Dai Traci il primo oro della storia

Dai Traci il primo oro della storia UNA GRANDE MOSTRA DA SABATO IN PALAZZO DUCALE A VENEZIA Dai Traci il primo oro della storia Vissero nelle terre dell'odierna Bulgaria - La loro civiltà svela a Vania antecedenti del IV millennio a.C. - Gioielli, armi, vasellami di ricchissimo pregio raccontano la sua ultima fioritura in epoca romana - Presentate per la prima volta le recenti scoperte di una missione archeologica italiana VENEZIA — fi popolo degli enigmi: così potrebbe definirsi, per il mistero o almeno per la problematicità che caratterizza quasi tutte le sue testimonianze, quella gente dei Traci a cui è dedicata in Palazzo Ducale la mostra che s'apre il 13 maggio, per iniziativa congiunta della Regione Veneta e del Comune da un lato, della Repubblica Popolare bulgara dall'altro. «Arte e cultura nelle terre di Bulgaria dalla preistoria alla tarda romanità»: serva il sottotitolo a definire l'area e il tempo in cui le testimonianze s'inquadrano. ■ Il popolo degli eiiìgmi, dunque; ma anche di popolo dei tesori. A intervalli di mil- tenni o di secoli, le scoperte archeologiche in gran parte recenti evidenziano complessi di gioielli, di vasellame pregiato, di oggetti ornamentali, di armi elaborate con largo impiego dei più rari metalli. Sono evidenze che emergono all'improvviso dall'ombra e tornano poi nell'ombra, perché tra l'una e l'altra scoperta trascorrono periodi di vuoto. Certo, può essere un vuoto apparente, delle nostre conoscenze e non della realtà storica (o preistorica); ma intanto e provvisoriamente dobbiamo accettarlo così, né siamo in grado di dire se, quando e in 'quale misura sarà colmalàT ■ Enigmi e tesori: forse il modo migliore di rievocare e ricostruire quella civiltà sta proprio nei due termini congiunti, nel porre in luce al contempo le principali testimonianze e i problemi che esse aprono. Lo scenario è costituito dalle terre dell'Europa sudorientale, corrispondenti all'attuale Bulgaria, con qualche irradiazione oltre i suoi confini. Le prime manifestazioni risalgono almeno al IV millennio a. C, quando la necropoli di Varna rivela un complesso di og- getti d'oro: dagli ornamenti alle figurine di animali su lamine, dalle incrostazioni di vasi alle decorazioni su maschere. Sono già Traci i creatori di qiisVarte? Ècco un altro dei tanti problemi a cui ci troviamo di fronte: perché Traci è un nome che compare per la prima volta in Omero, a designare una gente localizzata a Nord della Grecia Omero significa approssimativamente l'VIII-VII secolo a. C. per la redazione dei testi, il XIII-XII per gli eventi a cui essi si riferiscono. Siamo, dunque, molto più in basso nel tempo; e gli organizzatori della mostra veneziana hanno tenuto conto di questi limiti. Ma certo il tesoro di Varna è la prima testimonianza (per ora!) di quel succedersi di ricchi complessi funerari che caratterizza l'antica vicenda artistica delle terre bulgare. Di più: il tesoro di Varna ha un'importanza eccezionale nella storia della civiltà, perché altera e rinnova il quadro tradizionale dell'evo antico. Era opinione generale, finora, che i primi prodotti dell'oreficeria, segno di raffinata perizia e di alta cultura, fossero quelli della Mesopotamia e dell'Egitto, nel Ili millenio a. C. Dall'Oriente alla Grecia e a Roma: questo itinerario della civiltà, destinato a giungere fino a noi, era il fondamento stesso delle conoscenze e dell'insegnamento che le rifletteva. Quanto al mondo europeo, esso sembrava emergere più tardi alla luce della storia, sotto l'influsso appunto della Grecia e di Roma. Questa concezione, e si potrebbe dire questa traiettoria ricostruita della civiltà, si rivela ora del tutto inadeguata: non perché la Grecia e Roma non abbiano diffuso e affermato la loro cultura, ma perché i popoli con cui vennero in contatto erano a loro volta portatori, almeno nell'Europa sudorientale, di una cultura ancor più anti co. Solo la scarsezza delle conoscenze (per la scarsezza delle ricerche) ha causato, dunque, una visione del passato cosi remota dalla realtà. Ma torniamo al cammino delle scoperte e delle conoscenze, a quei momenti di lu ce che emergono dall'oscu rita ancora diffusa. Al XVI secolo o poco dopo si data un altro tesoro, il servizio destinato al culto regale trovato presso Valcitran: dodici chili e mezzo d'oro, a volere in dicare il peso di quelle opere che sono d'altronde preziose per la ricca decorazione, in cui già si afferma un gusto per lo stile geometrico poi sempre caratteristico dell'arte tracia. Il culto del re, del suo potere politico religioso, consente di gettare lo sguardo su una società ca¬ ratterizzata dalla forte autorità centrale, dai dignitari esperti nella guerra, dalle officine d'arte al servizio del potere e della fede. Nuovi tesori punteggiano, nel trascórrere dei secoli, la civiltà dei Traci. Il suo apogeo, con la comparsa di-più' dense e ricche testimoniaze, si colloca tra il Ve il IVsecolo a. C. l'epoca su cui anche la mostra si concentra in particolare. Ecco, dunque, il tesoro recentemente scoperto a Rogozen, una quantità di vasi d'argento decorati con figurazioni geometriche umane e animali stilizzate, in scene intese a celebrare le virtù dell'eroe: dalla caccia alle nozze sacre. La scena delle nozze sacre ricompare su un finimento per bardatura di cavallo in un altro tesoro, quello di Letnica; e l'immagine della dea madre viene eternata nella sepoltura reale di Vraca. Enigmi e tesori: l'indissolubile binomio si ripropone nel problema di quest'arte così evoluta, così matura, che « si sviluppa proprio quando si fanno intensi e continui i contatti con il mondo greco. Del resto, talune opere d'arte provengono anche dall'esterno, dulia Grecia e dall'Asia Minore ellenizzata- così i vasi d'oro del IV secolo a. C. trovati a Panagjuriste ma prodotti a Lampsaco. Allora risulta chiaro che l'incontro con il mondo greco vi fu, e determinante; ma il fatto nuovo è che tale incontro, con lo scambio di esperienze culturali che ne consegue, s'innestò su una tradizione tracia antica, rgdìcàtfc mal spenta. -JjsfS , ,Dai Greci ai Romani. Con ■quUtando quest'angolo di Europa, disseminandolo di fortezze destinate a proteggere i confini orientali, i Ro¬ mani s'incontrano con una popolazione guerriera su cui ci hanno lasciato episodi e immagini significative; dal racconto del valoroso gladiatore Spartaco alla figura più volte ripetuta del «cavaliere trace» su un cavallo rampante. Anche su quest'epoca si sofferma particolarmente la mostra, che scende nel tempo fino al VI secolo d. C. per includere i risultati di una missione archeologica italo-bulgaro, in corso, quella di Ratiaria. Qui gli scavi diretti per parte italiana da Giancarlo Susini evidenziano una città sul Danubio ricca di monumenti, di strutture pubbliche come il grande acquedotto, di un porto fluviale destinato all'intenso traffico civile e militare, di sarcofagi e stele con numerose iscrizioni che illuminano la fiorente vita della colonia. Una città orgogliosa, se si potesse interpretare cosi un fatto assai singolare: pur se più volte assediata e danneggiata, come accadeva sui confini, Ratiaria non ricorse mai al reimpiego dei suoi monumenti per rifare, ampliare, consolidare le mura. Costruì sempre, invece, dal nuovo. Proprio Ratiaria ha dato recentemente l'ultima testimonianza di quella storia enigmatica di tesori che compaoiono di tempo in tempo a testimoniare la civiltà dei Traci. Un gruppo di finissimi gioielli è stato scoperto sotto il pavimento di una casa: collane, orecchini, bracciali, anelli, spille in oro e in pietre preziose databili al IV secolo d. C. Sotto il pavimento! Non più delle tombe, dunque, come al tempo passato, ma in un nascondiglio creato ad arte, per tempi ormai calamitosi. Certo il proprietario, indo la casa, spe-1 rhart)f318écupera- \ re il suo tesoro; ma non gli fu '. possibile,- e a recuperarlo so- ' no dovuti venire gli archeologi, sedici secoli dopo. Sabatino Moscati ., ab Vaso del «Tesoro di Rozoveo» in argento con protome d'animale e raffigurazione di satiri e elementi vegetali sul collo (IV sec. a.C.) VENEZIA fi popolo deti di li l soerte mo-maschera in bronzo da Catalaka, regione di Haskovo (Seconda metà del I secolo d.C.»

Persone citate: Giancarlo Susini, Greci, Sabatino Moscati