Angeloz: non eredito una delusione Angeloz: non eredito una delusione DAL NOSTRO INVIATO BUENOS AIRES — Eduardo Cesar Angeloz, 11 candidato della Union Civica Radicai, 11 partito di Alfonsin, è considerato un tecnocrate, un esponente dell'ala più moderata del radicalismo argentino. Avvocato, 56 anni, è governatore di Cordoba, una delle province più ricche del Paese: è stato rieletto nell'87, quando i radicali persero quasi tutti i governatorati, e questa è stata una delle principali ragioni della designazione. Parla moltissimo, a raffica, mettendo assieme gli slogan di una lunga campagna e il possesso efficiente di tutte le formule economiche. Potrebbe essere un ottimo tecnico della politica in qualsiasi Paese europeo. — Quale sarà il suo primo impegno il 15 maggio? «Non lo so ancora, e non credo in queste cose. Credo invece nel dovere e nell'impegno di collaborare tutti assieme con il governo in carica, in modo che il passaggio dei poteri il 10 dicembre avvenga all'interno di un quadro legislativo e di volontà politiche utili a risolvere i gravissimi problemi del Paese». — Qua] è la gravità reale di questa situazione? «Quello che più danneggia il nostro sistema è la costante incertezza nella quale continuiamo a operare. Bisogna ridare fiducia, ritrovarla tutti insieme, ponendo fine alla pratica delle anarchie colletti - ve, che sono poi il solo risultato dell'ansia di tutti per un futuro incerto, e della inevitabile rincorsa verso la speculazione». — Qua] è il bilancio di questi sei anni di governo radicale? «Il mio slogan dice "Se puede". Vuol dire che si può crescere e avanzare con la democrazia. Noi consegniamo al popolo sovrano un Paese come lo abbiamo ricevuto, un Paese senza morti, senza sàngue, senza torture». — Ma rispetto all'83, molte speranze sono cadute e i militari sono tornati a fare politica. «No. H presidente resta sempre il capo delle forze armate, e sta soltanto a lui decidere i compiti e i doveri dei servizi militari». — E" favorevole a un'amnistia? «No. E non riesco però a immaginare una contrapposizione tra le forze armate e lo Sasdmct Stato costituzionale. Le forze armate vanno integrate nella società, al servizio della quale debbono operare, e vanno messe in condizione di farlo come forza moderna, efficiente, professionale». — Ci sono similitudini tra lei e Alfonsin? «Siamo entrambi radicali fin da giovani, entrambi amiamo soprattutto la libertà. Ma Alfonsin ha avuto il compito storico di affermare la democrazia, a me tocca quello di realizzare la crescita e lo sviluppo in un quadro di stabilità». — Quali sono stati gli errori del governo precedente? «Non so se ce ne siano stati, non tocca a me dirlo. Però ad Alfonsin è toccato operare in un periodo di aspra transizione, con 13 scioperi politici e tre tentativi di rivolta militare; e lui ha dovuto prima difendere la democrazia piuttosto che realizzare quei progetti economici che avrebbe voluto attuare». — Lei come vuole realizzarli? «Non ho bacchette magiche, ma ho sempre detto che 11 fatto stesso che io venga eletto è già una prima risposta concreta alla possibilità di bloccare l'inflazione e avviare la ripresa, perché nella storia non ci sono esempi della riuscita di un piano di stabilizzazione se questo non è accompagnato da due componenti essenziali: una leadership convincente, che ha credibilità e dà fiducia, e un contesto sociale che si mostra favorevole ad appoggiare questo piano». — O suo obiettivo dichiarato è la riforma dello Stato. «Nella mia campagna mi sono sempre portato dietro un grande lapis rosso, come simbolo delle spese che voglio tagliare. E questo significa privatizzazione dei servizi non essenziali, nuove entrate fiscali senza nuovi aggravi, fine delia conduzione politicizzata delle imprese pubbliche. Per rendere operante il modello, si deve aggiungere una riduzione contrattuale del peso del debito estero e il recupero di un tasso degli investimenti che permetta la ripresa dello sviluppo economico». — La sua preoccupazione più seria? «La stabilità dell'economia. Senza di quella, non possiamo sperare in nulla. Neanche nei maghi». Mimmo Candito Buenos Aires. Il candidato radicale Eduardo Cesar Angeloz

Persone citate: Alfonsin, Cordoba, Eduardo Cesar

Luoghi citati: Buenos Aires