Truffa all'Inps 23 arresti

Truffa all'Inps, 23 arresti A Palermo imbroglio da dieci miliardi: in carcere anche sindacalisti Truffa all'Inps, 23 arresti Le previdenze riservate ai braccianti venivano assegnate a centinaia di iscritti nelle liste di collocamento che non avevano mai lavorato nei campi - La maggior parte dei contributi è finita nelle tasche di funzionari e imprenditori anch'essi fittizi - Trecento comunicazioni giudiziarie DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PALERMO — Il meccanismo per truffare l'Inps non era complicato. I funzionari dell'ufficio Lavoro di Palermo spostavano le pratiche relative ad alcuni disoccupati al collocamento di Monreale. Qui. con la complicità di fittizi datori di lavoro, i disoccupati figuravano come braccianti agrìcoli, e quindi recepivano l'indennità che l'Inps riconosce a questa categorìa In tutto una truffa da dieci miliardi. Ma ora il «trucco» è stato scoperto. Ventitré persone sono state arrestate dai carabinieri del gruppo Palermo 2 e della compagnia dell'Arma di Monreale, tra l'altra notte e ieri mattina. Non sono soltanto disoccupati, ma anche sindacalisti, funzionari e impiegati dell'ufficio del Lavoro. Buona parte dei contributi Inps finiva nelle loro tasche. Il resto andava a giovani dello Zen e degli altri quartieri -depressi» di Palermo: cinquantamila lire al mese, o anche meno, per i giorni in cui risultavano aver lavorato come braccianti. In più continuavano a ricevere il sussidio di disoccupazione. Tutti i 23 arrestati sono accusati di truffa aggravata e continuata. Non è il primo scandalo dei falsi braccianti. La prima inchiesta scattò in Sicilia trent'annì fa e portò a oltre mille incriminazioni. Negli Anni Sessanta, poi, fu rallora prefetto di Palermo Giovanni RavaUl a invitare i carabinieri a porre fine alla gigantesca truffa: una richiesta che gli valse l'irata reazione di parte del movimento sindacale e del pei. Secondo alcuni, in fondo, si trattava di soldi finiti in casa di povera gente. Il caso giudiziario venne frazionato in decine di dibattimenti (non era ancora il tempo dei maxiprocessi), che si conclusero con miti condanne. Qualche mese fa una truffa analoga fu escogitata da migliaia di donne calabresi: aspettavano un figlio, e intanto ricevevano dall'Inps i soldi delle previdenze per le braccianti in maternità. Ora la nuova indagine travolge l'ufficio del Lavoro di Palermo e quello della vicina Monreale (40 mila abitanti), oltre all'ufficio di collocamento del paese ormai attaccato alla periferia sud-orientale del capoluogo, n sostituto procuratore della Repubblica Carmelo Carrara — lo stesso che indagò sull'ex sindaco Vito Ciancimino — ha emesso 25 ordini di cattura e trecento comunicazioni giudiziarie. Fra i sindacalisti finiti in cella d'isolamento nel carcere dell'Ucciardone. qualcuno anche con l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso e di falso ideologico e materiale, ci sono Mario Masceca. Giuseppe Guzzetta e Salvatore Carramusa della Cgil. Antonio Russo e Giuseppe Lo Piccolo della Cisl, Marco Intravaia della Confcoltivatori, Salvatore Catania rappresentante dell'Unione provinciale degli agricoltori. Mario Di Sclafani e Paolo Casamento. Questi ultimi due, funzionari dell'ufficio del Lavoro, rispettivamente di 34 e 36 anni, sono considerati 1 «cervelli» della truffa. Sono finiti in carcere anche Gaetano Gìammona e Antonio Diele, due dei nove falsi datori di lavoro che con attestazioni irregolari avrebbero consentito a numerosi disoccupati (e anche a persone che lavorano normalmente) di figurare come loro dipendenti in qualità di braccianti agricoli per almeno 180 giorni l'anno. Le indagini sono durate a lungo, sulla base di denunce anonime e di accertamenti che hanno confermato i primi sospetti: dai rioni-satellite di Palermo, in particolare dallo Zen e da Borgo Nuovo, centinaia di giovani in cerca di occupazione sono stati trasferiti d'ufficio nell'ultimo anno e mezzo all'ufficio di collocamento di Monreale, soprattutto in quello della frazione di Pioppo. Qui tutti sono stati iscritti come braccianti agricoli. Le relative attestazioni sono state quindi inviate all'ufficio provinciale del Lavoro, con la specificazione delle giornate mai effettuate.' Quest'ultimo passaggio ha consentito di avviare le procedure per ottenere dall'Inps i sussidi di disoccupazione e le Indennità previdenziali che sono stati successivamente rimessi ai «braccianti» tramite la commissione di avviamento al lavoro di Monreale. La quota maggiore sarebbe stata trattenuta dagli organizzatori della truffa. In una conferenza stampa il colonnello Desideri che comanda il gruppo carabinieri Palermo 2 e il capitano De Masi, alla testa della compagnia di Monreale (una zona di frontiera, due suol predecessori sono stati assassinati dalla mafia negli anni scorsi) hanno spiegato i dettagli delle indagini, e hanno assicurato che l'operazione continua. Antonio Ravidà

Luoghi citati: Borgo Nuovo, Monreale, Palermo, Sicilia