In coma con un figlio nel grembo di Franco Giliberto

In coma, con un figlio nel grembo Due giovani donne incinte colpite da grave emorragia cerebrale In coma, con un figlio nel grembo Una è ricoverata a Pavia, l'altra a Novara - Se mantenute in vita fino al settimo mese di gravidanza i medici potrebbero tentare un parto cesareo - Ma le possibilità di successo sono una su tre DAL MOSTRO INVIATO PAVIA — Colpite da grave emorragia cerebrale, due mamme sono ricoverate in coma, a Pavia e a Novara. Ma qyel che raddoppia le preoccupazioni dei medici è la condizione di gestanti delle due sfortunate donne: la prima ha in grembo un bimbo da cinque mesi, la seconda da tre mesi e mezzo. Entrambi i feti sono vitali, non palesano sofferenze o anomalie particolari, benché le condizioni delle madri siano considerate disperate. Il problema terapeutico riguarda ora il mantenimento in vita delle due donne — meglio ancora sarebbe la loro guarigione — fino alla maturazione entro limiti ragionevoli delle piccole creature. In altre parole, dicono i medici, poco prima del settimo mese di gestazione si potrebbe tentare di portare alla luce i nascituri con un taglio cesareo. Ma mai al mondo — tranne un paio di casi ambiguamente descritti, che sarebbero avvenuti negli Usa e in Giappone — per una mamma in coma irreversibiie, e incinta di tre mesi e mezzo, si sarebbe riusciti nell'impresa. Mentre quando la gestazione raggiunge tempi più lunghi, intorno ai 5-6 mesi, la possibilità di salvare almeno il bambino è stata verificata: la letteratura medica intemazionale ne dà conferma e ricorda che, pur nella esiguità della casistica, le probabilità di successo sono una su tre. Naturalmente, quel bimbo che nascesse con taglio cesa- reo avrebbe tutti i problemi degli immaturi, spesso sormontabili. Il caso di Pavia sembra dunque diverso, per forza di cose, da quello di Novara. Nella «Rianimazione seconda» del Policlinico San Matteo è ricoverata la signora Maria Grazia Rolino, 30 anni, vercellese. E' sposata con il dottor Ivo Mancini, 34 anni, dal.quale ha avuto un figlio, Stefano, 6 anni. Risiedono a Lucca da due anni (il Mancini, funzionario di banca, si è trasferito in Toscana per lavoro), ma la signora Rolino tornava spesso a casa dai genitori, soprattutto per le visite ginecologiche di controllo. 'Voglio che mio figlio nasca a Vercelli: diceva. Ed è in questa città che la scorsa settimana è stata colta da emor¬ ragia cerebrale. Ora al San Matteo è in coma profondo. Il suo encefalogramma è al limite dell'inattività, «ma non lo si può considerare definitivamente piatto', sottolineano i medici della rianimazione, n professor Arturo Mapelli che dirige il reparto è impegnato con i suoi collaboratori prima di tutto a migliorare nei limiti del possibile le condizioni della paziente, a contrastare gli effetti devastanti dell'emorragia cerebrale. Contemporaneamente, tenendo conto che la signora Rolino è incinta di 22 settimane, si useranno tutti i mezzi terapeutici perchè la gestazione raggiunga almeno le 25-26 settimane. In modo da prevedere per quell'epoca un parto con taglio cesareo, «lo e i miei familiari siamo completamente d'accordo su questo programma — dice Ivo Mancini — in primo luogo con la vivissima speranza che Maria Grazia sia tirata fuori dalla disastrosa condizione di salute in cui si trova adesso. Ma sappiamo anche quanto mia moglie desiderasse questo fratellino o sorellina per Stefano. Perciò vogliamo rispettarne il desiderio e anche l'ipotesi di riuscire comunque nel tentativo di giungere al parto ci trova completamente consenzienti'. n paragone è improprio, dice ancora Ivo Mancini, ma due anni fa proprio qui a Pavia, nel reparto di patologia neonatale del professor Giorgio Rondini, è nata una bimba prematura, dopo 6 mesi di gestazione: pesava 500 grammi, misurava 27 centimetri, stava tutta nel palmo di una mano: «Ha compiuto 2 anni pochi giorni fa, il 9 maggio. E ' una bella brunetta, vivace, sgambetta/elice nel giardino di casa sua...'. Nell'ospedale di Novara è ancora più problematica la situazione di un'altra madre, la signora Elisabetta D ini, 26 anni, che con la famiglia abita a Valmacca (a pochi chilometri da Alessandria). Anche per lei l'emorragia cerebrale ha avuto conseguenze devastanti, ed è giunta inattesa la scorsa settimana Encefalogramma piatto, coma dépassé, quasi nessuna speranza di ripresa Da 14 settimane questa signora aspetta un figlio. Agli esami clinici il feto appare in buone condizioni, senza segni di sofferenza. «Anche il sostentamento della madre con una buona ventilazione è per via venosa, con glucosio, sali minerali e altre semplici sostanze necessarie alla vita — dice il professor Adriano Bocci, direttore della prima cattedra di ostetricia e ginecologia all'Università di Torino — è sufficiente a mantenere in condizioni vitali il feto. Perché la placenta capta e seleziona tutto ciò che è necessario alla maturazione del nuovo organismo. Certo che, in un caso del genere, se si potesse giungere alle 25-26 settimane di gestazione, si dovrebbe pensare all'avvento di un quasi-miracolo. Non conosco segnalazioni di vicende analoghe al mondo. Ben più favorevole appare il caso di Pavia...: U marito della signora Elisabetta è Valter Pigato, 29 anni, operaio di origine veneta. Proprio in virtù delle considerazioni dei rhedici è angosciato. Ha chiesto consiglio a un magistrato di Casale, il dottor Giorgio Reposo, ventilando la possibilità che, quanto meno, su sua moglie sia praticata una interruzione di gravidanza. Non vuole che si instauri un accanimento terapeutico di cui non capirebbe il senso. In realtà non è credibile che ciò avvenga: «I nostri medici — dice il professor Alessandro Giordano, presidente dell'ospedale novarese — agiscono a favore della signora come nel caso di qualsiasi altra malata che sia entrata in co¬ ma'. Franco Giliberto