«Ecco le mie ombre cinesi»

«Ecco le mie ombre cinesi» «Ecco le mie ombre cinesi» A colloquio con il ministro per la Cultura di Pechino Wang Meng - E' autore di «Figure intercambiabili», metafora di un Paese che stenta a scegliere la modernità - «Il protagonista ha la testa in una società moderna, ma le gambe piantate in una terra che non vuole spostarsi» TORINO — 'In questo secolo la vita buona è stata davvero poca in Cina; forse solo gli ultimi dieci annU. Wang Meng, poeta, scrittore, ministro della Cultura della grande Cina, invitato al Salone di Torino per presentare il suo lungo e importante romanzo Figure intercambiabili (tradotto da vilma Costantini per Garzanti), ha tutte le ragioni per sostenere, pur sorridendo, questo punto di vista. Nell'86 è diventato ministro per volere di Deng Xiaoping; dell'anno prima è questo romanzo salutato come una delle prime opere che rilanciano sul piano intemazionale la nuova letteratura cinese post-propagandistica (e tradotto in prima mondiale simultanea in Italia e Russia). Ma la strada è stata lunga ed è passata per un esilio in un campo di rieducazione a Yili, nella regione desertica e fredda del Xinjiang. Wang Meng ha pagato con vent'anni di lavoro manuale, autocritica ideologica e silenzio creativo la sua partecipazione attiva alla primavera culturale dei «Cento fiori». Nel 1957, a ventitré anni, per aver scritto un breve e caustico racconto contro l'ottusità dei quadri politici, l'allontanamento da Pechino. 'Gettai la penna, non avevo più speranze di diventare uno scrittore; era pericoloso anche scrivere lettere a casa-. Con la riabilitazione, giunta alla fine degli Anni Settanta, ha riscoperto la necessità di scrivere, cercando di non essere sommerso dal compito di ministro della Cultura in un Paese con 230 milioni di analfabeti. Per capire che cosa intenda Meng parlando di vita non facile, basta leggere Figure intercambiabili, e seguire l'evoluzione di una famiglia che da una provincia primitiva si sposta a Pechino. Dagli Anni Trenta, attraverso l'occupazione dei giapponesi, la Rivoluzione del '49 fino al presente. Protagonista è il professore universitario Ni Wucheng con le sue ambizioni «occidentali». Lotta per tutta la sua vita con moglie, cognata, suocera e figli per imporre uno stile di esistenza più moderno, europeo. Ma la sua guerra familiare in nome dell'igiene personale, della cultura del corpo, 'camminare col petto in fuori, lavarsi i denti-, i suoi tentativi di far apprezzare ai figli Biancaneve e i sette nani, s'infrangono contro l'immobilismo delle tre donne, legate alle tradizioni, buone con lui ma ostili al cambiamento. Il triste protagonista in continua e bovaristica ricerca del nuovo è, nelle parole dell'autore, «con la testa in una società moderna, mentre le gambe sono piantate ancora a terra, in quella terra che non vuole spostarsi'. La vicenda di Figure intercambiabili, oltre ad avere un chiaro riferimento autobiografico, è anche il riassunto, visto nel microcosmo di un nucleo familiare, della tremenda fatica di un Paese a scegliere tra modernità e tradizione. Davanti agli occhi c'è sempre l'Europa. Perché là i sogni goffi di Ni Wucheng sembrano realizzati. Ministro, per quali lettori ha scritto questo romanzo? Per i cinesi o il mondo occidentale? •La divisione non è geografica. E' un libro che tenta di approfondire un tema comune a tutto il mondo progredito: il conflitto culturale all'interno di una famiglia; fino alle conseguenze più atroci (Ni Wucheng si separa dalla moglie per poi suicidarsi, ndr)». E' possibile conciliare il potere con l'attività creativa? «Per prima cosa io sono uno scrittore, anche se sento ovviamente la grande responsabilità del mio mandato. Ma faccio di tutto per non passare un giorno senza leggere o scrivere. Se prima scrivo, anche il cibo che tocco poi a tavola è più buono'. Quali autori occidentali hanno avuto un peso nella sua formazione culturale? 'Quando ero ventenne amavo gli scrittori russi. Primo tra tutti Tolstoi. Poi arrivarono Balzac e Flaubert. Ora mi appassionano gli americani: Hemingway, Updike, Capote. Ma quello che mi diverte più di tutti è John Cheever- e nel fare questo nome dice più volte si con la testa. Anche se ha fatto precedere le sue risposte dalla frase: •Sono più contento se mi fate delle domande letterarie e non politiche', è inevitabile chiedere al ministro cosa pensa delle recenti e vivacissime manifestazioni studentesche a Pechino. Con migliaia di studenti in piazza Tien Anmen nell'ultimo mese; prima per i funerali del segretario generale del partito comunista Hu Yaobang, poi in nome semplicemente della libertà e della democrazia. Se fosse assieme agli studenti dell'università Beida di Pechino, come si comporterebbe oggi? •Credo che la cosa più importante sia trovare un accordo. Il governo ha detto che vuole arrivare a un colloquio con gli studenti'. Ma cosa chiedono in particolare? "Più libertà, democrazia e meno corruzione: In cosa differiscono dai giovani della sua generazione? "Negli Anni Cinquanta i giovani cinesi erano ingenui: accettavano subito ogni ideale e vivevano in condizioni molto precarie. Ora sono molto meno ingenui, anche se vivono contrasti e crisi interne molto dolorose: Dopo la pausa torinese, Wang Meng raggiungerà ancora l'Egitto prima di volare a Pechino. Ad attenderlo c'è il suo lavoro immane. Anche se "le riviste culturali oggi sono tremila'; anche se hanno tradotto Marx, Sartre, Freud e Nietzsche e nel cinema, nel teatro, nella letteratura sembra arrivato finalmente il tempo del risveglio. (Feltrinelli pubblicherà a giorni l'antologia di racconti Mandarini cinesi di Zhang Jie, considerata -la scrittrice della glasnost cinese'). In questa luce, Figure intercambiabili appare soprattutto il più alto momento di espressione di questo Malraux d'Oriente. E il velleitario e infelice Ni Wucheng, l'inquieta e memorabile «vittima» della ricerca di un senso all'esistenza nella Cina di questo secolo. Ministro, rivivrebbe gli ultimi quarant'anni? «No». Michele Neri fi i Torino. Il ministro per la Cultura cinese Wang Meng con il suo editore Livio Garzanti