Libri in tv solo pillole
Libri in tv, solo pillole CONFRONTO SU UN ASPRO RAPPORTO Libri in tv, solo pillole TORINO — Lentezze da convegno per discutere il difficile, contraddittorio, aspro, rapporto tra il libro e la televisione, regina della velocità. Tre ore ieri mattina con Furio Colombo, Raffaele Crovi, Guido Davico Bonino, Antonio Debenedetti, Emmanuele Milano e Enzo Siciliano. Altrettante nel pomeriggio, con Ugo Buzzolan, Claudio Gorlier, Angelo Guglielmi, Beniamino Placido e Carlo Sartori. Appuntamento tempestivo, qui al secondo Salone del libro, inaugurato (in modo davvero preoccupante) dalle prime immagini della nuova riduzione tv dei Promessi sposi. Avrebbe potuto essere lo spunto per dire quanto periglioso sia il matrimonio tra i libri (in questo caso il libro) e la macchina produttiva tv. Così non è stato. Il tema proposto «Il libro e la televisione» ha subito uno slittamento lessicale (come ha notato Colombo) trasformandosi in «Il libro nella televisione». Si può fare informazione sui libri in tv e catturare, anziché dissuadere, i telespettatori? E se sì. come? 'Purché ci sia ritmo-, ha detto Raffaele Crovi. 'Purché ci sia passione in chi conduce', ha sintetizzato Beniamino Placido. "Purché si perda il vizio antico di trasformare l'approccio al libro in una commemorazione', ha proposto Antonio Debenedetti. Tanti i dubbi di Angelo Guglielmi, direttore di Raitre: «C'è chi considera la tv un puro e semplice mezzo di comunicazione. E c'è chi è convinto che la tv sia prima di tutto un linguaggio capace di creare e valorizzare contenuti propri. Io credo fermamente in questo secondo tipo di tv che può avere solo dei rapporti di buon vicinato con le altre forme espressive: teatro, letteratura, musica-. Ha spiegato che Raitre è rete culturale in quanto sceglie di sperimentare i nuovi (e specifici) linguaggi televisivi. Da cui: 'Se mai faremo una trasmissione dedicata ai libri si renderà necessario trovare un nuovo tipo di conduttoredivulgatore-, condizione quanto mai ardua dato che 'nella cultura italiana man¬ ca proprio una tradizione di buoni divulgatori-. Totale il disaccordo di Buzzolan che ha garbatamente glissato sulla sua lunga polemica per la totale mancanza di teatro in tv. E le cose non vanno meglio per il libro: «Ad ogni nuovo palinsesto gli spazi si restringono. Cosa rimane ora? Il programma in pillole di Raiuno "Un libro, un amico", sette otto minuti di tv travolti dal fiume di show*. E' stato lungamente evocato il fantasma di Baudo che, nei suoi anni d'oro, solo nominando un libro ne decretava il successo. Ed è stato detto (da Sartori) che nonostante i catastrofisti paventassero un effetto pernicioso delle tv private sulla diffusione dei libro, il mercato delle vendite si è ampliato in questi ultimi anni. Si è parlato della 'mitica- trasmissione «Apostrophe» di Antenne 2 giudicata "esperienza irripetibile in Italia- e si è raccolto il consenso unanime su una possibile strategia: "disseminare- le trasmissioni di informazioni, accenni, rimandi ai libri. In definitiva risulta (o risulterebbe) più efficace legare un'opera o una novità editoriale a una discussione, a un problema, a un evento, piuttosto che creare spazi fissi e autonomi. Spazi di cui un breve filmato (a cura di Giorgio Calcagno) ha proposto la sintesi condensando le immagini di 35 anni di rubriche dedicate all'informazione editoriale, da II commesso di libreria ài Franco Antonicelli, fino alla recente serie Una sera un libro di Antonio Debenedetti, passando per Libri per tutti di Silori, L'approdo, Settimo giorno, Vedo, sento, parlo e il vituperato Mixercultura di Bagnasco. "Tutto è meglio del silenzio-, ha tagliato corto Furio Colombo, lamentando che ormai in tv lo spazio dedicato ai libri coincide quasi esclusivamente con le notturne ed estenuanti "rappresentazioni- dei premi letterari. Dalla sua lunga esperienza statunitense, Colombo ha tratto alcune considerazioni: «Lo strapotere dell'immagine elettronica ha introdotto una straordinaria novità nella vita degli scrittori: li ha trasformati in personaggi pubblici alterando irrimediabilmente la loro vita interiore-. E quella dei telespettatori? Una mezza dozzina di convegni fa (al Salso Film e Tv Festival) Oreste del Buono ha notato che la tv, con i suoi tempi fulminei, cambia, comprimendoli, i tempi dell'attenzione. E l'attenzione, si sa. è uno dei presupposti della lettura. Pino Corrias
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