Come Don Chisciotte di Luciano Genta

Come Don Chisciotte GARIN, LATERZA E I LIBRI DEL TEMPO Come Don Chisciotte TORINO — C'è sempre qualcuno con gli occhi sgranati davanti alla «pedalinatedesca primo '900, la macchina che stampò Benedetto Croce, esposta al Salone del libro, per la mostra «Cento anni di Laterza». Due tipografi raccolgono su foglietti di carta nomi e cognomi dei visitatori, li compongono con i caratteri a piombo, stringono il telaio della pagina, inchiostrano, fanno girare i rulli ed ecco uscirne dei piccoli poster «personalizzati» della casa editrice. Proprio di fronte ci sono le fotografie del nuovo stabilimento Laterza per la fotocomposizione: il silicio ha messo iti soffitta il piombo. Sono immagini che sintetizzano un secolo di rapidissma evoluzione della stampa, e, di riflesso, dell'editoria. Una storia, al di là dei suoi aspetti tecnici, ancora tutta da scrivere. Proprio di questo ha voluto parlare ieri Eugenio Garin, al Salone: "Non sì può fare storia della cultura e storia delle idee senza far,- storia dell'editoria-. La sua è stata una lezione di geometrica chiarezza e di erudita passione intellettuale. E ha tracciato piste di ricerca per i tanti più giovani storici venuti ad ascoltarlo e a festeggiare i suoi 80 anni, con Norberto Bobbio e Vito Laterza, suo allievo e primo editore. La cultura moderna è - indisgiungibile- dal libro, ha detto Garin. Si tratta di ricostruire il complesso intreccio di rapporti e condizionamenti tra chi i libri li scrive, chi li produce e diffonde, chi li legge. Purtroppo il libro manca ancora di una storia che non sia quella antica, dei codici e degli incunaboli. La storiografia italiana ha guardato con disattenzione all'editoria, cosi come troppo poco si è occupata della scuola, delle accademie, di tutte le istituzioni che formano e trasmettono cultura Non si va al di là di singoli, pur pregevoli, studi dedicati a singoli editori. Eppure, ha sostenuto Garin, non è ammissibile oggi scrivere una storia d'Italia che non riservi almeno «nutriti paragrafi» a Sonzogno, Treves. Bocca, per non dire di Zanichelli, Pomba, Barbera. Non si comprende ad esempio la mentalità dell'Italia fine '800 senza la Biblioteca popolare di Sonzogno, 20 volumi l'anno, 64 pagine fittissime, tre soldi l'uno, un -ponte- tra illuminismo, positivismo e rivoluzione scientifica, con un aggancio costante ai classici, che offriva dal Timeo di Platone alla Macchina del tempo di Wells. Così come sviluppo e crisi dell'egemonia positivista si leggono nel catalogo dei torinesi Fratelli Bocca, da Nietzsche a tutto Spengler, al celebre Sesso e carattere di Weininger, dove si rintracciano i prodromi della polemica razzista e antisemita. O nel ca¬ talogo del palermitano Sandron, primo editore di Croce. Qui Garin si è fermato. Perché la storia continua proprio con Laterza, da lui più volte ripercorsa, e come «parte in causa». Immagini e documenti della mostra ospitata al Salone rendono evidenti proprio quei nessi tra autori, editori, società civile su cui ha insistito Garin. Fin dai primi scambi di lettere tra Giovanni Laterza e Croce, «suocera e nuora», in cui don Benedetto con minuziosa pervicacia voleva controllare carta, caratteri, formato, copertine: «7o desidero aver tutto dei volumi che portano in fronte il mio nome-. E poi la lunga notte attraverso il fascismo, quando anche i Laterza, nicchia del liheralesimo, editori della Critica, di De Ruggiero e Momigliano, Buonaiuti e Omodeo, dovevano assicurare che nessuno dei dipendenti appartiene a razza e religione ebraica-. Per arrivare alla primavera della Repubblica, alla nuova Italia tormentata di Jemolo, e al nuovo meridionalismo, dopo Salvemini e De Martino, con Scotellaro, Sciascia. Giovanni Russo, ai convegni del Mondo e alla sempre attuale denuncia di Ernesto Rossi, Settimo non rubare, al pamphlet contro la censura di Brancati: -Mi rivolgo a lei... il solo editore liberale indipendente dal governo democristiano e dal sottogoverno comunista-. Sono sempre stati, quelli di Laterza, -libri del tempo» e libri del dialogo. Quanti dibattiti già intorno a quei tascabili, usciti dal '64, che oggi si riprendono in mano — unico loro difetto — tutti scollati. 'Coerenza nel cambiamento-: è una virtù che Vito Laterza ama rivendicare, a chi gli rimprovera di aver -flirtato» troppo a sinistra, specie oggi che le opere di Croce vengono pubblicate da altri. Vale anche per lui quel che diceva ieri di sé Garin, accennando allo stato disastroso delle biblioteche pubbliche e alle difficoltà della ricerca universitaria: «Da più di 40 anni mi batto. Serve a poco, ma continuo. Me l'ha insegnato Don Chisciotte». Luciano Genta Eugenio Garin

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