Compravamo classici per 50 lire

Compravamo classici per 50 lire SI FESTEGGIANO A MILANO I QUARANTANNI DELLA BUR Compravamo classici per 50 lire MILANO — I 910 volumi della Biblioteca Universale Rizzoli, quelli in brossura d'una volta, quelli grigi, tanti rettangolini di 10 centimetri e mezzo di base per 15,7 di altezza, sono tutti lì, a sinistra nell'ingresso di casa Lecaldano in via Durazzo. Quarant'anni dopo quel maggio '49, quando cominciò la distribuzione della sua Bur nelle librerie, Paolo Lecaldano conserva la discrezione del gentiluomo napoletano. Niente entusiasmi. Si ricorda l'anniversario, si sottolinea l'importanza di un'iniziativa che ha reso accessibile tanta cultura a tante persone, stasera c'è un cocktail con il sindaco, domani si snoda un'intera giornata dedicata alla collezione editoriale: nella Villa Comunale, in mattinata, prima Giorgio Fattori, presidente della Rcs Rizzoli Libri, parla de «140 anni della Bur», poi numerosi editori affrontano il tema «La divulgazione dei classici antichi e moderni in Europa»; mentre nel pomeriggio l'argomento è «Un riuovo rapporto con i classici»: ci sono Dario Del Corno, Claudio Magris, Lorenzo Mondo, con rappresentanti dei maggiori quotidiani d'Europa, in una tavola rotonda coordinata da Furio Colombo. | Si fa festa, ma lui, Paolo Lecaldano, 82 anni, non si scompone: -Alla mia età, di emozioni se ne provano poche. Però ho la consapevolezza del lavoro svolto'. Guarda tutte quelle costole grigie. «Per i primi quindici anni ho ftttto tutto da solo'. Decideva ij titoli, sceglieva i curatori, fissava i compensi, riguardava ogni pagina, mandava in tipografia. Andava in ufficio, in-piazza Carlo Erba 6, solo la mattina, «fi grosso del lavoro preferivo farlo a casa». C'è un'antica questione: chi l'ha inventata, questa Bur? Luigi Rusca, il borghese letterato, il potente direttore editoriale di Mondadori e di Rizzoli, l'autore del Breviario dei laicU oppure lui, Paolo Lecaldano? Lecaldano ripete con calma la sua versione: Rusca aveva il compito di inserire Angelo Rizzoli, allora solo editore di fortunatissimi rotocalchi, nel settore libri. Di autori contemporanei disponibili non ce n'erano, perché risultavano quasi tutti sotto contratto da Mondadori, e bisognava spendere poco: l'unica soluzione era buttarsi su titoli senza diritti d'autore. Cioè sui classici. «Rusca dunque mi chiamò e mi disse: fai un progetto». Lecaldano il suo progetto Io fece. Scelsi una veste vecchia, perché non invecchiasse, e sporca, perché non si sporcasse: cioè grigia. Scelsi il carattere Bodoni, eterno, da battere in nero. E trovai il meccanismo del volumettobase di 100 pagine a 50 lire. Così il primo volume, I promessi sposi, era di più di 600 pagine: erano dunque sei numeri, perciò costava 300 lire: Lecaldano aggiunge che è suo anche il nome, Bur. «L'ho ricalcato dalla vecchia Biblioteca Universale1 di Sonzogno, che non c'era più. Andai dal padrone della Sonzogno, Matarelli, e gli dissi: "Le dispiace se riprendo il nome della sua collana?". Mi rispose di sì, che gli dispiaceva. "Aggiunga un aggettivo, un qualcosa di differente", mi disse. Io ci misi semplicemente il nome dell'editore, Rizzoli: L'attuale responsabile del¬ la Bur, Evaldo Violo, aggiunge: «Vittore Branca mi ha detto di ricordare questo: vide Rusca andare a Firenze da Pancrazi e da altri professori per parlare appunto di una nuova collana di classici». Una conferma: Rusca fiutò il campo su cui lanciarsi, quello dei classici, e Lecaldano realizzò l'idea, studiando bene il modello tedesco della «Reclam». Adesso quei libretti grigi si trovano ancora in qualche libreria. Spuntano soprattutto sulle bancarelle dei mercatini settimanali lungo la riviera romagnola. Finirono infatti a Rimini i 12 Tir delle giacenze di magazzino, quando la prima Bur chiuse, nel '72. Li rilevò un astuto «stocchista». A prenderli in mano fanno un odore spoglio, al limite dell'assenza, blandamente antico. Proprio come allora, quando uscivano freschi. Mentre le pagine, ad esempio, dei mondadoriani «Libri del Pavone», 250 lire l'uno, emanavano un odore civettuolo, vistoso, quasi un profumo. La vecchia Bur cominciò ad annaspare, a perdere colpi. Non vendeva più. H pubblico era cambiato. Avevano successo i neonati «Oscar», dall'aprile del '65: erano tutt'altra cosa dalla Bur, perché erano tascabili di narrativa moderna, ma avevano più richiamo, anche per quei disegni di Tempesti in copertina. 'Quando venne Mario Spagnol, la Bur prima chiuse, poi rinacque tutta diversa due anni dopo, nel 14», continua Violo. 'Un momento» interviene lo stesso Spagnol. «7o ho commesso sicuramente molti delitti, ma la vecchia Bur non l'ho uccisa io. Andrea Rizzoli mi mostrò persi¬ no un loro progetto grafico per una nuova Bur. Avevano già deciso di farla cessare. Alla fine prevalse il mio progetto, con la grafica dell'americano John Alcorn, più vivace, più ironica, quasi alla Longanesi». Cosi la Bur rinacque. Evaldo Violo, allievo del filosofo Enzo Paci, la dirige da allora. Sono quindici anni. Dice: -La prima serie era universale nel senso che offriva testi, prevalentemente letterari, di tutte le culture antiche e moderne. Questa seconda è universale nel senso che ci si può trovare di tutto, dal classico della narrativa, ancora, al libro di quiz, dal saggio alla guida turistica Comprende infatti 16 sezioni. E il 15% della produzione è di novità assolute, non di riprese da altri cataloghi». Prosegue: «Fu necessario sopprimerla, la vecchia Bur». Perché c'era stato il boom economico, e i lettori erano disposti a spendere di più; c'era stata e c'era la critica della cultura tradizionale («fi professor Giovanni Barbarisì venne contestato perché voleva trattare la Divina Commedia all'Università»); i giovani andavano di più a scuola, dopo la nuova media dell'obbligo; in edicola avevano fortuna le dispense coloratissime; la tv faceva già sentire la sua influenza, «fi nuovo pubblico chiedeva e chiede libri più diversificati- continua Violo. 'Per i classici non solo abbiamo conservato il principio sacrosanto della prima Bur: testi integrali, quando nelle altre edizioni si procedeva allegramente a tagli. Ma accanto alla traduzione figura anche l'originale. E le introduzioni, gli apparati di supporto recano la firma di studiosi importanti». •Strana vicenda, quella dei classici» conclude Violo. «Nei primi 10 anni della nuova Bur andava più forte la sezione popolare in edicola, rispetto a quella più colta in libreria. Oggi la situazione si è capovolta I classici riprendono prepotentemente il loro posto. Per i classici greci e latini, in particolare, la Bur si pone come leader per qualità e per vendite». Qualche dato, infine. La graduatoria dei best-seller nella prima Bur vede in testa I promessi sposi e i Canti leopardiani con 140 mila copie. Quella della nuova Bur-Libreria, Intervista con la storia di Oriana Fallaci (250 mila copie), seguita dal Ritratto di Dorian Gray di Wilde e dalle Confessioni di Sant'Agostino (90 mila). Mentre nella Bur più popolare, in edicola e in libreria, il primato va a fi gabbiano Jonathan Livingston (800 mila copie); a parte vengono considerati i fumetti di Schulz, con oltre tre milioni di copie, e la Storia d'Italia di Montanelli, con oltre due milioni di copie. Paolo Lecaldano accarezza le costole grigie della Bur antica. «Erano 1000 pagine da controllare tutti i mesi». Per le scelte dice che si regolava soltanto sulla domanda del pubblico, in quell'Italia crociana. Molto Ottocento, un bel po' di Rinascimento, quasi zero di Barocco. H testo più amato? Tre libretti ver Mozart di Da Ponte. «Curai di persona una vera e propria edizione critica. Massimo Mila disse che era il contributo più importante nel bicentenario della nascita del compositore». Insomma, il vero papà della Bur è lei, Lecaldano. «Penso di sì, ma non lo voglio dire io». Claudio Altarocca

Luoghi citati: Da Ponte, Europa, Firenze, Italia, Milano, Rimini